Cerimonia degli auguri di fine anno
Martedì 22 dicembre 2009, aula magna dell’Università
Intervento del Rettore
Prof. Attilio Mastino
Autorità, colleghi, docenti, tecnici, amministrativi, bibliotecari, cari studenti,
l’appuntamento di oggi per la tradizionale cerimonia degli auguri segna un primo momento di riflessione, una pausa dopo 50 giorni vissuti intensamente. In queste settimane ci siamo sentiti veramente sostenuti dall’amicizia, dalla simpatia e dalla comprensione di tutti i colleghi e ci siamo sforzati di interpretare le attese e le speranze dell’intera comunità accademica. L’attenzione intorno alla nostra azione è cresciuta ed abbiamo avvertito il senso di una responsabilità davvero grande.
Il ruolo dell’Università cresce nel territorio, si è acquisita piena consapevolezza dei ritardi e delle disfunzioni accumulate nel tempo, abbiamo iniziato un percorso di definizione di obiettivi strategici e di programmazione che potrà portare alla nascita di una Università di eccellenza, profondamente radicata in Sardegna ma solida e capace si competere su uno scenario internazionale, con investimenti nelle tecnologie e nelle infrastrutture, nelle strutture edilizie, soprattutto nel capitale umano.
Il nuovo direttore amministrativo Guido Croci è stato scelto su una rosa di quasi 30 candidati: il 3 novembre ha preso servizio ed ha iniziato a confrontarsi con coraggio, competenza, serenità con un mondo nuovo. E’ stato nominato il nuovo Prorettore Laura Manca, la nuova Giunta composta da Lucia Giovanelli, Donatella Spano, Sergio Coda, Vanni Lobrano, Francesco Morandi, Giulio Rosati, che hanno iniziato a lavorare intensamente con una sorta di iperattività che lascia ben sperare: sono nati due sportelli virtuali, uno su innovazione regolamentare, affari legali, trasparenza ed un altro sull’innovazione manageriale. Sono stati nominati i delegati del Rettore che si sono subito gettati nella mischia e sono state rinnovate alcune commissioni, con una profonda revisione dell’intera governance, a partire dalla segreteria del Rettore, composta da uomini e donne giovani, fortemente motivati, che sentiamo amici veri. E’ stato quasi interamente rinnovato il Nucleo interno di valutazione ed è stato nominato il nuovo Collegio dei revisori dei conti presieduto dal dott. Guido Sechi. Sono state proposte le terne per rappresentare l’Ateneo nel Comitato di indirizzo della Fondazione Banco di Sardegna. Abbiamo avviato le procedure per la nomina del Garante degli studenti.
Il primo impegno è stato costituito dalla visita a tutti gli uffici, gli incontri con i segretari amministrativi, con i referenti della didattica, con i bibliotecari, con i rappresentanti della sicurezza, con i sindacati. Ci siamo presentati all’Università in Senato Accademico, nel Consiglio di Amministrazione, nel Consiglio studenti, nella Consulta, nella Conferenza dei Dipartimenti, nella Contrattazione collettiva.
E poi ci siamo confrontati nel territorio a Sassari, a Porto Torres, ad Alghero, ad Olbia, a Nuoro, a Oristano, ad Ittiri, su temi che vanno dal gasdotto italo algerino al futuro dell’industria in Sardegna, al mondo carcerario, alla condizione operaia.
Abbiamo promosso un calendario di incontri con le autorità, i magistrati, le forze dell’ordine, i Parlamentari ed i Consiglieri Regionali. Sono stati organizzati dibattiti d’intesa con la Banca d’Italia, il Consorzio industriale, la Scuola, la Sanità.
In questi 50 giorni si sono svolte tre riunioni del Senato Accademico, 5 del Consiglio di Amministrazione, 2 di Giunta, 3 di CRUI. Si sono effettuate visite ufficiali ai Consigli di Facoltà di Agraria, Scienze MM, Lettere, Lingue, Architettura e ad alcuni dipartimenti.
Abbiamo aperto con una prolusione l’anno accademico dell’Istituto Scienze Religiose. Abbiamo seguito le attività del Comitato pari opportunità. Siamo stati felici di essere invitati dai nostri studenti e dai goliardi per la liberatio e una discesa dei carruzzi non poco turbolenta.
E’ stato avviato un rapporto trasparente con gli organi di stampa. Abbiamo partecipato all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Cagliari ed abbiamo stretto una forte alleanza con il Rettore Giovannino Melis e con alcuni suoi delegati. Abbiamo rafforzato le relazioni con numerose altre Università italiane e straniere ed abbiamo ospitato intere delegazioni provenienti dalla Georgia, dall’Armenia, dalla Russia (San Pietroburgo), dalla Tunisia, dalla Spagna in particolare da Granada. L’Internazionalizzazione dell’Ateneo passa attraverso la recente adesione alla rete delle Università catalane, gli accordi con Università straniere, prima tra tutte quella egiziana di Kafrelsheikh, l’istituzione di posti di ricercatore a tempo determinato come quelli finanziati dall’Institut Ramon Llull di Barcellona, il riavvio del programma visiting.
Abbiamo effettuato il trasferimento del Rettorato nei nuovi locali dell’Estanco che oggi potrete visitare e che stiamo allestendo anche grazie alla generosità di tanti artisti.
L’ ufficio valutazione è passato in staff al Rettorato e si è trasferito in questo palazzo.
E’ in corso il trasferimento della direzione amministrativa, in locali più vicini al Rettore e speriamo a breve più accessibili con la messa in opera di un ascensore che renderà vivibile da tutti anche questa aula magna. Stiamo progettando la nuova sala del consiglio di amministrazione dell’Università in un’ala storica (seicentesca) dell’Estanco, con accesso attiguo all’Aula Milella Abbiamo presentato le nostre proposte al Soprintendente Gabriele Tola, perché intendiamo avviare i lavori per restituire alla città la torre tonda e riaprire l’intero palazzo di Porta Nuova ed alcuni edifici di Piazza Università, dove vorremmo far tornare gli studenti.
Domattina il Consiglio di amministrazione completerà le procedure per l’approvazione del conto consuntivo 2008 e per l’adozione del bilancio 2010 e di un primo schema di bilancio triennale, nel quale saranno precisate le linee strategiche, il sistema di documenti, la programmazione delle risorse, la politica delle dismissioni e delle ristrutturazioni. Abbiamo dovuto fronteggiare i tagli ministeriali e la riduzione dell’avanzo, con politiche di sviluppo e di crescita, senza comprimere esigenze reali.
Soprattutto abbiamo rapidamente esteso la rendicontazione europea per assegni, dottorati, scuole di specializzazione di area medica nell’ambito del FSE e del PON per oltre 10 milioni di euro. Lo strumento della programmazione finanziaria ha rappresentato in questi primi mesi un elemento in più per costruire momenti di dibattito, di crescita, di maturazione per tutti: sono coinvolti i professori, i ricercatori, il personale dell’Ateneo, gli studenti, che debbono sforzarsi sempre di più di fare il loro dovere e di compiere scelte professionali di crescita.
Il 12 novembre abbiamo firmato l’intesa con gli assessori regionali Baire e La Spisa sulla ripartizione del fondo unico dell’Università, visiting, rientro cervelli, premialità per il 2009 mettendo in campo risorse per circa 20 milioni di euro, comprese le somme consistenti per la mobilità ERASMUS. Abbiamo protestato per il taglio delle risorse per il secondo anno consecutivo alla Facoltà di Architettura di Alghero e per l’iniquità dei finanziamenti sulle sedi gemmate, per quanto sia stato lievemente incrementato il fondo della Facoltà di Economia per Olbia.
Abbiamo iniziato a costruire l’intesa triennale 2010-12 che raddoppia, grazie all’impegno del Presidente della Commissione Programmazione Maninchedda, le risorse disponibili e compensa i tagli ministeriali. Abbiamo avviato un rapporto con i Consorzi e con la Provincia di Nuoro, oggi rappresentata dall’Assessore Franca Carroni, che finanzia alla Facoltà di Agraria un posto di ricercatore a tempo determinato e alcuni tutors.
I due Rettori delle Università isolane hanno inviato una lettera aperta ai parlamentari, deputati e senatori intorno agli indicatori utilizzati dal Ministro Gelmini sulla ripartizione del Fondo di Funzionamento ordinario che hanno penalizzato le Università del Mezzogiorno e delle isole. L’iniziativa non è caduta nel vuoto e sono pervenute moltissime risposte a partire da quella del Sen. Francesco Cossiga che si è impegnato a trattare il tema dell’insularità e del federalismo solidale col Ministro Gelmini, sono stati presentarti emendamenti alla finanziaria sul tema dell’insularità ed è stato avviato un dibattito sul Disegno di legge di riforma dell’Università (Norme in materia di organizzazione delle Università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario).
Intervenendo alla CRUI tre giorni fa ho chiesto ai colleghi Rettori di superare le cautele tattiche e di voler guidare il dibattito critico su un progetto di legge che rappresenta un tentativo senza precedenti (speriamo non velleitario) di riformare in profondità l’Università italiana, ma utilizza strumenti inadeguati, senza mettere sul piatto nuove risorse: rischia di essere in discussione la struttura stessa degli Atenei, la sopravvivenza di Dipartimenti, Facoltà, linee di ricerca, reti di relazioni consolidate.
La razionalizzazione proposta comporta anche drastici tagli e pone gli Atenei italiani di fronte a scelte molto dolorose. L’ingresso dei privati nel Consiglio di Amministrazione, l’indebolimento del Senato Accademico, la diminuzione della rappresentanza studentesca, la scomparsa del PTA dagli organi accademici, l’impoverimento dei momenti di democrazia e di confronto, la precarizzazione dei
ricercatori non sono elementi positivi in un quadro caratterizzato dalla ricerca di una
efficienza che si dovrà comunque confrontare con la capacità di coinvolgimento delle
persone, con l’adozione partecipata degli obiettivi prioritari da raggiungere, con politiche di sussidiarietà e di integrazione che correggano il modello centralistico di base.
Intendiamo impegnarci per respingere le minacce all’autonomia universitaria checché ne pensi quella parte della CRUI che appare incapace di interpretare i sentimenti di chi opera dentro l’Università, anche perché il provvedimento rischia di essere fortemente penalizzante per le Università del Mezzogiorno e delle isole, colpite pesantemente già nel corso del 2009 da un taglio di risorse del FFO che non ha precedenti nella storia recente del Paese e che potrebbe rallentare l’entrata in servizio dei vincitori dei numerosi concorsi fin qui banditi. La riduzione delle risorse è una minaccia per il nostro Ateneo. Non ci sottraiamo alla valutazione e abbiamo richiesto la modifica di alcuni indicatori ministeriali, l’impianto di un sistema premiante, rigoroso, trasparente, condiviso e pubblicamente rendicontabile verso tutti i portatori di interesse, che consideri le specificità disciplinari ed i contesti territoriali in cui opera ciascuna università. Non si cambia senza investire. Occorre lavorare per reperire nuove risorse, nella prospettiva del Federalismo fiscale.
In Sardegna il compito dell’Università è cruciale per orientare le politiche di sviluppo dell’Isola valorizzando l’identità locale e contribuendo alla crescita delle strutture produttive nella nuova economia della conoscenza: si deve arrivare alla nascita di un sistema regionale integrato in sinergia tra i due Atenei, con un modello di università a rete aperta ad una dimensione internazionale. Occorre promuovere un confronto con le Istituzioni per definire strategie di sviluppo dell’Università e del territorio, basate sulla convergenza della programmazione. Sono necessari forti investimenti per un’adeguata dotazione infrastrutturale, la definizione di meccanismi competitivi ed un ripensamento delle modalità organizzative della tecnostruttura.
Sul piano della ricerca, voglio esprimere la nostra gioia per lo strepitoso risultato ottenuto a Perugia dall’Ateneo, primo in Italia nella Start Cup al termine delle Business Plan Competition cui hanno partecipato 38 università aderenti all’associazione PNI Cube: la coppa ed il premio di 60 mila euro sono stati assegnati all’idea progettuale Bioecopest di Luca Ruiu per la produzione di un biopesticida innovativo ed ecocompatibile efficace nel contenimento biologico di organismi nocivi alle piante, agli animali o all’uomo. Sono stati buoni i piazzamenti anche di Sensor Up di PierAndrea Serra per biosensori per il monitoraggio telemetrico e di Biofusion di Massimo Gessa per un sistema di autenticazione biometrica basato sul riconoscimento del volto e dell’impronta digitale per l’identificazione personale.
Comunicando qualche giorno fa i risultati della competizione nazionale alla riunione della Consulta regionale per la ricerca, ho ringraziato l’Assessore alla Programmazione per gli investimenti a favore del nostro Industrial Liaison Office, per i nostri Spin Off, per i Centri di Competenza, per i nostri progetti finanziati dalla legge regionale sulla ricerca. Abbiamo sollecitato il finanziamento di tutti i 630 progetti per giovani ricercatori idonei per borse di studio, la correzione di alcuni vincoli contrattuali e il reperimento di risorse per accogliere un numero più alto di progetti della ricerca di base presentati dai docenti universitari e dal CNR. Abbiamo lamentato il ritardo con il quale si procede a dare attuazione all’intesa con il Ministro Mussi per la valorizzazione e lo sviluppo del sistema universitario e della ricerca in
Sardegna che mette in campo 35 milioni dal MIUR e 25 dalla Regione.
Nell’ambito del Master and Back abbiamo ricevuto ben 93 richieste di attivazione di assegni di ricerca presso il nostro Ateneo. Stanno aumentando i brevetti registrati e si stanno integrando le risorse per la Biblioteca scientifica regionale, per le nostre Biblioteche e per le risorse elettroniche.
Siamo inseriti nel progetto Innovare per lo sviluppo della rete regionale per l’innovazione. Abbiamo mobilitato il delegato Nicola Glorioso a lavorare sul pacchetto di proposte dell’Ateneo per piattaforme e infrastrutture tecnologiche, un tema che rimane assolutamente prioritario, come testimonia il disagio recentissimo dei dottorandi di Chimica per la Risonanza Magnetica.
Abbiamo attribuito le risorse, un milione di euro, per il Fondo di Ateneo per la ricerca dell’ex 60%, leva che ci consentirà di aggiornare il quadro dei progetti di ricerca di base in corso e di avviare processi di valutazione attraverso la nuova anagrafe.
Abbiamo proposto alla Consulta deliberare sulla nascita dell’Orto Botanico e del Museo Scientifico.
Il capitolo dell’Edilizia è particolarmente impegnativo. Come è noto sono in corso numerosi cantieri, per la sistemazione delle aree esterne dei laboratori della Facoltà di Farmacia a Monserrato, per l’ampliamento degli Istituti di Igiene e Medicina Preventiva e di Patologia Medica, per il Centro Linguistico in Via Zanfarino, che verrà potenziato notevolmente nella nuova sede. Si è già accantierata l’impresa che deve realizzare un impianto di Cogenerazione di energia e calore nell’area di “Piandanna”; stiamo riprendendo i lavori per ultimare l’edificio di Via Rockfeller che ospiterà tra qualche mese il Centro Elaborazione dati e la tipografia dell’Università. Completeremo rapidamente il nuovo reparto di Malattie infettive e abbiamo avviato il risanamento del V piano del Clemente per la degenza della Chirurgia.
Il direttore Amministrativo e l’ing. Loddo hanno preso accordi con il Ministero per riconfermare e rimodulare i finanziamenti concessi a suo tempo dal Ministro Berlinguer per i quali è in corso un mutuo da 25 miloni di euro a carico del Miur. Di conseguenza partiranno a breve i lavori di ristrutturazione e sopraelevazione degli Istituti di Clinica Neurologica e di Scienze Radiologiche in Viale San Pietro. Il Consiglio di Amministrazione sta sbloccando il finanziamento per i Lavori di costruzione delle nuove aule e della Biblioteca della Facoltà di Agraria. Con fondi regionali stiamo rivedendo il progetto del nuovo Ospedale veterinario per una spesa di 8,5 milioni di Euro, secondo le indicazioni date dalla Facoltà anche nella riunione di ieri.
Per il futuro vogliamo attuare un nuovo modello operativo di gestione delle opere pubbliche basato sulla pianificazione e sul monitoraggio, partendo dall'analisi delle esigenze e dei bisogni da soddisfare, delle compatibilità e della conformità rispetto alle risorse. In tale ottica predisporremo un Programma triennale dei lavori ed il suo aggiornamento annuale.
Le principali opere da realizzare sono le seguenti:
- Il completamento del Polo Bionaturalistico di Piandanna per il quale abbiamo a disposizione ora 8,2 milioni di Euro per la realizzazione di un secondo lotto funzionale, sui fondi della Cassa depositi e prestiti specificamente per il Dipartimento di scienze fisiologiche; ulteriori risorse saranno assegnate per il Dipartimento di zoologia ed il Dipartimento di Scienze biomediche;
- il rapido trasferimento nel quadrilatero della Facoltà di Economia con un primo investimento in via Muroni di 540.000 Euro
- il completamento delle Facoltà di Lettere e Lingue con la acquisizione dell’Istituto dei ciechi e col conseguente restauro, nell’ambito delle compatibilità finanziarie. Voglio ringraziare l’amministrazione comunale per aver concesso – su impulso del nostro Preside Aldo Morace - la riduzione del 10% sul prezzo di vendita e per aver preso l’impegno di liberare rapidamente l’edificio, che consentirà all’Ateneo di dismettere altri appartamenti attualmente locati.
- Il trasferimento nel polo di Monserrato della Facoltà di Farmacia che risulta propedeutico alla compiuta definizione del polo giuridico economico del Quadrilatero.
- Le opere di adeguamento necessarie agli edifici della Facoltà di Medicina e Chirurgia destinati alla didattica alla ricerca e all’assistenza, Procederemo all’aggiornamento dell’inventario dei beni immobili ed all’informatizzazione dei dati. Attueremo una politica di dismissione di immobili in locazione o improduttivi, con la contemporanea ristrutturazione e utilizzo degli immobili inutilizzati di proprietà, come l’ex brefotrofio o il parcheggio di viale Italia.
Definiremo un piano per l’adeguamento normativo e l’abbattimento delle barriere architettoniche degli edifici universitari.
Approveremo un piano per il contenimento dei costi di gestione e manutenzione degli edifici, passando ad una manutenzione programmata. Adotteremo procedure finalizzate al contenimento dei costi delle utenze elettriche, mediante ricorso al mercato dell’energia ed una politica di certificazione energetica degli edifici con utilizzo di sistemi fotovoltaici o solare termico.
Discuteremo un piano delle aree verdi, ludiche e sportive, realizzeremo all’interno dei poli universitari zone attrezzate con prati e giardini al fine di costruire un’idea di campus universitari urbani.
Sta lavorando la commissione preseduta dal prof. Sergio Coda per proporre alla Regione la rimodulazione fondi FAS anche se debbo purtroppo denunciare la precarietà delle risorse e le minacce che si profilano sul finanziamento di 120 milioni per le due Università della Sardegna, per le sedi decentrate e i finanziamenti per la
Facoltà di Medicina.
Abbiamo istituito l’albo dei professionisti cui affidare incarichi di progettazione e collaudo fino a 100 mila euro.
Viene potenziato non solo sotto il profilo edilizio il Centro Linguistico e si conferma l’intero pacchetto delle collaborazioni studentesche
In materia di medicina universitaria è ancora aperta la vicenda della nomina del Commissario dell’Azienda Ospedaliera Universitaria. Deve essere chiaro che l’Università nell’incontro del 28 dicembre chiederà al Presidente Cappellacci che l’intesa non sia limitata al nome di Gianni Cavalieri, una persona di qualità che apprezziamo e stimiamo come amico. Intendiamo trattare temi cruciali e porre punti irrinunciabili quali quelli del rapporto tra AOU e Ospedale SS. Annunziata, i nuovi progetti edilizi, il numero di posti di degenza, gli investimenti in attrezzature e impianti tecnologici, l’attivazione dell’organo di indirizzo, l’approvazione dell’atto aziendale, l’applicazione del Decreto legislativo 517 sulle indennità dovute al personale, l’aggiornamento del protocollo d’intesa con la Regione. Voglio approfittare dell’occasione per confermare i sentimenti di stima e di amicizia che mi legano al Preside Giuseppe Madeddu, al delegato Giulio Rosati, a tutti i docenti di una Facoltà che ha un ruolo fondamentale da svolgere per difendere la salute dei cittadini; mi metto al loro fianco per avviare un processo di sviluppo di un’assistenza di alta specializzazione, di una formazione e di una ricerca sanitaria di eccellenza.
Mentirei se dicessi che siamo soddisfatti dei risultati raggiunti dall’Ateneo in questi 50 giorni: basterebbe a ricordarcelo la recente ripetuta interruzione dei servizi di posta elettronica, i periclitanti collegamenti Internet, i disagi per alcuni servizi di Ateneo non efficienti, la condizione di disagio di alcuni ricercatori, primi tra tutti i microbiologi, i ginecologi, gli ostetrici. Anche per la Presidenza dell’ERSU dopo 8 mesi di vacatio siamo assolutamente delusi.
I prossimi mesi saranno allora cruciali per avviare nuove politiche per il personale attraverso un articolato programma di aggiornamento e di formazione, nuovi servizi per gli studenti, iniziative per il miglioramento della didattica e per la certificazione corretta dalla produttività, ad iniziare dalla registrazione on line degli esami. E poi il tema della mobilità internazionale, la verifica periodica della produttività e della qualità del sistema formativo, con nuovi strumenti di autovalutazione e soprattutto con un impegno rinnovato di docenti e studenti.
Verranno sostenute forme di premialità ad iniziare dalla rapida consegna dei computer portatili per gli studenti più meritevoli.
In questo quadro ci confronteremo a gennaio con gli ordini professionali, le scuole, il territorio per progettare un’offerta didattica sostenibile e integrata.
Chiederemo la riunione del Comitato regionale di coordinamento. Un grande impegno sarà profuso per migliorare i già buoni risultati ottenuti per quanto riguarda i programmi di mobilità studentesca, che rappresentano una occasione di crescita culturale per gli studenti e insieme migliorano la valutazione da parte del Ministero.
Già in queste prime settimane, con il concorso degli uffici preposti e del Comitato Erasmus di Ateneo (che è stato rafforzato dalla presenza dei rappresentanti degli studenti), il lavoro del delegato Erasmus è stato volto ad impostare una nuova politica di sviluppo, che dovrà vedere un coinvolgimento attivo e costante da parte di tutte le strutture didattiche e di ricerca con il fine di facilitare la mobilità dei nostri studenti.
In questa ottica stiamo promuovendo a partire dal 15 febbraio una nuova rinnovata edizione della manifestazione Studiare a Sassari, per un orientamento più consapevole ed un diretto collegamento delle Facoltà con il mondo della scuola.
Voglio annunciare il proposito di organizzare nelle prossime settimane un Convegno Nazionale voluto da Antonello Masia sul disegno di legge Gelmini, mentre avvieremo una riflessione sul consorzio Unitel Sardegna.
Ricontratteremo il rapporto con Porto Conte ricerche e più in generale sosterremo il rilancio delle relazioni con Sardegna Ricerche, CNR, Soprintendenze.
Programmeremo una fase nuova europea delle Scuole di dottorato.
Arriveremo ugualmente nelle prossime settimane ad una revisione di alcuni regolamenti e all’approvazione del codice etico
Ci impegniamo a predisporre la pianta organica e ad assumere per concorso un gruppo di nuovi dirigenti. Penseremo alla riorganizzazione delle segreterie studenti.
Con la preziosa collaborazione delle organizzazioni sindacali, cureremo il riassetto organizzativo dell’Ateneo in particolare dell’Ufficio ricerca potenziato con nuove professionalità. Una sessione del Consiglio di amministrazione sarà dedicata alle prese di servizio a conclusione delle procedure di valutazione comparativa dei docenti e alla possibilità di turn over in rapporto ai punti organico.
Presenteremo la monumentale edizione del volume sulla storia dell’Università curata da Antonello Mattone
Nascerà un sistema di valutazione della ricerca dei singoli studiosi, dei dipartimenti, dei centri interdisciplinari e attribuiremo le dotazioni ai Centri autonomi con quote premiali.
Il Rettore dell’Università di Cagliari ci propone di associarci per la nascita di un Centro regionale di formazione per manager, mentre dalla Soprintendenza archeologica arriva la proposta della nascita del Centro interuniversitario di formazione per restauratori. Verrà finanziato dalla Regione Sardegna il Centro di eccellenza e di alta formazione per l’archeologia subacquea, così come il Centro di competenza sulle tecnologie dei beni culturali.
L’inaugurazione dell’anno accademico verrà fissata per il mese di ottobre 2010 ed apriremo così l’anno celebrativo dei 450 anni di vita dell’Ateneo.
Assumendo il gravoso ruolo di Rettore di questa nostra storica Università, un mese e mezzo fa avevo preso l’impegno di spendere tutto me stesso per raggiungere obiettivi alti e per lavorare nell’interesse dell’istituzione che intendo rappresentare con determinazione e spirito di servizio. Oggi rinnovo questo impegno, confortato dal coinvolgimento di tanti altri attori, di tanti colleghi che hanno deciso di spendersi in una grande avventura di crescita e di solidarietà.
Allora veramente voglio rivolgermi a ciascuno di voi per formulare i miei auguri guardando alla Terrasanta, dove un gruppo di colleghi guidati da Vanni Lobrano replica in questi giorni l’incontro interculturale dell’anno scorso, ai piedi del muro che separa Betlemme da Gerusalemme. Un anno fa mi aveva colpito la manifestazione dei giovani palestinesi per la pace, la voglia forte di ricominciare a vivere, il desiderio di superare i conflitti e le guerre.
Allora auguri a tutti noi per le prossime Festività e per un vero Natale pieno di serenità e di gioia, per un anno nuovo magico luminoso e ricco di cose che contano davvero, di emozioni, di sogni e di speranze.
Auguri a ciascuno di voi, alla grande famiglia dell’Università, alla città di Sassari ed a tutta la Sardegna. Il nuovo anno sia veramente un anno di svolta, positivo, ricco di salute, senza una lacrima, con tanti momenti di gioia e di felicità.
venerdì 25 dicembre 2009
domenica 15 novembre 2009
Le Bonifiche e il rilancio dell’area industriale di Porto Torres
Cari amici,
sono qui innanzi tutto per portare la cordialissima solidarietà dell’Università di Sassari agli operai di Porto Torres, impegnati nella difesa del proprio posto di lavoro. Questo incontro è finalizzato a programmare il futuro di un’area industriale che fu insediata in uno dei punti più delicati del Mediterraneo.
Sono passati 5 anni da quando Porto Torres è stato dichiarato dal Ministero dell’Ambiente il 7 febbraio 2003 Sito di interesse nazionale. Lo Stato ha riconosciuto le violenze subite dall’ambiente nel Golfo dell’Asinara: il tema del risanamento e delle bonifiche è diventato un grande problema nazionale.
Più di recente l’Accordo di programma definisce il quadro per l’avvio delle operazioni di bonifica, soprattutto in relazione alle falde ed alle aree inquinate.
Davanti a noi c’è una nuova fase di impegno comune per investimento nel settore chimico nel rispetto dell’ambiente: occorre garantire un rapporto equilibrato tra rispetto dell’ambiente e investimenti produttivi.
L’Università risponde positivamente alla sfida del risanamento del Polo industriale turritano e del rafforzamento della presenza industriale. Il panorama che abbiamo di fronte è quello della rovina delle aziende che un tempo formavano il tessuto produttivo. Esse possono ora diventare laboratori a cielo aperto per lo studio degli agenti inquinanti, per definire i livelli di concentrazione dell’inquinamento, per indicare soluzioni e strade nuove.
I danni inferti all’ambiente sono terribili, soprattutto perché ci troviamo in una delle zone ambientali più delicate del Mediterraneo.
Un umanista come me non dimentica che nell’immaginario collettivo degli antichi l’isola dell’Asinara era il segno del passaggio di Eracle nel Golfo che chiudeva a Nord l’arco di Ichnussa; qui alla foce del Rio Turritano Giulio Cesare fondò la colonia di cittadini romani, alle porte di quello che è diventato uno dei parchi ambientali ma anche storici più importanti del nostro paese.
In passato in questa area la dissennata ricerca del profitto ha causato danni e distruzioni.
Oggi quel cimitero industriale racconta storie di iniziative velleitarie, di speculazioni piratesche, di infrastrutture inutili, di opere mai realizzate. Storie di persone, di imprenditori mordi e fuggi, di sindacalisti coraggiosi.
Storie di migliaia di lavoratori che hanno creduto nel sogno petrolchimico e che ora portano nei ricordi e talvolta anche nel fisico i segni di quegli anni di illusioni.
Di fronte a queste macerie può prevalere lo sconforto. Noi intendiamo guardare avanti, costruire un’economia industriale competitiva a livello internazionale, consapevoli che occorre tener conto delle complessità del mercato intrernazionale e del rispetto dell’ambiente.
Per affrontare le criticità occorre avviare una riconversione industriale che si basi sui punti di forza che pure esistono.
Il rilancio dell’area industriale è necessario per rispondere alla domanda di lavoro.
Il tema delle bonifiche costituisce la pre-condizione per lo sviluppo. Noi non addebitiamo solo all’ENI le colpe dell’inquinamento, anche perché l’ENI ha rilevato impianti che sono passati più volte di mano ed altre aziende che inquinano ancora oggi operano nell’Area.
Ma ora la Syndial ha un ampio mandato per operare e dispone di risorse adeguate.
Deve essere chiaro che il tema delle Bonifiche è anche una grande questione etica, un dovere civile: occorre sfruttare il patrimonio di conoscenze e di errori accumulati negli anni per avviare il risanamento e la riconversione industriale.
Abbiamo di fronte a noi la necessità di far convivere un’area industriale viva ed pulsante ed un Parco Nazionale.
Dobbiamo allora puntare su investimenti nella Green economy, nell’economia verde che può battere in termini di occupazione l’industria inquinante. Dobbiamo costruire progetti ed aprire strade nuove, prospettive di sviluppo.
E’ allora necessaria una collaborazione scientifica specializzata: siamo qui oggi per offrila al Consorzio industriale e al Comune di Porto Torres: l’Università è disponibile per progettazioni, studi, ricerche, verifiche, valutazioni di impatto per le Aziende che sceglieranno questa strada.
Il piano di investimenti dell’EON per la centrale termoelettrica di Fiumesanto è solo un primo passo: occorrono nuovi investimenti per nuovi posti di lavoro.
Il futuro sarà quello dell’energia pulita rinnovabile: l’eolico (non certo con pale amare), le biomasse; nasce presso la cava di Monte Rosé il più grande impianto fotovoltaico d’Europa, con la Società MPR incentivata fortemente dai meccanismi comunitari. E ancora il ciclo dei rifiuti, delle energie rinnovabili, del disinquinamento, della salute, della sicurezza, dello sfruttamento delle risorse agroforestali. Scendono in campo nuovi grandi gruppi dell’imprenditoria italiana.
L’Università segue la strada degli investimenti per la nuova economia verde e si dice pronta a formare nuove figure professionali chiamate a gestire tecnologie e fenomeni nuovi. Abbiamo dei professionisti da formare e compito dell’Università sarà quello di istituire un’offerta formativa con master o corsi di laurea mirati.
E allora il corso di laurea in biotecnologie, in giurisprudenza; i master, gli spin off, l’Industrial liaison office, nell’ambito di quella che è la terza missione dell’Ateneo, il trasferimento delle conoscenze al servizio del territorio.
I 33 docenti e ricercatori del Dipartimento di Chimica dell’Università, per mio tramite, mettono completamente a disposizione del territorio le proprie competenze riguardanti la chimica industriale e la chimica ambientale per concorrere al risanamento dell’area.
In particolare, sulla base delle conoscenze dei processi produttivi che sono stati utilizzati nell’attività industriale svoltasi a Porto Torres, fin dall’inizio dell’insediamento dell’industria petrolchimica e del relativo indotto, i docenti e ricercatori del Dipartimento possono svolgere attività di analisi degli impianti dismessi del suolo e delle acque (interne, falde e mare prospiciente). Possono inoltre formulare proposte specifiche e scientificamente fondate per le attività di risanamento e di smaltimento dei rifiuti. Altre competenze disponibili presso la Facoltà di Scienze MFN riguardano il monitoraggio della flora, della fauna (terrestre, acquatica, marina ed aviaria) e di tutti gli altri aspetti ecologici e geologici del suolo, in relazione alla diffusione di inquinanti ed alle possibili misure per contenerla e prevenirla. Le recenti notizie sul ciclo del cloro richiedono interventi fondati su specifiche competenze.
L’Università di Sassari farà la sua parte: abbiamo forte la voglia costruire un Ateneo dinamico, attento alle esigenze del territorio, motore dello sviluppo, impegnato a promuovere il capitale umano, la conoscenza. Non vogliamo solo un luogo di studio e di ricerca. Ma un’istituzione che offre ai giovani la possibilità di investire il loro ingegno qui in Sardegna.
Vogliamo trovare sintonia con i sistemi politico amministrativo imprenditoriale e sociale con un rafforzamento della competitività.
Elemento di attrazione per le attività produttive, valore aggiunto per un territorio che deve svilupparsi e crescere, facendo leva sul la propria identità e la propria tradizione culturale.
sono qui innanzi tutto per portare la cordialissima solidarietà dell’Università di Sassari agli operai di Porto Torres, impegnati nella difesa del proprio posto di lavoro. Questo incontro è finalizzato a programmare il futuro di un’area industriale che fu insediata in uno dei punti più delicati del Mediterraneo.
Sono passati 5 anni da quando Porto Torres è stato dichiarato dal Ministero dell’Ambiente il 7 febbraio 2003 Sito di interesse nazionale. Lo Stato ha riconosciuto le violenze subite dall’ambiente nel Golfo dell’Asinara: il tema del risanamento e delle bonifiche è diventato un grande problema nazionale.
Più di recente l’Accordo di programma definisce il quadro per l’avvio delle operazioni di bonifica, soprattutto in relazione alle falde ed alle aree inquinate.
Davanti a noi c’è una nuova fase di impegno comune per investimento nel settore chimico nel rispetto dell’ambiente: occorre garantire un rapporto equilibrato tra rispetto dell’ambiente e investimenti produttivi.
L’Università risponde positivamente alla sfida del risanamento del Polo industriale turritano e del rafforzamento della presenza industriale. Il panorama che abbiamo di fronte è quello della rovina delle aziende che un tempo formavano il tessuto produttivo. Esse possono ora diventare laboratori a cielo aperto per lo studio degli agenti inquinanti, per definire i livelli di concentrazione dell’inquinamento, per indicare soluzioni e strade nuove.
I danni inferti all’ambiente sono terribili, soprattutto perché ci troviamo in una delle zone ambientali più delicate del Mediterraneo.
Un umanista come me non dimentica che nell’immaginario collettivo degli antichi l’isola dell’Asinara era il segno del passaggio di Eracle nel Golfo che chiudeva a Nord l’arco di Ichnussa; qui alla foce del Rio Turritano Giulio Cesare fondò la colonia di cittadini romani, alle porte di quello che è diventato uno dei parchi ambientali ma anche storici più importanti del nostro paese.
In passato in questa area la dissennata ricerca del profitto ha causato danni e distruzioni.
Oggi quel cimitero industriale racconta storie di iniziative velleitarie, di speculazioni piratesche, di infrastrutture inutili, di opere mai realizzate. Storie di persone, di imprenditori mordi e fuggi, di sindacalisti coraggiosi.
Storie di migliaia di lavoratori che hanno creduto nel sogno petrolchimico e che ora portano nei ricordi e talvolta anche nel fisico i segni di quegli anni di illusioni.
Di fronte a queste macerie può prevalere lo sconforto. Noi intendiamo guardare avanti, costruire un’economia industriale competitiva a livello internazionale, consapevoli che occorre tener conto delle complessità del mercato intrernazionale e del rispetto dell’ambiente.
Per affrontare le criticità occorre avviare una riconversione industriale che si basi sui punti di forza che pure esistono.
Il rilancio dell’area industriale è necessario per rispondere alla domanda di lavoro.
Il tema delle bonifiche costituisce la pre-condizione per lo sviluppo. Noi non addebitiamo solo all’ENI le colpe dell’inquinamento, anche perché l’ENI ha rilevato impianti che sono passati più volte di mano ed altre aziende che inquinano ancora oggi operano nell’Area.
Ma ora la Syndial ha un ampio mandato per operare e dispone di risorse adeguate.
Deve essere chiaro che il tema delle Bonifiche è anche una grande questione etica, un dovere civile: occorre sfruttare il patrimonio di conoscenze e di errori accumulati negli anni per avviare il risanamento e la riconversione industriale.
Abbiamo di fronte a noi la necessità di far convivere un’area industriale viva ed pulsante ed un Parco Nazionale.
Dobbiamo allora puntare su investimenti nella Green economy, nell’economia verde che può battere in termini di occupazione l’industria inquinante. Dobbiamo costruire progetti ed aprire strade nuove, prospettive di sviluppo.
E’ allora necessaria una collaborazione scientifica specializzata: siamo qui oggi per offrila al Consorzio industriale e al Comune di Porto Torres: l’Università è disponibile per progettazioni, studi, ricerche, verifiche, valutazioni di impatto per le Aziende che sceglieranno questa strada.
Il piano di investimenti dell’EON per la centrale termoelettrica di Fiumesanto è solo un primo passo: occorrono nuovi investimenti per nuovi posti di lavoro.
Il futuro sarà quello dell’energia pulita rinnovabile: l’eolico (non certo con pale amare), le biomasse; nasce presso la cava di Monte Rosé il più grande impianto fotovoltaico d’Europa, con la Società MPR incentivata fortemente dai meccanismi comunitari. E ancora il ciclo dei rifiuti, delle energie rinnovabili, del disinquinamento, della salute, della sicurezza, dello sfruttamento delle risorse agroforestali. Scendono in campo nuovi grandi gruppi dell’imprenditoria italiana.
L’Università segue la strada degli investimenti per la nuova economia verde e si dice pronta a formare nuove figure professionali chiamate a gestire tecnologie e fenomeni nuovi. Abbiamo dei professionisti da formare e compito dell’Università sarà quello di istituire un’offerta formativa con master o corsi di laurea mirati.
E allora il corso di laurea in biotecnologie, in giurisprudenza; i master, gli spin off, l’Industrial liaison office, nell’ambito di quella che è la terza missione dell’Ateneo, il trasferimento delle conoscenze al servizio del territorio.
I 33 docenti e ricercatori del Dipartimento di Chimica dell’Università, per mio tramite, mettono completamente a disposizione del territorio le proprie competenze riguardanti la chimica industriale e la chimica ambientale per concorrere al risanamento dell’area.
In particolare, sulla base delle conoscenze dei processi produttivi che sono stati utilizzati nell’attività industriale svoltasi a Porto Torres, fin dall’inizio dell’insediamento dell’industria petrolchimica e del relativo indotto, i docenti e ricercatori del Dipartimento possono svolgere attività di analisi degli impianti dismessi del suolo e delle acque (interne, falde e mare prospiciente). Possono inoltre formulare proposte specifiche e scientificamente fondate per le attività di risanamento e di smaltimento dei rifiuti. Altre competenze disponibili presso la Facoltà di Scienze MFN riguardano il monitoraggio della flora, della fauna (terrestre, acquatica, marina ed aviaria) e di tutti gli altri aspetti ecologici e geologici del suolo, in relazione alla diffusione di inquinanti ed alle possibili misure per contenerla e prevenirla. Le recenti notizie sul ciclo del cloro richiedono interventi fondati su specifiche competenze.
L’Università di Sassari farà la sua parte: abbiamo forte la voglia costruire un Ateneo dinamico, attento alle esigenze del territorio, motore dello sviluppo, impegnato a promuovere il capitale umano, la conoscenza. Non vogliamo solo un luogo di studio e di ricerca. Ma un’istituzione che offre ai giovani la possibilità di investire il loro ingegno qui in Sardegna.
Vogliamo trovare sintonia con i sistemi politico amministrativo imprenditoriale e sociale con un rafforzamento della competitività.
Elemento di attrazione per le attività produttive, valore aggiunto per un territorio che deve svilupparsi e crescere, facendo leva sul la propria identità e la propria tradizione culturale.
Intervento del prof. Attilio Mastino - Stati generali dei giornalisti - Alghero 14 novembre 2009
Sono davvero lieto che una delle mie prime “uscite” come nuovo Rettore dell'Università di Sassari coincida proprio con questa importante manifestazione, che riunisce i giornalisti sardi e i rappresentanti delle istituzioni di categoria. Sono lieto perché, in un certo senso, mi sento a casa, come pubblicista in primo luogo e, in secondo luogo perché ho mosso i miei primi passi da studioso 35 anni fa proprio pubblicando un volume di storia del giornalismo nell’interno della Scuola superiore triennale di Giornalismo di Urbino. Mi sento veramente uno di voi.
Il mio, perciò, non vuole essere un semplice saluto formale, ma vuole rimarcare una vicinanza e una collaborazione tra l'Università di Sassari e le organizzazioni dei giornalisti.
D'altro canto il mondo dell'università e quello del giornalismo sono naturalmente vicini. Abbiamo tutti e due compiti istituzionali in comune. Come università il nostro obiettivo è di valorizzare le risorse umane e di formare dei cittadini colti. Come giornalisti l'obiettivo è, anche, di formare dei cittadini informati. In questo le nostre attività, quella universitaria e quella giornalistica, sono strettamente collegate, se andassimo avanti in modo disgiunto e nettamente separato, nessuno di noi raggiungerebbe appieno questi obiettivi.
C'è un altro aspetto che accomuna molto l'università e il giornalismo, è il tema della libertà. Anche di fronte alle recenti minacce di riforma e di impoverimento culturale, noi difendiamo la libertà di insegnamento e di ricerca, così come voi difendete la libertà di informazione, il pluralismo fondato sul rispetto delle opinioni dei singoli.
La libertà d'insegnamento e la libertà di informazione sono due beni fondamentali per la crescita e il naturale sviluppo del nostro paese e di ogni paese democratico. La pratica e la difesa di queste libertà ci ha visto e ci vede sempre fortemente impegnati.
L'Università di Sassari da molto tempo sta collaborando con le organizzazioni professionali dei giornalisti.
L’attività di formazione si sviluppa soprattutto dentro la Facoltà di Scienze Politiche, con il corso di laurea in Scienze della comunicazione (L20), articolato in 15 esami, 3 laboratori, periodi di tirocinio. E poi con il corso di laurea magistrale in comunicazione (LM59), accorpato con quello in Pubblica amministrazione. E nella Facoltà di Lettere e Filosofia, con il corso di laurea interclasse di Scienze delle lettere e della comunicazione COMES per esperti multimediali, per l’istruzione a distanza, per professionisti in aziende editoriali e in agenzie pubblicitarie. Ancora a Lettere è attivo il corso di laurea magistrale in Scienze delle lettere e della comunicazione multimediale (LM15 e LM65), con attenzione per le scienze dello spettacolo e della produzione multimediale.
Oltre ai corsi di laurea in comunicazione, abbiamo attivato, tredici anni fa un Master in giornalismo con docenti provenienti dal mondo dell’informazione, anche prestigiosissimi.
Successivamente, grazie a una convenzione siglata con l'Ordine dei giornalisti, il Master si è trasformato in scuola per praticanti, dalla quale vengono fuori dei giovani che sostengono l'esame di stato per diventare professionisti e che poi, come è accaduto e sta accadendo per tanti di loro, lavorano in testate locali e nazionali di assoluto prestigio. Noi siamo orgogliosi, come ateneo e come sardi, che questi giovani abbiano studiato e siano diventati giornalisti nella nostra università, che diversi giovani giornalisti abbiano scelto di trasferirsi dalla penisola a Sassari per studiare e svolgere il loro praticantato nel nostro Ateneo. Ci dobbiamo ora concentrare ancora di più per stabilire un solido contatto tra formazione e lavoro, collegandoci con il mondo della stampa e chiedendo la collaborazione con i sindacati.
Da pochi giorni è cominciato il quarto biennio del Master in Giornalismo, alcuni degli allievi appena iscritti sono oggi qui tra il pubblico. I risultati finora raggiunti sono positivi: ce lo dicono i primi dati sull'occupazione, i giudizi degli stessi allievi e quelli dei responsabili delle testate giornalistiche che in Sardegna, in Italia e all'estero hanno ospitato i nostri stagisti.
Noi consideriamo la scuola di giornalismo un fiore all'occhiello della nostra università e anche un punto di riferimento importante per l'intera Sardegna. Portarla avanti è un impegno oneroso, anche dal punto di vista economico. Soprattutto per i genitori dei nostri studenti. Ne so qualcosa anch’io. Noi vogliamo farla crescere, farla diventare un centro di alta formazione e di ricerca d'eccellenza. Non possiamo farlo da soli, e mi auguro ci sia l'aiuto, il suggerimento e la collaborazione degli istituti di categoria dei giornalisti e la sensibilità delle istituzioni locali e regionali.
Intendiamo trasformare il Master di giornalismo della Facoltà di Scienze Politiche in una Scuola vera e propria di Ateneo, nella convinzione che c’è ancora largo spazio nelle istituzioni per nuovi uffici stampa. Del resto anche l’Università di Sassari si doterà a breve di un addetto stampa professionista, poiché l’Università deve avere più trasparenza e deve rendere conto pubblicamente di quello che succede al suo interno. C’è spazio per i giornalisti nella Sardegna del futuro.
C'è stata dunque, c'è e ci sarà ancora di più, posso assicurarlo come Rettore dell'Università di Sassari, la massima apertura nei confronti dei giornali e dei giornalisti e l'auspicio di riuscire a percorrere pezzi di strada insieme.
Sono sicuro che ci sarà in futuro una adeguata attenzione da parte dei giornali e dei giornalisti nei confronti dell'Università di Sassari, non solo quando ci sono da dare le cosiddette cattive notizie, una pratica, come sappiamo tutti, diffusa nell'informazione giornalistica. Sono convinto – ne parlavo nei giorni scorsi nelle visite ai direttori ed ai responsabili delle principali testate del nostro territorio – che si darà risalto anche alle buone notizie, soprattutto se queste saranno sempre più numerose e se insieme lavoreremo per far cambiare l’Università e la Sardegna. E per fortuna, pur tra le mille difficoltà in cui si dibatte come tutte le università italiane anche quella di Sassari, le notizie buone nel nostro Ateneo non mancano, anche in questi giorni nei quali i provvedimenti del Governo ed il disegno di legge di riforma dell’Università minacciano di provocare a catena conseguenze drammatiche.
Del resto non ci troviamo soli ed abbiamo trovato in queste settimane la solidarietà del Presidente Cappellacci, della Presidente Lombardo, degli Assessori La Spisa, Baire e Liori.
Qui ad Alghero, voglio ricordare l’ingresso dell’Ateneo nella rete delle Università catalane Xarxa Vives ed il ruolo della nostra Facoltà di Architettura, che si è piazzata al primo posto tra le facoltà di architettura italiane, nella annuale classifica del Censis. La Facoltà cresce, si sviluppa, si differenzia, si radica nel territorio. Nei giorni scorsi erano circolate voci di una sua chiusura. Le ho già smentite e oggi voglio ribadire davanti a voi, operatori dell'informazione, che Architettura di Alghero non chiuderà e che sarà valorizzata e potenziata. Credo che il compito del Rettore sia innanzi tutto quello di difendere un patrimonio di idee, di relazioni, di strutture che ci ci ha preceduto ha costruito nel tempo.
In conclusione del mio intervento voglio ripetere ciò che ho detto nei giorni scorsi in occasione del mio ingresso nell’Aula Magna dell’Università: l’Ateneo deve trovare una dimensione nuova, più internazionale ed aperta. Deve trovare il modo per essere veramente il motore dello sviluppo del territorio, deve fare la sua parte per dare un contributo di idee per aiutare la Sardegna ad affrontare la crisi che stiamo attraversando.
Noi operiamo in una regione, la Sardegna, che presenta difficoltà specifiche legate all’insularità, all’isolamento delle zone interne, ai ritardi nella realizzazione di reti di comunicazione, ai bassi livelli di investimenti nella ricerca, alla debolezza del tessuto produttivo. Obbligati a competere sul piano nazionale, siamo ora concentrati verso una sfida nuova e senza precedenti. Chiediamo di avere al nostro fianco la parte più sana della società civile, coloro che come i giornalisti esercitano un dovere che ritengo fondamentale, quello dell’esercizio dello spirito critico, che stimoli, pungoli e incalzi gli amministratori pubblici. E questo al fine di costruire una società più giusta ed a misura d’uomo.
Il mio, perciò, non vuole essere un semplice saluto formale, ma vuole rimarcare una vicinanza e una collaborazione tra l'Università di Sassari e le organizzazioni dei giornalisti.
D'altro canto il mondo dell'università e quello del giornalismo sono naturalmente vicini. Abbiamo tutti e due compiti istituzionali in comune. Come università il nostro obiettivo è di valorizzare le risorse umane e di formare dei cittadini colti. Come giornalisti l'obiettivo è, anche, di formare dei cittadini informati. In questo le nostre attività, quella universitaria e quella giornalistica, sono strettamente collegate, se andassimo avanti in modo disgiunto e nettamente separato, nessuno di noi raggiungerebbe appieno questi obiettivi.
C'è un altro aspetto che accomuna molto l'università e il giornalismo, è il tema della libertà. Anche di fronte alle recenti minacce di riforma e di impoverimento culturale, noi difendiamo la libertà di insegnamento e di ricerca, così come voi difendete la libertà di informazione, il pluralismo fondato sul rispetto delle opinioni dei singoli.
La libertà d'insegnamento e la libertà di informazione sono due beni fondamentali per la crescita e il naturale sviluppo del nostro paese e di ogni paese democratico. La pratica e la difesa di queste libertà ci ha visto e ci vede sempre fortemente impegnati.
L'Università di Sassari da molto tempo sta collaborando con le organizzazioni professionali dei giornalisti.
L’attività di formazione si sviluppa soprattutto dentro la Facoltà di Scienze Politiche, con il corso di laurea in Scienze della comunicazione (L20), articolato in 15 esami, 3 laboratori, periodi di tirocinio. E poi con il corso di laurea magistrale in comunicazione (LM59), accorpato con quello in Pubblica amministrazione. E nella Facoltà di Lettere e Filosofia, con il corso di laurea interclasse di Scienze delle lettere e della comunicazione COMES per esperti multimediali, per l’istruzione a distanza, per professionisti in aziende editoriali e in agenzie pubblicitarie. Ancora a Lettere è attivo il corso di laurea magistrale in Scienze delle lettere e della comunicazione multimediale (LM15 e LM65), con attenzione per le scienze dello spettacolo e della produzione multimediale.
Oltre ai corsi di laurea in comunicazione, abbiamo attivato, tredici anni fa un Master in giornalismo con docenti provenienti dal mondo dell’informazione, anche prestigiosissimi.
Successivamente, grazie a una convenzione siglata con l'Ordine dei giornalisti, il Master si è trasformato in scuola per praticanti, dalla quale vengono fuori dei giovani che sostengono l'esame di stato per diventare professionisti e che poi, come è accaduto e sta accadendo per tanti di loro, lavorano in testate locali e nazionali di assoluto prestigio. Noi siamo orgogliosi, come ateneo e come sardi, che questi giovani abbiano studiato e siano diventati giornalisti nella nostra università, che diversi giovani giornalisti abbiano scelto di trasferirsi dalla penisola a Sassari per studiare e svolgere il loro praticantato nel nostro Ateneo. Ci dobbiamo ora concentrare ancora di più per stabilire un solido contatto tra formazione e lavoro, collegandoci con il mondo della stampa e chiedendo la collaborazione con i sindacati.
Da pochi giorni è cominciato il quarto biennio del Master in Giornalismo, alcuni degli allievi appena iscritti sono oggi qui tra il pubblico. I risultati finora raggiunti sono positivi: ce lo dicono i primi dati sull'occupazione, i giudizi degli stessi allievi e quelli dei responsabili delle testate giornalistiche che in Sardegna, in Italia e all'estero hanno ospitato i nostri stagisti.
Noi consideriamo la scuola di giornalismo un fiore all'occhiello della nostra università e anche un punto di riferimento importante per l'intera Sardegna. Portarla avanti è un impegno oneroso, anche dal punto di vista economico. Soprattutto per i genitori dei nostri studenti. Ne so qualcosa anch’io. Noi vogliamo farla crescere, farla diventare un centro di alta formazione e di ricerca d'eccellenza. Non possiamo farlo da soli, e mi auguro ci sia l'aiuto, il suggerimento e la collaborazione degli istituti di categoria dei giornalisti e la sensibilità delle istituzioni locali e regionali.
Intendiamo trasformare il Master di giornalismo della Facoltà di Scienze Politiche in una Scuola vera e propria di Ateneo, nella convinzione che c’è ancora largo spazio nelle istituzioni per nuovi uffici stampa. Del resto anche l’Università di Sassari si doterà a breve di un addetto stampa professionista, poiché l’Università deve avere più trasparenza e deve rendere conto pubblicamente di quello che succede al suo interno. C’è spazio per i giornalisti nella Sardegna del futuro.
C'è stata dunque, c'è e ci sarà ancora di più, posso assicurarlo come Rettore dell'Università di Sassari, la massima apertura nei confronti dei giornali e dei giornalisti e l'auspicio di riuscire a percorrere pezzi di strada insieme.
Sono sicuro che ci sarà in futuro una adeguata attenzione da parte dei giornali e dei giornalisti nei confronti dell'Università di Sassari, non solo quando ci sono da dare le cosiddette cattive notizie, una pratica, come sappiamo tutti, diffusa nell'informazione giornalistica. Sono convinto – ne parlavo nei giorni scorsi nelle visite ai direttori ed ai responsabili delle principali testate del nostro territorio – che si darà risalto anche alle buone notizie, soprattutto se queste saranno sempre più numerose e se insieme lavoreremo per far cambiare l’Università e la Sardegna. E per fortuna, pur tra le mille difficoltà in cui si dibatte come tutte le università italiane anche quella di Sassari, le notizie buone nel nostro Ateneo non mancano, anche in questi giorni nei quali i provvedimenti del Governo ed il disegno di legge di riforma dell’Università minacciano di provocare a catena conseguenze drammatiche.
Del resto non ci troviamo soli ed abbiamo trovato in queste settimane la solidarietà del Presidente Cappellacci, della Presidente Lombardo, degli Assessori La Spisa, Baire e Liori.
Qui ad Alghero, voglio ricordare l’ingresso dell’Ateneo nella rete delle Università catalane Xarxa Vives ed il ruolo della nostra Facoltà di Architettura, che si è piazzata al primo posto tra le facoltà di architettura italiane, nella annuale classifica del Censis. La Facoltà cresce, si sviluppa, si differenzia, si radica nel territorio. Nei giorni scorsi erano circolate voci di una sua chiusura. Le ho già smentite e oggi voglio ribadire davanti a voi, operatori dell'informazione, che Architettura di Alghero non chiuderà e che sarà valorizzata e potenziata. Credo che il compito del Rettore sia innanzi tutto quello di difendere un patrimonio di idee, di relazioni, di strutture che ci ci ha preceduto ha costruito nel tempo.
In conclusione del mio intervento voglio ripetere ciò che ho detto nei giorni scorsi in occasione del mio ingresso nell’Aula Magna dell’Università: l’Ateneo deve trovare una dimensione nuova, più internazionale ed aperta. Deve trovare il modo per essere veramente il motore dello sviluppo del territorio, deve fare la sua parte per dare un contributo di idee per aiutare la Sardegna ad affrontare la crisi che stiamo attraversando.
Noi operiamo in una regione, la Sardegna, che presenta difficoltà specifiche legate all’insularità, all’isolamento delle zone interne, ai ritardi nella realizzazione di reti di comunicazione, ai bassi livelli di investimenti nella ricerca, alla debolezza del tessuto produttivo. Obbligati a competere sul piano nazionale, siamo ora concentrati verso una sfida nuova e senza precedenti. Chiediamo di avere al nostro fianco la parte più sana della società civile, coloro che come i giornalisti esercitano un dovere che ritengo fondamentale, quello dell’esercizio dello spirito critico, che stimoli, pungoli e incalzi gli amministratori pubblici. E questo al fine di costruire una società più giusta ed a misura d’uomo.
Cerimonia di insediamento del Rettore - Sassari 4 novembre 2009
Autorità, amici, cari studenti,
inizia oggi una esaltante avventura, una fase nuova dell’Università di Sassari, un momento decisivo per il nostro Ateneo, per la città, per la Sardegna. Viviamo questo momento con emozione, con profonda preoccupazione ma anche con viva speranza, accompagnati dal sostegno e dall’affetto sincero di tanti amici e di tanti studenti. Numerosissimi sono i messaggi di auguri pervenuti, che testimoniano una attenzione che va ben oltre i confini della Sardegna, dal Ministro Maria Stella Gelmini, al direttore generale Luciano Criscuoli, ai Rettori di quasi tutte le Università italiane, a tanti colleghi italiani e stranieri in rappresentanza di istituzioni scientifiche e culturali: si è veramente manifestata quella rete di relazioni che in questi anni l’Ateneo ha costruito collocandosi al primo posto tra le istituzioni culturali del territorio ed affacciandosi in uno scenario più vasto: lo testimonia oggi anche la presenza di delegazioni internazionali, dalla Russia in particolare da San Pietroburgo, dalla Catalogna, dalla Tunisia. Sono veramente grato alle tante autorità presenti, in rappresentanza di Istituzioni e comunità che ci sono care davvero. Consentitemi tra i messaggi ricevuti di citare almeno quello del mio antico maestro, il vescovo di Nuoro mons. Pietro Meloni, latinista insigne, che si unisce alla nostra gioia ed alla universale esultanza accademica e ci rivolge un cordialissimo Dio vi benedica.
Le elezioni per il nuovo Rettore si sono svolte in un clima di forte competitività ed hanno costituito l’occasione per una larga consultazione del personale docente, tecnico amministrativo e degli studenti che ha consentito di definire un programma frutto di un generoso impegno collettivo fatto di proposte, osservazioni, indicazioni operative, che ci sono state estremamente utili per impostare un lavoro che vorremmo espressione condivisa di una comunità accademica da costruire. Abbiamo concepito il nostro programma con un occhio rivolto al progetto, alla visione generale, ai princìpi e con uno sforzo di analisi e di riflessione critica; ma soprattutto abbiamo cercato di guardare al futuro con una prospettiva operativa, indicando obiettivi, priorità, strumenti e, dove possibile, risorse disponibili. E ciò nell’ambito della triplice missione dell’alta formazione, della ricerca scientifica e del servizio a favore del territorio sul piano tecnologico, economico, culturale e socio-sanitario, che deve convergere in un’azione unitaria.
Il mio mestiere di storico mi ha abituato a vivere l’impegno nel tempo che ci è dato considerando positivamente le eredità che ci vengono affidate e soprattutto guardando al presente come momento di responsabilità per costruire prospettive di crescita e di sviluppo. Si sono create in questi mesi attese e aspettative che non intendiamo deludere: ora sentiamo di non essere soli e sentiamo forte la disponibilità di tanti a collaborare in un momento di profonda crisi e di drammatico ripensamento sulla funzione dell’Università pubblica. Abbiamo ben presente il valore di un patrimonio storico, nella sua complessità e nella sua ricchezza di contenuti umani e scientifici dal quale partire per costruire un Ateneo nuovo, capace di misurarsi in un confronto internazionale ma fortemente radicato nell’Isola. È necessario un forte impegno di innovazione e di modernizzazione, un deciso cambiamento di fronte alle minacce che si profilano all’orizzonte, accelerando gli interventi, con una spinta riformista, dando spazio ai giovani, alle donne, a tutti coloro che abbiano talento, valorizzando le competenze di ciascuno ed il merito. Attraverso una continua e attenta valutazione dei risultati saranno attribuiti i premi di produttività, le borse di dottorato, gli assegni di ricerca, i posti di ricercatore.
Usciamo da un lungo e fecondo periodo di crescita animato dall’azione appassionata ed intelligente del prof. Alessandro Maida, che ha vissuto il suo mandato di Rettore con molto impegno, energia, soprattutto con equilibrio e buon senso difendendo innanzi tutto l’Istituzione. Gli debbo gratitudine per la fiducia che mi ha concesso come suo principale delegato. Consentitemi di ricordare anche il ruolo significativo svolto dal Rettore emerito prof. Vanni Palmieri e dal direttore amministrativo dott. Giovanni Sircana.
Ora guardiamo veramente al futuro e prometto solennemente che sarò il Rettore di tutti, dei docenti, del personale tecnico amministrativo, degli studenti, dell’intero mondo della sanità e del sociale, privilegiando costantemente la cultura del fare. Abbiamo forte la voglia di collaborare, di ascoltare, di costruire ogni giorno qualcosa che rimanga nel tempo. Ci mettiamo a disposizione per dare un contributo per valorizzare le nostre risorse (materiali, professionali ed umane), per stimolare processi virtuosi e per far crescere il nostro Ateneo, tenendo conto della sua storia secolare, della sua complessità, della sua ricchezza di contenuti umani e scientifici: un Ateneo europeo che si proietta nel Mediterraneo in virtù della sua posizione, al centro del mare interno, crocevia di incontri e di scambi di uomini, merci saperi e culture, un Ateneo di qualità, capace di misurarsi in un confronto internazionale ma fortemente radicato in quest’isola che cammina ora nella storia. Ancora cinquanta anni fa Thomas Münster (Parlane bene, Il Maestrale 2006, p. 16) riteneva che la popolazione della Sardegna, in particolare quella rurale, viveva solo nel presente e non possedeva il senso del tempo, tanto che non era in grado di riconoscere le linee di una pianificazione di ampie proporzioni.
Noi allora non abbiamo di fronte soltanto un problema banalmente quantitativo, di indicatori da rispettare. Quella odierna è innanzi tutto una grande sfida culturale, fatta di passione civile e di impegno personale, sicuri che dovremo rendere conto di quello che non saremo capaci di fare. Del resto come per la parabola dei talenti, a chi molto è stato dato, molto, giustamente, verrà richiesto. Abbiamo fortissimo il senso del limite delle azioni dei singoli e sentiamo vivissima la necessità di costruire alleanze e di trovare sinergie, di ascoltare il parere di tutti, di collegare tra loro i territori e le esperienze della Sardegna. Non sarà – ne siamo consapevoli – un’impresa facile, ma è nostra ferma intenzione provarci, con ottimismo, energia e voglia di fare. Con tutti quelli che ci vorranno aiutare in questo difficile percorso.
E allora voglio presentare la nuova compagine di governo dell’Ateneo. Sarò affiancato dal Prorettore prof. Laura Manca, che avrà piena delega sull’Organizzazione della didattica, alta formazione, diritto allo studio e servizi agli studenti.
Ho istituito ai sensi dell’art. 13 dello Statuto la Giunta di Ateneo, composta da 6 validissimi colleghi: la Prof. Lucia Giovanelli, delegata per la Programmazione, bilancio, innovazione manageriale; la Prof. Donatella Spano delegata per la Ricerca ed il trasferimento tecnologico; il Prof. Sergio Coda, delegato per l’Infrastrutturazione e gestione del patrimonio edilizio; il Prof. Vanni Lobrano, delegato per l’Internazionalizzazione, oggi impegnato a rappresentarmi all’estero; il Prof. Francesco Morandi delegato per l’Innovazione regolamentare, gli Affari legali, la trasparenza; il prof. Prof. Giulio Rosati per la Sanità. Il nuovo direttore Amministrativo è il dott. Guido Croci dell’Università di Bologna, per 7 anni Direttore Amministrativo dell’Università di Foggia, un personaggio di cui ammiriamo la competenza e la serenità.
Voglio esprimere la soddisfazione per esser riuscito a coinvolgere tante personalità che hanno accettato il mio invito, scelte in base alla loro competenza, al di là di logiche di appartenenza o di schieramento. Desidero ringraziare i colleghi della Giunta ed in particolare la carissima Laura Manca per una disponibilità che mi onora davvero, per la fiducia che tutti manifestano dei confronti della mia persona, per un impegno decisivo per rilanciare un ateneo storico che tra breve celebrerà i sui 450 anni di vita.
Ad essi si affiancheranno come di consueto numerosi altri delegati in corso di nomina, i membri delle commissioni, soprattutto i componenti del Consiglio di Amministrazione e del Senato Accademico, i nostri funzionari ad iniziare da quelli rinnovati del Rettorato e della Direzione Amministrativa. Entrano in carica i nuovi Presidenti della Consulta prof. Eraldo Sanna Passino e della Conferenza dei Dipartimenti prof. Marco Vannini, i nuovi presidi di Economia prof. Enrico Grosso, di Giurisprudenza prof. Francesco Sini, di Medicina prof. Giuseppe Madeddu. Ma chiamo a collaborare tutti indistintamente a prescindere da deleghe ufficiali e da nomine formali.
Credo che impegno primario del Rettore e dei suoi diretti collaboratori debba essere quello di riuscire a rappresentare al meglio l’Istituzione e di presiedere con serenità ed equilibrio gli Organi di governo, nel rigoroso rispetto della legge e delle legittime esigenze di chiunque operi nell’Università, svolgendo con equità ed obiettività le funzioni di indirizzo, garanzia, promozione e vigilanza, senza perdersi in logoranti mediazioni ma assicurando la preziosa funzione di garanti di percorsi di innovazione e di tutela del patrimonio scientifico e morale, con una visione strategica lungimirante. Occorre ora garantire il cambiamento con capacità di ascolto, volontà di capire le posizioni degli altri, senso del limite e consapevolezza della complessità dei problemi. Ci impegniamo a stringere un forte rapporto con le Istituzioni per difendere il modello di Università pubblica e costruire, se necessario, la Fondazione universitaria capace di attrarre le risorse indispensabili. Inoltre, insieme, dobbiamo intraprendere azioni per migliorare la buona reputazione ed il prestigio internazionale del nostro Ateneo e definire politiche di sviluppo per una missione futura di un’Università aperta che diventi il presidio fondamentale del sistema democratico.
Ritengo che al centro del mandato ci debba essere l’impegno a mobilitare le forze vive e a favorire lo sviluppo di un processo virtuoso che stimoli la creatività dei ricercatori e la nascita di un sistema che riconosca, nella trasparenza, un forte principio di sussidiarietà, nella prospettiva di trasformare le Facoltà in Scuole di alta formazione. Appare necessario trovare soluzioni concrete ai problemi della ricerca, della didattica, dell’alta formazione, dell’assistenza sanitaria, soprattutto per rendere altamente competitiva l’Azienda Ospedaliera Universitaria; rimuovere ostacoli, alleggerire e accelerare le procedure contro inutili impacci burocratici, estendendo a cascata la cultura della responsabilità e distinguendo le cause delle disfunzioni dagli effetti; garantire un processo di valutazione equilibrato, indirizzato al giusto riconoscimento delle molte e qualificate professionalità che operano nel nostro Ateneo; affermare l’orgoglio di un’appartenenza e di un patrimonio; avviare un confronto ed uno stretto rapporto con le Istituzioni ed in particolare con il Governo Regionale per difendere l’attuale modello di Università pubblica; far diventare l’Ateneo il punto di riferimento centrale per un territorio del Nord dell’Isola che vuole continuare a crescere, mettendo in relazione dialettica la ricerca umanistica e la ricerca sperimentale con applicazioni e trasferimenti a favore del territorio; creare una continuità tra l’Università, la città che ci ospita e la cultura della Sardegna; infine, fissare obiettivi alti di un forte rinnovamento generazionale e di internazionalizzazione, se non vogliamo ridurre l’Ateneo ad un mero erogatore di prestazioni didattiche, un’Università di servizio destinata a svolgere un ruolo circoscritto e poco significativo nel contesto nazionale e internazionale. Per costruire il futuro dell’Università, mentre andiamo incontro ad un periodo di restrizioni, occorre anche trovare il coraggio di praticare scelte che implicano rigore e senso di responsabilità, costruendo il consenso ed evitando strappi e disagi, facendoci carico anche degli ultimi. Occorre allora riaffermare alcuni valori centrali, come quello della promozione culturale e sociale per i meritevoli, qualunque sia la loro provenienza sociale, geografica o culturale. Non si può pensare ad aumenti generalizzati delle tasse studentesche in questo momento di difficoltà, ma la leva della tassazione deve servire per incoraggiare gli studenti a migliorare i propri risultati e concludere rapidamente gli studi.
Vogliamo assumere una missione, per costruire un Ateneo di diritti e di doveri: di diritti, ad iniziare dalla possibilità reale di accesso agli studi universitari, dalla libertà di insegnamento e di ricerca, dal miglioramento dell’ambiente di lavoro, dai riconoscimenti per l’impegno e la produttività nei dipartimenti, ma anche nei corsi di laurea e nella terza missione a favore del territorio nelle prestazioni in conto terzi, con forme riconosciute di premialità. Doveri, a partire dalla presenza in sede, dalla responsabilità personale e dalla serena disponibilità a sottoporsi ad una valutazione specie sull’adempimento dei compiti didattici. Intendiamo riaffermare alcuni principi: trasparenza, rigore, serietà professionale, passione civile, imparzialità dell’azione amministrativa, merito, lotta al clientelismo, al nepotismo, alle pressioni corporative o di appartenenza, sussidiarietà tra Dipartimenti, Facoltà, Uffici, semplificazione amministrativa, promozione culturale e sociale per tutti i meritevoli, valutazione, rinnovamento generazionale, internazionalizzazione partendo dall’identità plurale dell’Europa e del Mediterraneo.
La breve conferenza di Azedine Beschaouch stamane vuole essere un piccolissimo segnale di apertura della nostra Università verso un Mediterraneo che a breve conoscerà nuove forme di integrazione e di scambio culturale: l’Università deve essere per la Sardegna più ancora che nel passato la finestra attraverso la quale guardare al mondo.
All’interno dell’Ateneo la spinta riformatrice dovrà concentrarsi nel definire nuove strategie e nel sostenere gli spazi di libertà di pensiero e di azione dei ricercatori, al di là dei sistemi di centralizzazione e di miope controllo burocratico. Occorre ridare efficienza ed efficacia agli investimenti, affrontando le criticità, le diseconomie, le situazioni consolidate di vantaggio. Adottare nuovi strumenti innovativi (trasferimento tecnologico, prestazioni in conto terzi, spin-off, centri di competenza, mobilità internazionale).
Dobbiamo correggere i limiti del nostro Ateneo. Tra gli obiettivi possibili: allargare il bacino di utenza, migliorare l’attrattività, istituire borse per studenti stranieri, individuare gli sbocchi professionali per tutti i titoli di studio, trovare un equilibrio tra le spese per il personale docente e quelle per il personale tecnico amministrativo migliorando il rapporto col FFO; coprire i settori scientifico-disciplinari carenti all’interno dei corsi di studio; estendere l’internazionalizzazione con l’ERASMUS, il Master & Back, i visiting professors, in entrata ed in uscita. Dobbiamo combattere il provincialismo, migliorare i servizi agli studenti, far nascere un sistema informativo che faciliti la pianificazione delle risorse e delle attività; garantire l’efficienza dell’Amministrazione centrale e periferica, allo scopo di combattere da una parte le vischiosità burocratiche e dall’altra di semplificare le procedure e promuovere la responsabilità.
Impegno specifico dedicheremo a Sassari città della conoscenza ed al sistema delle autonomie: occorre rivedere il rapporto con la città e il territorio, verso una politica globale indirizzata allo sviluppo del Nord Sardegna in collaborazione con gli Enti locali. L’Università in Città o la Città universitaria deve fondarsi su una continuità urbanistica tra Ateneo e Città, su una reciproca accettazione di valori e di legami identitari, su un impegno comune per migliorare la qualità della vita dei cittadini. L’Università deve sentire il dovere di giustificare e difendere pubblicamente le proprie scelte strategiche, ad esempio sul piano urbanistico, ma anche sull’organizzazione interna, sulle strutture didattiche, sul decentramento. Anche la Città – lo dicevamo ieri al Signor Sindaco - deve crescere più velocemente e sentire la responsabilità di ospitare l’Università, con una elevazione della qualità della vita, che riverberi i suoi effetti sulla popolazione studentesca.
Il prossimo sarà un triennio costituente nel quale si deve progettare il nuovo modello istituzionale di Università, sulla base dei principi di autonomia, autogoverno, democrazia, equità, equilibrio dei poteri, collegialità, responsabilità chiare. Il nuovo modello deve far riferimento ai diversi portatori di interessi, senza mai perdere di vista i principi dell’efficacia gestionale: dunque si dovrà definire la struttura dell’Ateneo articolato per Dipartimenti ed in Scuole di formazione e rivedere i rapporti tra Senato, Consiglio di Amministrazione, Consulta, Consiglio degli Studenti, con una precisazione e distinzione dei compiti dei diversi organi e con una maggiore rappresentanza del mondo della ricerca nel Senato Accademico. Occorre garantire un effettivo ruolo decisionale degli organi di governo e di quelli periferici col supporto di staff di alto profilo, la distinzione fra funzione politica e funzione di gestione; dobbiamo valorizzare l’autonomia dei Dipartimenti e la creatività dei singoli ricercatori; la partecipazione di tutte le componenti al governo dell’Ateneo, con un significativo processo di decentramento. Il Collegio dei revisori dei conti è stato profondamente rinnovato così come a breve anche Nucleo di valutazione, chiamati ad assumere sempre più il ruolo di consulenti capaci di prevenire i problemi e aiutare a trovare soluzioni in termini di legittimità, efficienza, correttezza ed efficacia.
Tra le priorità della nostra azione che abbiamo individuato e sulle quali intendiamo concentrarci c’è la riforma dell’attività formativa per garantire la qualità dei processi nell’organizzazione della didattica, alta formazione, diritto allo studio e servizi agli studenti: nascerà il Garante degli Studenti e sosterremo il Comitato per le pari opportunità. Riaffermiamo la centralità dello studente e ci batteremo per la promozione culturale e sociale per tutti i meritevoli. Favoriremo la partecipazione della componente studentesca a tutte le decisioni fondamentali della vita universitaria, ridefinendo gli ambiti e le modalità di impiego dei fondi autogestiti. Consentitemi di esprimere la solidarietà ai nostri studenti colpiti per il grave ritardo nell’insediamento del nuovo Consiglio di Amministrazione dell’ERSU e voglio ribadire che l’Università non ritarderà le procedure per la nomina del nuovo Presidente, per il quale ci aspettiamo una designazione adeguata alle tradizioni dell’Ente. Intendiamo indurre un aumento consistente del numero dei laureati in Sardegna, al momento tra i più bassi tra tutte le regioni italiane. Inoltre, metteremo in campo interventi presso le diverse Facoltà per seguire le matricole e combattere gli abbandoni, recuperare i debiti formativi, ridurre il numero dei fuori corso e dei “falsi studenti”, istituire i tutor o figure professionali specializzate per le diverse aree, con corsi di recupero, assistenza telematica agli studenti, ricollocazione degli studenti inattivi o che non abbiano maturato un minimo di crediti dopo il primo anno; azione mirata per gli studenti lavoratori; registrazione on line degli esami. Dobbiamo coordinare meglio tutta l’offerta didattica di Ateneo allo scopo di costruire nuove competenze per poter contribuire al raggiungimento di obiettivi indicati dall’UE relativamente al numero dei laureati in matematica, scienze e tecnologia; dobbiamo sostenere l’insegnamento delle lingue straniere e dare impulso a corsi interclasse e interateneo, con attenzione per la sostenibilità dei corsi e per la valorizzazione della docenza di ruolo. Abbiamo ben presente la necessità di un riequilibrio delle risorse per la docenza sulla base dei fabbisogni e dei requisiti necessari dei corsi. Dobbiamo ripensare il ruolo dei referenti per la didattica, dei tutor, del servizio orientamento in entrata, dei tirocini e dello job placement nel quadro del processo di continuità formazione-lavoro e con una forte aderenza alle esigenze del mercato del lavoro Dobbiamo verificare il processo di trasmissione delle conoscenze sulla base dell’efficacia dei risultati e dell’apprendimento; la progettazione dell’offerta didattica dovrà prevedere la diminuzione numerica di corsi di studio, di sedi e di insegnamenti, verificandone la sostenibilità, garantendo l’intersezione con la ricerca scientifica; intendiamo adottare il modello di autovalutazione guidata, che metta a frutto l’esperienza del Campus One e affronti il requisito di Qualità e del sistema di gestione per la qualità. Tra i nostri obiettivi poniamo il sostegno al Comitato di Ateneo per l’autovalutazione delle attività didattiche, assistito da una commissione di valutazione per singolo corso di studio e dagli Uffici. Ci proponiamo, inoltre, di estendere la rete dei rapporti internazionali per favorire l’internazionalizzazione dei corsi di studio con una piena funzionalità del programma di mobilità ERASMUS. Saranno potenziate le Scuole di dottorato, con incremento del numero delle borse, cotutele internazionali, politiche per favorire l’inserimento dei dottori di ricerca nel mondo del lavoro e della produzione.
Dobbiamo arrivare ad una complessiva revisione e riordino dell’offerta formativa fuori sede sulla base delle risorse disponibili, salvaguardando le iniziative positive e procedendo a interventi di razionalizzazione per i corsi che non saranno in grado di sostenersi. Occorre contenere al massimo la politica delle gemmazioni garantendo per quelle virtuose la piena sostenibilità nel tempo, evitando sprechi, diseconomie e duplicazioni, a Olbia, a Nuoro, a Oristano, ad Alghero: la Facoltà di Architettura, classificatasi al I posto in Italia nelle recenti classfiche, non solo non corre rischi di sopravvivenza ma sarà potenziata con un significativo sviluppo di attività internazionali. Verificheremo le nuove strategie del Consorzio dell’Università telematica della Sardegna.
Obiettivi principali nel campo della ricerca saranno i seguenti: centralità dei Dipartimenti con autonomia finanziaria e distribuzione selettiva delle risorse; trasversalità, sinergia, collaborazione tra gruppi di ricercatori; sostegno alle reti di relazioni, condivisione di laboratori, uso comune delle apparecchiature, erogazione dei servizi, impiego del personale tecnico amministrativo ed in particolare collaborazione interdisciplinare in settori di rilevanza. Dobbiamo programmare reali politiche di sostegno e promozione della ricerca, mediante strutture che aiutino i ricercatori nella predisposizione e gestione dei progetti, individuazione di nuove opportunità di finanziamento, sostegno alla ricerca di base con il Fondo di Ateneo della ricerca ex 60% potenziato; come è noto il mio primo atto è stato martedì scorso quello di proporre al Consiglio di Amministrazione un finanziamento di 1 milione per il FAR 2009. E inoltre nuova anagrafe con valutazione della produttività scientifica dei singoli ricercatori e dei dipartimenti utilizzata per ripartire le risorse finanziarie ed umane anche allo scopo di aumentare la capacità di attrarne di nuove. Istituzione di posti di ricercatori con contratto a tempo determinato. Destinazione del complesso di Tramariglio e potenziamento di Porto Conte Ricerche quale polo di Sardegna Ricerche nel nord dell’Isola. E ancora istituzione di un Consiglio della ricerca espressione dei Comitati d’area. Potenziamento dei centri di competenza tecnologica, degli spin-off, dell’ILONET. Estensione del programma visiting professors in modo da finanziare anche la mobilità in uscita, rientro dei cervelli. Adesione al programma di riforme proposto dalla Conferenza dei direttori dei Dipartimenti. L’ufficio ricerca deve essere orientato al servizio dei ricercatori con ampie competenze in lingua straniera. Infine impegno per la prossima valutazione CIVR che deve rappresentare un completo censimento delle tantissime attività di ricerca in corso nell’Ateneo.
Riaffermiamo un impegno nei settori prioritari dei fondi strutturali europei (società dell’informazione; inclusione, servizi sociali, istruzione e legalità; energia; ambiente, attrattività naturale, culturale e turismo; sviluppo urbano; competitività), nei distretti tecnologici (in particolare Biomedicina, ma anche Nanotecnologie, ICT), nelle principali linee della Strategia regionale per la ricerca e lo sviluppo tecnologico. Garantiremo un efficace coordinamento di Ateneo per la presentazione dei progetti strategici del programma europeo Marittimo e dei progetti semplici ENPI-Mediterraneo, con un’azione di consulenza e di stimolo, d’intesa con il nuovo delegato per il VII programma quadro europeo e l’Ufficio ricerca.
È nelle nostre intenzioni potenziare il ruolo del polo centrale del Sistema bibliotecario di Ateneo, anche al fine di realizzare economie di spesa; sostenere il Laboratorio di digitalizzazione di materiale antico e raro e di manoscritti degli autori sardi. Il Museo della Scienza e l’Orto Botanico con le sue aree verdi offerte alla città dovranno avere le necessarie dotazioni organiche.
Attenzione specifica sarà dedicata ai laboratori, ai centri ed alle aziende collocate sul territorio: intendiamo ricostituire l’Azienda Agraria intesa come una cabina di regia che si assume per intero la responsabilità dello sviluppo del settore. Infine, l’Archivio storico, l’Archivio di deposito e l’Archivio corrente debbono avviarsi ad una completa riorganizzazione.
Inaugureremo il Centro Linguistico di Ateneo nei nuovi locali, provvederemo all’acquisto di nuove attrezzature, con il potenziamento degli esperti linguistici di lingua madre, il recupero del laboratorio di produzione, le iniziative a favore del territorio che consentano l’autofinanziamento. Verranno promossi corsi di lingua per i docenti, il personale e gli studenti e finanziati Progetti di ricerca finalizzati.
In materia di sviluppo delle risorse umane, occorre mettere in campo una gestione basata sulle responsabilità, sul rispetto della professionalità acquisita, pronta all’adozione di modelli gestionali funzionali ai bisogni dell’organizzazione universitaria. Intendiamo privilegiare il reclutamento di giovani meritevoli ed un urgente ricambio generazionale, per combattere il precariato; si devono correggere gli squilibri disciplinari, garantendo veramente le eccellenze con interventi mirati volti a coprire i requisiti necessari per corsi di studio e scuole di specialità. I budget delle Facoltà non debbono essere virtuali ma realmente disponibili, con una costante interazione per promuovere aree trasversali e strategiche. Saranno posti forti limiti alla deroga per un biennio aggiuntivo per i pensionandi; sarà revocato il regolamento sui pensionamenti anticipati incentivati con supplenze retribuite. Le chiamate degli idonei e le progressioni di carriera inserite nel quadro del nuovo sistema dei punti organico debbono puntare alla qualità delle scelte, con una rigorosa politica di Facoltà e di Ateneo volta a definire precise priorità, rispondendo alle attese ad ai valori, promuovendo più giustizia ed equità, con un forte impegno che non può non essere altruistico e disinteressato, con azioni mirate anche a sostegno dei più deboli e delle aree in sofferenza, dei settori rimasti orfani, delle discipline trasversali, introducendo forti elementi di competizione meritocratica, di mobilità internazionale, di trasparenza; occorre valutare il rapporto docenti/studenti, la posizione delle singole aree, la disponibilità di budget virtuali delle Facoltà, con un’analisi delle politiche precedenti. Sarà adottato e pubblicato il Codice etico.
Nell’ambito dell’Amministrazione dobbiamo arrivare all’attribuzione delle responsabilità di istituto alla dirigenza amministrativa, affermando logiche di pianificazione, di innovazione e valutazione e nuovi modelli di gestione improntati alla sostenibilità e finalizzati al cambiamento; la nuova programmazione dei processi obbedirà a criteri trasparenti; sarà verificato il trattamento accessorio e pubblicheremo la Carta dei servizi. La revisione della struttura organizzativa deve partire dal documento dell’ottobre 2006 messo a punto dalla Commissione di Ateneo per l’organizzazione del lavoro, che ha sviluppato un’analisi del modello organizzativo attuale che presenta non pochi punti di debolezza perché è incentrato su una impostazione gerarchico-funzionale secondo una logica di adempimento amministrativo rispetto alle procedure ed alle funzioni; bisogna ora mettere l’accento sulla responsabilizzazione, la flessibilità, l’efficienza e l’efficacia dei processi produttivi.
La nomina del direttore amministrativo scelto fra personalità di elevata qualificazione ed esperienza personale, consapevoli della complessità del sistema, è stata la premessa per una profonda innovazione della struttura amministrativa, verso una nuova dotazione di 5 nuovi dirigenti assunti in mobilità o per concorso con bandi a tempo determinato e con premi di risultato fondati sul raggiungimento degli obiettivi, sulla professionalità e sul merito, con criteri condivisi di scelta e di valutazione.
Il rinnovo della macchina organizzativa dovrà passare anche attraverso una modernizzazione della strumentazione informatica, un potenziamento dell’organico dopo la storica contrazione dell’ultimo decennio, l’impiego di strumenti di formazione, aggiornamento e riqualificazione del personale. L’innovazione avrà il suo fulcro in nuovi modelli gestionali ed organizzativi, basati su logiche manageriali, con incentivi per gli uffici che raggiungono i propri obiettivi e fanno sviluppo, riducendo i troppi procedimenti ed i troppi processi ed abbattendo i tempi di adozione delle decisioni. Garantiremo la pubblicazione on line dei verbali degli organi accademici e l’ufficio comunicazione seguirà tempestivamente l’attività del Rettore e dei Delegati.
Ci avviamo verso la riorganizzazione degli uffici, la valorizzazione e crescita delle competenze professionali del personale, il pieno sostegno all’adozione degli strumenti contrattuali. Occorre costituire la Consulta del Personale Tecnico Amministrativo.
È nostra intenzione pervenire rapidamente all’elaborazione di un piano strategico di Ateneo allo scopo di offrire una visione generale sullo stato dell’Università di Sassari e di definire le azioni di cambiamento per il prossimo triennio. Il processo di programmazione si deve rafforzare soprattutto con riferimento alle strutture periferiche, adottando un reale meccanismo di budget ed adeguati sistemi di controllo della gestione, di analisi dei processi e di valutazione a livello centrale e periferico. Occorre programmare la riforma dei processi decisionali e organizzativi al fine di semplificare e rendere più efficiente l’amministrazione, nel nuovo contesto competitivo internazionale. Nascerà l’Ufficio programmazione e controllo.
Siamo impegnati a sostenere la necessità di aumentare il Fondo di Funzionamento Ordinario e reperire nuove risorse finanziarie, migliorando prestazioni e produttività. Intendiamo adottare una politica dei risparmi, senza però comprimere le esigenze reali. Non pensiamo a tagli “a pioggia”, ma all’assunzione di scelte che salvaguardino le iniziative di qualità, eliminando ogni frammentazione della spesa con accorpamenti e razionalizzazione di strutture e funzioni. Introdurremo la contabilità analitica e quella economico-patrimoniale. Sarà necessario il visto di legittimità ed il visto di copertura finanziaria da parte della ragioneria per tutte le delibere del Consiglio di Amministrazione. Verrà effettuata una revisione accurata dei residui e si sta innovando la procedura di formazione dei bilanci di previsione.
Per quanto riguarda la Medicina Universitaria ribadiamo che la specifica missione dell’Azienda Ospedaliera Universitaria è quella di integrare la programmazione generale dell’assistenza (di cui è titolare il Direttore Generale) con quella didattico-scientifica della Facoltà di Medicina (di cui è titolare l’Università): Sassari deve riacquistare il proprio ruolo storico di polo regionale di riferimento in grado di offrire alla popolazione prestazioni in linea con i livelli di eccellenza europea, proprio grazie al valore aggiunto rappresentato dall’Università. Occorre ora battersi per completare gli investimenti edilizi a favore delle strutture cliniche e dei reparti che presentano condizioni di grave criticità, superare il gap tecnologico con investimenti mirati, seguire le procedure di approvazione del nuovo Atto Aziendale, rispondere alle esigenze di modernizzazione motivando il personale con una costante azione del Rettore per contrastare il declino che potrebbe essere alle porte. È necessario identificare le esigenze della prevenzione, dell’educazione sanitaria e della riabilitazione. Si deve garantire la difesa degli interessi degli studenti che meritano di conseguire un titolo spendibile sul mercato europeo. Intendiamo batterci per l’applicazione della 517/99 e l’erogazione tempestiva dell’indennità di esclusività. È urgente arrivare alla nascita dei nuovi Dipartimenti sanitari, in sinergia con il nuovo assetto interno all’AOU (Dipartimenti ad attività integrata). Pensiamo ad una nuova convenzione con l’AOU per la destinazione degli spazi per la didattica, per i laboratori e la ricerca. Duole ricordare che sul piano istituzionale persiste una grave incertezza in rapporto alle vicende della direzione generale dell’AOU ed al prossimo commissariamento, che interrompe un periodo di crescita e di sviluppo. Chiediamo alla Regione di arrivare rapidamente all’intesa sul nome del nuovo commissario, del direttore sanitario e del direttore amministrativo.
Più in generale l’Ateneo deve anticipare la riforma Gelmini razionalizzando i centri di spesa, completando la dipartimentalizzazione della Facoltà di Medicina; pensiamo inoltre a nuove modalità di calcolo delle dotazioni dei Centri di spesa ed alla ripartizione delle tasse studentesche a favore delle Facoltà e dei laboratori, con nuovi parametri per ripartire le risorse in base a logiche di premialità, attraverso una revisione del sistema di dotazione e riequilibrio con prospettive di sviluppo. Dobbiamo riformare profondamente il settore delle prestazioni a pagamento.
Occorre orientare nella trasparenza i servizi alle relazioni con i cittadini, promuovendo l’immagine dell’Ateneo ed arrivando alla riorganizzazione professionale e coordinata della comunicazione di Ateneo, evitando frammentazioni fra strutture e ponendo più attenzione agli organi di stampa nazionali. Tra gli strumenti che abbiamo individuato: un ufficio stampa ed il sito web tradotto in inglese. È nelle intenzioni promuovere un Centro stampa di Ateneo che assicuri un Servizio editoriale di qualità.
I nuovi servizi informatici passeranno attraverso lo sviluppo del capitale umano e la nascita di un Centro servizi autonomo e di un Comitato tecnico scientifico affidato a colleghi competenti per progettare la completa razionalizzazione delle attività informatiche, sul piano delle infrastrutture e dei servizi. Il Centro Elaborazione Dati si trasferirà nei nuovi locali di Via Rockfeller e sarà necessario arrivare alla revisione delle infrastrutture di rete, per un deciso miglioramento dei servizi (posta elettronica, spazi web, anagrafe, back-up, telefonia IP, badges).
Occorre aggiornare il piano complessivo di gestione e di sviluppo edilizio, concentrandosi sulle manutenzioni, gli interventi urgentissimi sulla sicurezza, l’abbattimento delle barriere architettoniche, la gestione degli edifici esistenti, il completamento delle strutture, attraverso la ricerca di finanziamenti europei, ministeriali e regionali e intese con gli Enti locali. È necessario adottare un documento di programmazione triennale che consenta progressivamente di dismettere gli edifici locati o inadeguati; procederemo rapidamente alla realizzazione dell’ospedale veterinario e delle aule della Facoltà di Agraria; tra le priorità consideriamo urgente la sistemazione della Facoltà di Economia, il secondo lotto di Farmacia, il completamento del Polo bio-naturalistico di Piandanna, l’ampliamento delle Facoltà di Lingue e Lettere, il restauro del palazzo centrale di Piazza Università e dei suoi annessi; la ristrutturazione e messa a norma degli edifici esistenti, con adeguamenti tecnologici ed interventi per l’installazione di sistemi fotovoltaici; esiste la necessità di curare ed estendere le aree verdi, gli spazi per le attività ludiche e sportive, i prati ed i giardini all’interno delle Facoltà e dei Centri di ricerca. Intendiamo risolvere il problema del parcheggio di Viale Italia di proprietà dell’Ateneo. Dobbiamo aggiornare l’inventario e razionalizzare l’uso del patrimonio, in particolare quello redditizio.
Non intendiamo eludere i problemi sul tappeto: attendiamo a breve i risultati ufficiali della Verifica amministrativo contabile dei Servizi ispettivi di finanza pubblica portata avanti negli ultimi mesi a Sassari come in quasi tutte le Università italiane. Saranno forse necessari interventi di chiarimento e manovre per superare eventuali criticità. Voglio dire qui, con la necessaria fermezza, che difenderemo in ogni sede l’istituzione, ma anche che intendiamo perseguire senza tentennamenti il metodo della trasparenza, facendo luce su tutti gli aspetti dell’amministrazione, accendo i riflettori sulle zone grigie, promuovendo un’operazione verità, anche se siamo convinti che il nostro Ateneo è fondamentalmente sano.
Un secondo problema è rappresentato dalla prossima approvazione del bilancio finanziario del 2010, che al momento presenta uno sbilancio di oltre 8 milioni a causa dei tagli ministeriali per il 2009 e per il 2010. È preoccupante l’analisi dell’equilibrio di parte corrente soprattutto a causa dell’incremento della spesa per il personale. La commissione bilancio ha avviato una manovra sul piano delle entrate e delle uscite, indicando gli obiettivi strategici, gli obiettivi operativi, le azioni da intraprendere per introdurre un sistema più maturo di pianificazione strategica e operativa, per realizzare un sistema di controllo di gestione, per realizzare strumenti di rendicontazione nuovi quali il bilancio sociale di Ateneo.
I prossimi mesi ci vedranno impegnati in una profonda revisione dello statuto, che comporterà una completa riorganizzazione dell’Ateneo, nei suoi uffici, nei suoi corsi di studio, nelle sue Facoltà e nei suoi Dipartimenti. Il Disegno di legge depositato in Parlamento rischia di essere fortemente penalizzante per le Università del Mezzogiorno e delle isole, colpite pesantemente già nel corso del 2009 da un taglio di risorse del FFO che non ha precedenti nella storia recente del Paese e che potrebbe rallentare la entrata in servizio dei vincitori dei numerosi concorsi fin qui banditi. La riduzione del Fondo di Funzionamento Ordinario e dei fondi per la ricerca è una minaccia per il nostro Ateneo. Non ci sottraiamo alla valutazione, chiediamo la modifica di alcuni bizzarri indicatori ministeriali, l’impianto di un sistema premiante, rigoroso, trasparente, condiviso e pubblicamente rendicontabile verso tutti i portatori di interesse, che consideri le specificità disciplinari ed i contesti territoriali in cui opera ciascuna università. Non si cambia senza investire. Occorre lavorare per reperire nuove risorse, nella prospettiva del Federalismo fiscale.
Voglio però ringraziare la Giunta Regionale il Presidente Ugo Cappellacci che abbiamo incontrato mercoledì sera, il Consiglio e la presidente Claudia Lombardo, in particolare gli Assessori alla Programmazione ed alla PI e la Commissione programmazione per aver compreso i drammatici problemi di sottofinanziamento degli Atenei sardi che insieme abbiamo segnalato in diverse audizioni io stesso ed il nuovo Rettore dell’Università di Cagliari, l’amico Giovanni Melis al quale vanno tutti i più affettuosi auguri per un mandato che è iniziato già un mese fa e che auguro felice e ricco di risultati. Ringrazio il prof. Francesco Pigliaru Prorettore alla ricerca per testimoniare con la sua presenza oggi a Sassari un sentimento di forte simpatia ed amicizia.
Ci ripromettiamo di coinvolgere Deputati e Senatori nella presentazione di emendamenti al Disegno di legge Gelmini per correggere alcune preoccupanti disposizioni e per far valere in sede di valutazione i temi dell’insularità, della depressione demografica, delle difficili condizioni socio economiche del territorio. Ma ci preoccupano alcuni principi ispiratori di una riforma che tocca l’organizzazione del sistema universitario, che intende valutare con parametri non sempre equilibrati la qualità e l’efficienza delle Università, che definisce nuove norme in materia di personale accademico e di riordino della disciplina concernente il reclutamento, che tocca i settori scientifico disciplinari, l’abilitazione scientifica nazionale, gli assegni, i contratti, i ricercatori a tempo determinato. Tutti temi che aggravano il problema del precariato. Non ultima, la prospettiva di accorpamento di più università rappresenta una vera e propria minaccia per la Sardegna settentrionale e rende necessaria una mobilitazione decisa e radicale per difendere la storia di quella che consideriamo una grande università europea, un patrimonio da difendere e da tutelare.
Siamo però disposti ad impegnarci per:
- un sistema di valutazione premiante che non si risolva in una “partita di giro”, il cui esito preannunciato è quello di sottrarre risorse a realtà che già scontano uno svantaggio di partenza, ma che impegni risorse aggiuntive rispetto al FFO, per aggiudicarsi le quali ogni Università sia incentivata ad adottare comportamenti virtuosi e evitare “effetti indesiderati” nel comportamento degli attori;
- un sistema di valutazione rigoroso che, tenuto conto delle specificità disciplinari e territoriali, consideri le variabili rilevanti per la qualità del capitale umano, adottando indicatori validi ed attendibili, che utilizzino delle banche dati affidabili e facilmente aggiornabili;
- un sistema di valutazione trasparente che dichiari in anticipo gli obiettivi della valutazione, argomentando in maniera esplicita, chiara e comprensibile a tutti i portatori di interesse le scelte metodologiche effettuate, valutandone i pro ed i contro, così da evitare ogni abuso di discrezionalità politica;
- un sistema di valutazione condiviso da tutti i portatori di interesse che eviti il ripetersi di situazioni scorrette sul piano dei rapporti istituzionali, come quelli verificatisi di recente;
- un sistema di valutazione coerente con obiettivi stabiliti, assegnati dal Parlamento;
- un sistema di valutazione virtuoso, perché capace di innestare comportamenti positivi.
Il ruolo dell’Università è cruciale per orientare le politiche di sviluppo della Sardegna valorizzando l’identità locale e contribuendo alla crescita delle strutture produttive nella nuova economia della conoscenza; dobbiamo garantire un forte impegno per difendere l’autonomia universitaria dal potere politico; si deve arrivare alla nascita di un sistema regionale integrato in sinergia con l’Università di Cagliari, con un modello di università a rete aperta ad una dimensione internazionale. Occorre combattere l’emarginazione dalle scelte regionali più significative, attraverso un confronto con le Istituzioni per definire strategie di sviluppo dell’Università e del territorio, basate sulla convergenza della programmazione. Bisogna arrivare alla firma di una nuova Intesa Regione-Università con una visione moderna ed internazionale del ruolo e della funzione universitaria, con forti investimenti per una adeguata dotazione infrastrutturale, la definizione di meccanismi competitivi ed un ripensamento delle modalità organizzative. Deve essere potenziato il ruolo della Consulta Regionale per la ricerca e ampliati gli interventi della legge sulla ricerca e per il trasferimento tecnologico. E occorre ben tenere presente che la mobilità di docenti e studenti passa attraverso interventi incisivi della Regione Autonoma a favore degli aeroporti della Sardegna settentrionale, dei porti, dei trasporti, delle comunicazioni interne, della viabilità stradale e ferroviaria, allo scopo di abbattere gli oggettivi ostacoli che nascono dall’insularità.
Il quadro come si vede è estremamente complesso e non mancano le premesse per costruire una fase nuova di sviluppo: anche sotto questo profilo, desideriamo portare un clima positivo e difendere un valore, quello dell’unità dell’istituzione universitaria, al di sopra degli inevitabili conflitti, che saranno utili, in qualche caso, per una crescita che si misuri con il pluralismo e che combatta la frammentazione del mondo universitario. Vogliamo un Ateneo europeo, di qualità, capace di misurarsi in un confronto internazionale, ma fortemente radicato in una Sardegna che non tradisca la propria originale identità.
Assumendo la carica di Rettore che mi è stata assegnata con la convinta adesione dell’elettorato, prendo l’impegno di spendere tutto me stesso per raggiungere obiettivi alti e per lavorare nell’interesse dell’istituzione che da oggi intendo rappresentare con determinazione e spirito di servizio.
Con questo spirito, dichiaro aperto il 448° anno accademico della nostra Università.
inizia oggi una esaltante avventura, una fase nuova dell’Università di Sassari, un momento decisivo per il nostro Ateneo, per la città, per la Sardegna. Viviamo questo momento con emozione, con profonda preoccupazione ma anche con viva speranza, accompagnati dal sostegno e dall’affetto sincero di tanti amici e di tanti studenti. Numerosissimi sono i messaggi di auguri pervenuti, che testimoniano una attenzione che va ben oltre i confini della Sardegna, dal Ministro Maria Stella Gelmini, al direttore generale Luciano Criscuoli, ai Rettori di quasi tutte le Università italiane, a tanti colleghi italiani e stranieri in rappresentanza di istituzioni scientifiche e culturali: si è veramente manifestata quella rete di relazioni che in questi anni l’Ateneo ha costruito collocandosi al primo posto tra le istituzioni culturali del territorio ed affacciandosi in uno scenario più vasto: lo testimonia oggi anche la presenza di delegazioni internazionali, dalla Russia in particolare da San Pietroburgo, dalla Catalogna, dalla Tunisia. Sono veramente grato alle tante autorità presenti, in rappresentanza di Istituzioni e comunità che ci sono care davvero. Consentitemi tra i messaggi ricevuti di citare almeno quello del mio antico maestro, il vescovo di Nuoro mons. Pietro Meloni, latinista insigne, che si unisce alla nostra gioia ed alla universale esultanza accademica e ci rivolge un cordialissimo Dio vi benedica.
Le elezioni per il nuovo Rettore si sono svolte in un clima di forte competitività ed hanno costituito l’occasione per una larga consultazione del personale docente, tecnico amministrativo e degli studenti che ha consentito di definire un programma frutto di un generoso impegno collettivo fatto di proposte, osservazioni, indicazioni operative, che ci sono state estremamente utili per impostare un lavoro che vorremmo espressione condivisa di una comunità accademica da costruire. Abbiamo concepito il nostro programma con un occhio rivolto al progetto, alla visione generale, ai princìpi e con uno sforzo di analisi e di riflessione critica; ma soprattutto abbiamo cercato di guardare al futuro con una prospettiva operativa, indicando obiettivi, priorità, strumenti e, dove possibile, risorse disponibili. E ciò nell’ambito della triplice missione dell’alta formazione, della ricerca scientifica e del servizio a favore del territorio sul piano tecnologico, economico, culturale e socio-sanitario, che deve convergere in un’azione unitaria.
Il mio mestiere di storico mi ha abituato a vivere l’impegno nel tempo che ci è dato considerando positivamente le eredità che ci vengono affidate e soprattutto guardando al presente come momento di responsabilità per costruire prospettive di crescita e di sviluppo. Si sono create in questi mesi attese e aspettative che non intendiamo deludere: ora sentiamo di non essere soli e sentiamo forte la disponibilità di tanti a collaborare in un momento di profonda crisi e di drammatico ripensamento sulla funzione dell’Università pubblica. Abbiamo ben presente il valore di un patrimonio storico, nella sua complessità e nella sua ricchezza di contenuti umani e scientifici dal quale partire per costruire un Ateneo nuovo, capace di misurarsi in un confronto internazionale ma fortemente radicato nell’Isola. È necessario un forte impegno di innovazione e di modernizzazione, un deciso cambiamento di fronte alle minacce che si profilano all’orizzonte, accelerando gli interventi, con una spinta riformista, dando spazio ai giovani, alle donne, a tutti coloro che abbiano talento, valorizzando le competenze di ciascuno ed il merito. Attraverso una continua e attenta valutazione dei risultati saranno attribuiti i premi di produttività, le borse di dottorato, gli assegni di ricerca, i posti di ricercatore.
Usciamo da un lungo e fecondo periodo di crescita animato dall’azione appassionata ed intelligente del prof. Alessandro Maida, che ha vissuto il suo mandato di Rettore con molto impegno, energia, soprattutto con equilibrio e buon senso difendendo innanzi tutto l’Istituzione. Gli debbo gratitudine per la fiducia che mi ha concesso come suo principale delegato. Consentitemi di ricordare anche il ruolo significativo svolto dal Rettore emerito prof. Vanni Palmieri e dal direttore amministrativo dott. Giovanni Sircana.
Ora guardiamo veramente al futuro e prometto solennemente che sarò il Rettore di tutti, dei docenti, del personale tecnico amministrativo, degli studenti, dell’intero mondo della sanità e del sociale, privilegiando costantemente la cultura del fare. Abbiamo forte la voglia di collaborare, di ascoltare, di costruire ogni giorno qualcosa che rimanga nel tempo. Ci mettiamo a disposizione per dare un contributo per valorizzare le nostre risorse (materiali, professionali ed umane), per stimolare processi virtuosi e per far crescere il nostro Ateneo, tenendo conto della sua storia secolare, della sua complessità, della sua ricchezza di contenuti umani e scientifici: un Ateneo europeo che si proietta nel Mediterraneo in virtù della sua posizione, al centro del mare interno, crocevia di incontri e di scambi di uomini, merci saperi e culture, un Ateneo di qualità, capace di misurarsi in un confronto internazionale ma fortemente radicato in quest’isola che cammina ora nella storia. Ancora cinquanta anni fa Thomas Münster (Parlane bene, Il Maestrale 2006, p. 16) riteneva che la popolazione della Sardegna, in particolare quella rurale, viveva solo nel presente e non possedeva il senso del tempo, tanto che non era in grado di riconoscere le linee di una pianificazione di ampie proporzioni.
Noi allora non abbiamo di fronte soltanto un problema banalmente quantitativo, di indicatori da rispettare. Quella odierna è innanzi tutto una grande sfida culturale, fatta di passione civile e di impegno personale, sicuri che dovremo rendere conto di quello che non saremo capaci di fare. Del resto come per la parabola dei talenti, a chi molto è stato dato, molto, giustamente, verrà richiesto. Abbiamo fortissimo il senso del limite delle azioni dei singoli e sentiamo vivissima la necessità di costruire alleanze e di trovare sinergie, di ascoltare il parere di tutti, di collegare tra loro i territori e le esperienze della Sardegna. Non sarà – ne siamo consapevoli – un’impresa facile, ma è nostra ferma intenzione provarci, con ottimismo, energia e voglia di fare. Con tutti quelli che ci vorranno aiutare in questo difficile percorso.
E allora voglio presentare la nuova compagine di governo dell’Ateneo. Sarò affiancato dal Prorettore prof. Laura Manca, che avrà piena delega sull’Organizzazione della didattica, alta formazione, diritto allo studio e servizi agli studenti.
Ho istituito ai sensi dell’art. 13 dello Statuto la Giunta di Ateneo, composta da 6 validissimi colleghi: la Prof. Lucia Giovanelli, delegata per la Programmazione, bilancio, innovazione manageriale; la Prof. Donatella Spano delegata per la Ricerca ed il trasferimento tecnologico; il Prof. Sergio Coda, delegato per l’Infrastrutturazione e gestione del patrimonio edilizio; il Prof. Vanni Lobrano, delegato per l’Internazionalizzazione, oggi impegnato a rappresentarmi all’estero; il Prof. Francesco Morandi delegato per l’Innovazione regolamentare, gli Affari legali, la trasparenza; il prof. Prof. Giulio Rosati per la Sanità. Il nuovo direttore Amministrativo è il dott. Guido Croci dell’Università di Bologna, per 7 anni Direttore Amministrativo dell’Università di Foggia, un personaggio di cui ammiriamo la competenza e la serenità.
Voglio esprimere la soddisfazione per esser riuscito a coinvolgere tante personalità che hanno accettato il mio invito, scelte in base alla loro competenza, al di là di logiche di appartenenza o di schieramento. Desidero ringraziare i colleghi della Giunta ed in particolare la carissima Laura Manca per una disponibilità che mi onora davvero, per la fiducia che tutti manifestano dei confronti della mia persona, per un impegno decisivo per rilanciare un ateneo storico che tra breve celebrerà i sui 450 anni di vita.
Ad essi si affiancheranno come di consueto numerosi altri delegati in corso di nomina, i membri delle commissioni, soprattutto i componenti del Consiglio di Amministrazione e del Senato Accademico, i nostri funzionari ad iniziare da quelli rinnovati del Rettorato e della Direzione Amministrativa. Entrano in carica i nuovi Presidenti della Consulta prof. Eraldo Sanna Passino e della Conferenza dei Dipartimenti prof. Marco Vannini, i nuovi presidi di Economia prof. Enrico Grosso, di Giurisprudenza prof. Francesco Sini, di Medicina prof. Giuseppe Madeddu. Ma chiamo a collaborare tutti indistintamente a prescindere da deleghe ufficiali e da nomine formali.
Credo che impegno primario del Rettore e dei suoi diretti collaboratori debba essere quello di riuscire a rappresentare al meglio l’Istituzione e di presiedere con serenità ed equilibrio gli Organi di governo, nel rigoroso rispetto della legge e delle legittime esigenze di chiunque operi nell’Università, svolgendo con equità ed obiettività le funzioni di indirizzo, garanzia, promozione e vigilanza, senza perdersi in logoranti mediazioni ma assicurando la preziosa funzione di garanti di percorsi di innovazione e di tutela del patrimonio scientifico e morale, con una visione strategica lungimirante. Occorre ora garantire il cambiamento con capacità di ascolto, volontà di capire le posizioni degli altri, senso del limite e consapevolezza della complessità dei problemi. Ci impegniamo a stringere un forte rapporto con le Istituzioni per difendere il modello di Università pubblica e costruire, se necessario, la Fondazione universitaria capace di attrarre le risorse indispensabili. Inoltre, insieme, dobbiamo intraprendere azioni per migliorare la buona reputazione ed il prestigio internazionale del nostro Ateneo e definire politiche di sviluppo per una missione futura di un’Università aperta che diventi il presidio fondamentale del sistema democratico.
Ritengo che al centro del mandato ci debba essere l’impegno a mobilitare le forze vive e a favorire lo sviluppo di un processo virtuoso che stimoli la creatività dei ricercatori e la nascita di un sistema che riconosca, nella trasparenza, un forte principio di sussidiarietà, nella prospettiva di trasformare le Facoltà in Scuole di alta formazione. Appare necessario trovare soluzioni concrete ai problemi della ricerca, della didattica, dell’alta formazione, dell’assistenza sanitaria, soprattutto per rendere altamente competitiva l’Azienda Ospedaliera Universitaria; rimuovere ostacoli, alleggerire e accelerare le procedure contro inutili impacci burocratici, estendendo a cascata la cultura della responsabilità e distinguendo le cause delle disfunzioni dagli effetti; garantire un processo di valutazione equilibrato, indirizzato al giusto riconoscimento delle molte e qualificate professionalità che operano nel nostro Ateneo; affermare l’orgoglio di un’appartenenza e di un patrimonio; avviare un confronto ed uno stretto rapporto con le Istituzioni ed in particolare con il Governo Regionale per difendere l’attuale modello di Università pubblica; far diventare l’Ateneo il punto di riferimento centrale per un territorio del Nord dell’Isola che vuole continuare a crescere, mettendo in relazione dialettica la ricerca umanistica e la ricerca sperimentale con applicazioni e trasferimenti a favore del territorio; creare una continuità tra l’Università, la città che ci ospita e la cultura della Sardegna; infine, fissare obiettivi alti di un forte rinnovamento generazionale e di internazionalizzazione, se non vogliamo ridurre l’Ateneo ad un mero erogatore di prestazioni didattiche, un’Università di servizio destinata a svolgere un ruolo circoscritto e poco significativo nel contesto nazionale e internazionale. Per costruire il futuro dell’Università, mentre andiamo incontro ad un periodo di restrizioni, occorre anche trovare il coraggio di praticare scelte che implicano rigore e senso di responsabilità, costruendo il consenso ed evitando strappi e disagi, facendoci carico anche degli ultimi. Occorre allora riaffermare alcuni valori centrali, come quello della promozione culturale e sociale per i meritevoli, qualunque sia la loro provenienza sociale, geografica o culturale. Non si può pensare ad aumenti generalizzati delle tasse studentesche in questo momento di difficoltà, ma la leva della tassazione deve servire per incoraggiare gli studenti a migliorare i propri risultati e concludere rapidamente gli studi.
Vogliamo assumere una missione, per costruire un Ateneo di diritti e di doveri: di diritti, ad iniziare dalla possibilità reale di accesso agli studi universitari, dalla libertà di insegnamento e di ricerca, dal miglioramento dell’ambiente di lavoro, dai riconoscimenti per l’impegno e la produttività nei dipartimenti, ma anche nei corsi di laurea e nella terza missione a favore del territorio nelle prestazioni in conto terzi, con forme riconosciute di premialità. Doveri, a partire dalla presenza in sede, dalla responsabilità personale e dalla serena disponibilità a sottoporsi ad una valutazione specie sull’adempimento dei compiti didattici. Intendiamo riaffermare alcuni principi: trasparenza, rigore, serietà professionale, passione civile, imparzialità dell’azione amministrativa, merito, lotta al clientelismo, al nepotismo, alle pressioni corporative o di appartenenza, sussidiarietà tra Dipartimenti, Facoltà, Uffici, semplificazione amministrativa, promozione culturale e sociale per tutti i meritevoli, valutazione, rinnovamento generazionale, internazionalizzazione partendo dall’identità plurale dell’Europa e del Mediterraneo.
La breve conferenza di Azedine Beschaouch stamane vuole essere un piccolissimo segnale di apertura della nostra Università verso un Mediterraneo che a breve conoscerà nuove forme di integrazione e di scambio culturale: l’Università deve essere per la Sardegna più ancora che nel passato la finestra attraverso la quale guardare al mondo.
All’interno dell’Ateneo la spinta riformatrice dovrà concentrarsi nel definire nuove strategie e nel sostenere gli spazi di libertà di pensiero e di azione dei ricercatori, al di là dei sistemi di centralizzazione e di miope controllo burocratico. Occorre ridare efficienza ed efficacia agli investimenti, affrontando le criticità, le diseconomie, le situazioni consolidate di vantaggio. Adottare nuovi strumenti innovativi (trasferimento tecnologico, prestazioni in conto terzi, spin-off, centri di competenza, mobilità internazionale).
Dobbiamo correggere i limiti del nostro Ateneo. Tra gli obiettivi possibili: allargare il bacino di utenza, migliorare l’attrattività, istituire borse per studenti stranieri, individuare gli sbocchi professionali per tutti i titoli di studio, trovare un equilibrio tra le spese per il personale docente e quelle per il personale tecnico amministrativo migliorando il rapporto col FFO; coprire i settori scientifico-disciplinari carenti all’interno dei corsi di studio; estendere l’internazionalizzazione con l’ERASMUS, il Master & Back, i visiting professors, in entrata ed in uscita. Dobbiamo combattere il provincialismo, migliorare i servizi agli studenti, far nascere un sistema informativo che faciliti la pianificazione delle risorse e delle attività; garantire l’efficienza dell’Amministrazione centrale e periferica, allo scopo di combattere da una parte le vischiosità burocratiche e dall’altra di semplificare le procedure e promuovere la responsabilità.
Impegno specifico dedicheremo a Sassari città della conoscenza ed al sistema delle autonomie: occorre rivedere il rapporto con la città e il territorio, verso una politica globale indirizzata allo sviluppo del Nord Sardegna in collaborazione con gli Enti locali. L’Università in Città o la Città universitaria deve fondarsi su una continuità urbanistica tra Ateneo e Città, su una reciproca accettazione di valori e di legami identitari, su un impegno comune per migliorare la qualità della vita dei cittadini. L’Università deve sentire il dovere di giustificare e difendere pubblicamente le proprie scelte strategiche, ad esempio sul piano urbanistico, ma anche sull’organizzazione interna, sulle strutture didattiche, sul decentramento. Anche la Città – lo dicevamo ieri al Signor Sindaco - deve crescere più velocemente e sentire la responsabilità di ospitare l’Università, con una elevazione della qualità della vita, che riverberi i suoi effetti sulla popolazione studentesca.
Il prossimo sarà un triennio costituente nel quale si deve progettare il nuovo modello istituzionale di Università, sulla base dei principi di autonomia, autogoverno, democrazia, equità, equilibrio dei poteri, collegialità, responsabilità chiare. Il nuovo modello deve far riferimento ai diversi portatori di interessi, senza mai perdere di vista i principi dell’efficacia gestionale: dunque si dovrà definire la struttura dell’Ateneo articolato per Dipartimenti ed in Scuole di formazione e rivedere i rapporti tra Senato, Consiglio di Amministrazione, Consulta, Consiglio degli Studenti, con una precisazione e distinzione dei compiti dei diversi organi e con una maggiore rappresentanza del mondo della ricerca nel Senato Accademico. Occorre garantire un effettivo ruolo decisionale degli organi di governo e di quelli periferici col supporto di staff di alto profilo, la distinzione fra funzione politica e funzione di gestione; dobbiamo valorizzare l’autonomia dei Dipartimenti e la creatività dei singoli ricercatori; la partecipazione di tutte le componenti al governo dell’Ateneo, con un significativo processo di decentramento. Il Collegio dei revisori dei conti è stato profondamente rinnovato così come a breve anche Nucleo di valutazione, chiamati ad assumere sempre più il ruolo di consulenti capaci di prevenire i problemi e aiutare a trovare soluzioni in termini di legittimità, efficienza, correttezza ed efficacia.
Tra le priorità della nostra azione che abbiamo individuato e sulle quali intendiamo concentrarci c’è la riforma dell’attività formativa per garantire la qualità dei processi nell’organizzazione della didattica, alta formazione, diritto allo studio e servizi agli studenti: nascerà il Garante degli Studenti e sosterremo il Comitato per le pari opportunità. Riaffermiamo la centralità dello studente e ci batteremo per la promozione culturale e sociale per tutti i meritevoli. Favoriremo la partecipazione della componente studentesca a tutte le decisioni fondamentali della vita universitaria, ridefinendo gli ambiti e le modalità di impiego dei fondi autogestiti. Consentitemi di esprimere la solidarietà ai nostri studenti colpiti per il grave ritardo nell’insediamento del nuovo Consiglio di Amministrazione dell’ERSU e voglio ribadire che l’Università non ritarderà le procedure per la nomina del nuovo Presidente, per il quale ci aspettiamo una designazione adeguata alle tradizioni dell’Ente. Intendiamo indurre un aumento consistente del numero dei laureati in Sardegna, al momento tra i più bassi tra tutte le regioni italiane. Inoltre, metteremo in campo interventi presso le diverse Facoltà per seguire le matricole e combattere gli abbandoni, recuperare i debiti formativi, ridurre il numero dei fuori corso e dei “falsi studenti”, istituire i tutor o figure professionali specializzate per le diverse aree, con corsi di recupero, assistenza telematica agli studenti, ricollocazione degli studenti inattivi o che non abbiano maturato un minimo di crediti dopo il primo anno; azione mirata per gli studenti lavoratori; registrazione on line degli esami. Dobbiamo coordinare meglio tutta l’offerta didattica di Ateneo allo scopo di costruire nuove competenze per poter contribuire al raggiungimento di obiettivi indicati dall’UE relativamente al numero dei laureati in matematica, scienze e tecnologia; dobbiamo sostenere l’insegnamento delle lingue straniere e dare impulso a corsi interclasse e interateneo, con attenzione per la sostenibilità dei corsi e per la valorizzazione della docenza di ruolo. Abbiamo ben presente la necessità di un riequilibrio delle risorse per la docenza sulla base dei fabbisogni e dei requisiti necessari dei corsi. Dobbiamo ripensare il ruolo dei referenti per la didattica, dei tutor, del servizio orientamento in entrata, dei tirocini e dello job placement nel quadro del processo di continuità formazione-lavoro e con una forte aderenza alle esigenze del mercato del lavoro Dobbiamo verificare il processo di trasmissione delle conoscenze sulla base dell’efficacia dei risultati e dell’apprendimento; la progettazione dell’offerta didattica dovrà prevedere la diminuzione numerica di corsi di studio, di sedi e di insegnamenti, verificandone la sostenibilità, garantendo l’intersezione con la ricerca scientifica; intendiamo adottare il modello di autovalutazione guidata, che metta a frutto l’esperienza del Campus One e affronti il requisito di Qualità e del sistema di gestione per la qualità. Tra i nostri obiettivi poniamo il sostegno al Comitato di Ateneo per l’autovalutazione delle attività didattiche, assistito da una commissione di valutazione per singolo corso di studio e dagli Uffici. Ci proponiamo, inoltre, di estendere la rete dei rapporti internazionali per favorire l’internazionalizzazione dei corsi di studio con una piena funzionalità del programma di mobilità ERASMUS. Saranno potenziate le Scuole di dottorato, con incremento del numero delle borse, cotutele internazionali, politiche per favorire l’inserimento dei dottori di ricerca nel mondo del lavoro e della produzione.
Dobbiamo arrivare ad una complessiva revisione e riordino dell’offerta formativa fuori sede sulla base delle risorse disponibili, salvaguardando le iniziative positive e procedendo a interventi di razionalizzazione per i corsi che non saranno in grado di sostenersi. Occorre contenere al massimo la politica delle gemmazioni garantendo per quelle virtuose la piena sostenibilità nel tempo, evitando sprechi, diseconomie e duplicazioni, a Olbia, a Nuoro, a Oristano, ad Alghero: la Facoltà di Architettura, classificatasi al I posto in Italia nelle recenti classfiche, non solo non corre rischi di sopravvivenza ma sarà potenziata con un significativo sviluppo di attività internazionali. Verificheremo le nuove strategie del Consorzio dell’Università telematica della Sardegna.
Obiettivi principali nel campo della ricerca saranno i seguenti: centralità dei Dipartimenti con autonomia finanziaria e distribuzione selettiva delle risorse; trasversalità, sinergia, collaborazione tra gruppi di ricercatori; sostegno alle reti di relazioni, condivisione di laboratori, uso comune delle apparecchiature, erogazione dei servizi, impiego del personale tecnico amministrativo ed in particolare collaborazione interdisciplinare in settori di rilevanza. Dobbiamo programmare reali politiche di sostegno e promozione della ricerca, mediante strutture che aiutino i ricercatori nella predisposizione e gestione dei progetti, individuazione di nuove opportunità di finanziamento, sostegno alla ricerca di base con il Fondo di Ateneo della ricerca ex 60% potenziato; come è noto il mio primo atto è stato martedì scorso quello di proporre al Consiglio di Amministrazione un finanziamento di 1 milione per il FAR 2009. E inoltre nuova anagrafe con valutazione della produttività scientifica dei singoli ricercatori e dei dipartimenti utilizzata per ripartire le risorse finanziarie ed umane anche allo scopo di aumentare la capacità di attrarne di nuove. Istituzione di posti di ricercatori con contratto a tempo determinato. Destinazione del complesso di Tramariglio e potenziamento di Porto Conte Ricerche quale polo di Sardegna Ricerche nel nord dell’Isola. E ancora istituzione di un Consiglio della ricerca espressione dei Comitati d’area. Potenziamento dei centri di competenza tecnologica, degli spin-off, dell’ILONET. Estensione del programma visiting professors in modo da finanziare anche la mobilità in uscita, rientro dei cervelli. Adesione al programma di riforme proposto dalla Conferenza dei direttori dei Dipartimenti. L’ufficio ricerca deve essere orientato al servizio dei ricercatori con ampie competenze in lingua straniera. Infine impegno per la prossima valutazione CIVR che deve rappresentare un completo censimento delle tantissime attività di ricerca in corso nell’Ateneo.
Riaffermiamo un impegno nei settori prioritari dei fondi strutturali europei (società dell’informazione; inclusione, servizi sociali, istruzione e legalità; energia; ambiente, attrattività naturale, culturale e turismo; sviluppo urbano; competitività), nei distretti tecnologici (in particolare Biomedicina, ma anche Nanotecnologie, ICT), nelle principali linee della Strategia regionale per la ricerca e lo sviluppo tecnologico. Garantiremo un efficace coordinamento di Ateneo per la presentazione dei progetti strategici del programma europeo Marittimo e dei progetti semplici ENPI-Mediterraneo, con un’azione di consulenza e di stimolo, d’intesa con il nuovo delegato per il VII programma quadro europeo e l’Ufficio ricerca.
È nelle nostre intenzioni potenziare il ruolo del polo centrale del Sistema bibliotecario di Ateneo, anche al fine di realizzare economie di spesa; sostenere il Laboratorio di digitalizzazione di materiale antico e raro e di manoscritti degli autori sardi. Il Museo della Scienza e l’Orto Botanico con le sue aree verdi offerte alla città dovranno avere le necessarie dotazioni organiche.
Attenzione specifica sarà dedicata ai laboratori, ai centri ed alle aziende collocate sul territorio: intendiamo ricostituire l’Azienda Agraria intesa come una cabina di regia che si assume per intero la responsabilità dello sviluppo del settore. Infine, l’Archivio storico, l’Archivio di deposito e l’Archivio corrente debbono avviarsi ad una completa riorganizzazione.
Inaugureremo il Centro Linguistico di Ateneo nei nuovi locali, provvederemo all’acquisto di nuove attrezzature, con il potenziamento degli esperti linguistici di lingua madre, il recupero del laboratorio di produzione, le iniziative a favore del territorio che consentano l’autofinanziamento. Verranno promossi corsi di lingua per i docenti, il personale e gli studenti e finanziati Progetti di ricerca finalizzati.
In materia di sviluppo delle risorse umane, occorre mettere in campo una gestione basata sulle responsabilità, sul rispetto della professionalità acquisita, pronta all’adozione di modelli gestionali funzionali ai bisogni dell’organizzazione universitaria. Intendiamo privilegiare il reclutamento di giovani meritevoli ed un urgente ricambio generazionale, per combattere il precariato; si devono correggere gli squilibri disciplinari, garantendo veramente le eccellenze con interventi mirati volti a coprire i requisiti necessari per corsi di studio e scuole di specialità. I budget delle Facoltà non debbono essere virtuali ma realmente disponibili, con una costante interazione per promuovere aree trasversali e strategiche. Saranno posti forti limiti alla deroga per un biennio aggiuntivo per i pensionandi; sarà revocato il regolamento sui pensionamenti anticipati incentivati con supplenze retribuite. Le chiamate degli idonei e le progressioni di carriera inserite nel quadro del nuovo sistema dei punti organico debbono puntare alla qualità delle scelte, con una rigorosa politica di Facoltà e di Ateneo volta a definire precise priorità, rispondendo alle attese ad ai valori, promuovendo più giustizia ed equità, con un forte impegno che non può non essere altruistico e disinteressato, con azioni mirate anche a sostegno dei più deboli e delle aree in sofferenza, dei settori rimasti orfani, delle discipline trasversali, introducendo forti elementi di competizione meritocratica, di mobilità internazionale, di trasparenza; occorre valutare il rapporto docenti/studenti, la posizione delle singole aree, la disponibilità di budget virtuali delle Facoltà, con un’analisi delle politiche precedenti. Sarà adottato e pubblicato il Codice etico.
Nell’ambito dell’Amministrazione dobbiamo arrivare all’attribuzione delle responsabilità di istituto alla dirigenza amministrativa, affermando logiche di pianificazione, di innovazione e valutazione e nuovi modelli di gestione improntati alla sostenibilità e finalizzati al cambiamento; la nuova programmazione dei processi obbedirà a criteri trasparenti; sarà verificato il trattamento accessorio e pubblicheremo la Carta dei servizi. La revisione della struttura organizzativa deve partire dal documento dell’ottobre 2006 messo a punto dalla Commissione di Ateneo per l’organizzazione del lavoro, che ha sviluppato un’analisi del modello organizzativo attuale che presenta non pochi punti di debolezza perché è incentrato su una impostazione gerarchico-funzionale secondo una logica di adempimento amministrativo rispetto alle procedure ed alle funzioni; bisogna ora mettere l’accento sulla responsabilizzazione, la flessibilità, l’efficienza e l’efficacia dei processi produttivi.
La nomina del direttore amministrativo scelto fra personalità di elevata qualificazione ed esperienza personale, consapevoli della complessità del sistema, è stata la premessa per una profonda innovazione della struttura amministrativa, verso una nuova dotazione di 5 nuovi dirigenti assunti in mobilità o per concorso con bandi a tempo determinato e con premi di risultato fondati sul raggiungimento degli obiettivi, sulla professionalità e sul merito, con criteri condivisi di scelta e di valutazione.
Il rinnovo della macchina organizzativa dovrà passare anche attraverso una modernizzazione della strumentazione informatica, un potenziamento dell’organico dopo la storica contrazione dell’ultimo decennio, l’impiego di strumenti di formazione, aggiornamento e riqualificazione del personale. L’innovazione avrà il suo fulcro in nuovi modelli gestionali ed organizzativi, basati su logiche manageriali, con incentivi per gli uffici che raggiungono i propri obiettivi e fanno sviluppo, riducendo i troppi procedimenti ed i troppi processi ed abbattendo i tempi di adozione delle decisioni. Garantiremo la pubblicazione on line dei verbali degli organi accademici e l’ufficio comunicazione seguirà tempestivamente l’attività del Rettore e dei Delegati.
Ci avviamo verso la riorganizzazione degli uffici, la valorizzazione e crescita delle competenze professionali del personale, il pieno sostegno all’adozione degli strumenti contrattuali. Occorre costituire la Consulta del Personale Tecnico Amministrativo.
È nostra intenzione pervenire rapidamente all’elaborazione di un piano strategico di Ateneo allo scopo di offrire una visione generale sullo stato dell’Università di Sassari e di definire le azioni di cambiamento per il prossimo triennio. Il processo di programmazione si deve rafforzare soprattutto con riferimento alle strutture periferiche, adottando un reale meccanismo di budget ed adeguati sistemi di controllo della gestione, di analisi dei processi e di valutazione a livello centrale e periferico. Occorre programmare la riforma dei processi decisionali e organizzativi al fine di semplificare e rendere più efficiente l’amministrazione, nel nuovo contesto competitivo internazionale. Nascerà l’Ufficio programmazione e controllo.
Siamo impegnati a sostenere la necessità di aumentare il Fondo di Funzionamento Ordinario e reperire nuove risorse finanziarie, migliorando prestazioni e produttività. Intendiamo adottare una politica dei risparmi, senza però comprimere le esigenze reali. Non pensiamo a tagli “a pioggia”, ma all’assunzione di scelte che salvaguardino le iniziative di qualità, eliminando ogni frammentazione della spesa con accorpamenti e razionalizzazione di strutture e funzioni. Introdurremo la contabilità analitica e quella economico-patrimoniale. Sarà necessario il visto di legittimità ed il visto di copertura finanziaria da parte della ragioneria per tutte le delibere del Consiglio di Amministrazione. Verrà effettuata una revisione accurata dei residui e si sta innovando la procedura di formazione dei bilanci di previsione.
Per quanto riguarda la Medicina Universitaria ribadiamo che la specifica missione dell’Azienda Ospedaliera Universitaria è quella di integrare la programmazione generale dell’assistenza (di cui è titolare il Direttore Generale) con quella didattico-scientifica della Facoltà di Medicina (di cui è titolare l’Università): Sassari deve riacquistare il proprio ruolo storico di polo regionale di riferimento in grado di offrire alla popolazione prestazioni in linea con i livelli di eccellenza europea, proprio grazie al valore aggiunto rappresentato dall’Università. Occorre ora battersi per completare gli investimenti edilizi a favore delle strutture cliniche e dei reparti che presentano condizioni di grave criticità, superare il gap tecnologico con investimenti mirati, seguire le procedure di approvazione del nuovo Atto Aziendale, rispondere alle esigenze di modernizzazione motivando il personale con una costante azione del Rettore per contrastare il declino che potrebbe essere alle porte. È necessario identificare le esigenze della prevenzione, dell’educazione sanitaria e della riabilitazione. Si deve garantire la difesa degli interessi degli studenti che meritano di conseguire un titolo spendibile sul mercato europeo. Intendiamo batterci per l’applicazione della 517/99 e l’erogazione tempestiva dell’indennità di esclusività. È urgente arrivare alla nascita dei nuovi Dipartimenti sanitari, in sinergia con il nuovo assetto interno all’AOU (Dipartimenti ad attività integrata). Pensiamo ad una nuova convenzione con l’AOU per la destinazione degli spazi per la didattica, per i laboratori e la ricerca. Duole ricordare che sul piano istituzionale persiste una grave incertezza in rapporto alle vicende della direzione generale dell’AOU ed al prossimo commissariamento, che interrompe un periodo di crescita e di sviluppo. Chiediamo alla Regione di arrivare rapidamente all’intesa sul nome del nuovo commissario, del direttore sanitario e del direttore amministrativo.
Più in generale l’Ateneo deve anticipare la riforma Gelmini razionalizzando i centri di spesa, completando la dipartimentalizzazione della Facoltà di Medicina; pensiamo inoltre a nuove modalità di calcolo delle dotazioni dei Centri di spesa ed alla ripartizione delle tasse studentesche a favore delle Facoltà e dei laboratori, con nuovi parametri per ripartire le risorse in base a logiche di premialità, attraverso una revisione del sistema di dotazione e riequilibrio con prospettive di sviluppo. Dobbiamo riformare profondamente il settore delle prestazioni a pagamento.
Occorre orientare nella trasparenza i servizi alle relazioni con i cittadini, promuovendo l’immagine dell’Ateneo ed arrivando alla riorganizzazione professionale e coordinata della comunicazione di Ateneo, evitando frammentazioni fra strutture e ponendo più attenzione agli organi di stampa nazionali. Tra gli strumenti che abbiamo individuato: un ufficio stampa ed il sito web tradotto in inglese. È nelle intenzioni promuovere un Centro stampa di Ateneo che assicuri un Servizio editoriale di qualità.
I nuovi servizi informatici passeranno attraverso lo sviluppo del capitale umano e la nascita di un Centro servizi autonomo e di un Comitato tecnico scientifico affidato a colleghi competenti per progettare la completa razionalizzazione delle attività informatiche, sul piano delle infrastrutture e dei servizi. Il Centro Elaborazione Dati si trasferirà nei nuovi locali di Via Rockfeller e sarà necessario arrivare alla revisione delle infrastrutture di rete, per un deciso miglioramento dei servizi (posta elettronica, spazi web, anagrafe, back-up, telefonia IP, badges).
Occorre aggiornare il piano complessivo di gestione e di sviluppo edilizio, concentrandosi sulle manutenzioni, gli interventi urgentissimi sulla sicurezza, l’abbattimento delle barriere architettoniche, la gestione degli edifici esistenti, il completamento delle strutture, attraverso la ricerca di finanziamenti europei, ministeriali e regionali e intese con gli Enti locali. È necessario adottare un documento di programmazione triennale che consenta progressivamente di dismettere gli edifici locati o inadeguati; procederemo rapidamente alla realizzazione dell’ospedale veterinario e delle aule della Facoltà di Agraria; tra le priorità consideriamo urgente la sistemazione della Facoltà di Economia, il secondo lotto di Farmacia, il completamento del Polo bio-naturalistico di Piandanna, l’ampliamento delle Facoltà di Lingue e Lettere, il restauro del palazzo centrale di Piazza Università e dei suoi annessi; la ristrutturazione e messa a norma degli edifici esistenti, con adeguamenti tecnologici ed interventi per l’installazione di sistemi fotovoltaici; esiste la necessità di curare ed estendere le aree verdi, gli spazi per le attività ludiche e sportive, i prati ed i giardini all’interno delle Facoltà e dei Centri di ricerca. Intendiamo risolvere il problema del parcheggio di Viale Italia di proprietà dell’Ateneo. Dobbiamo aggiornare l’inventario e razionalizzare l’uso del patrimonio, in particolare quello redditizio.
Non intendiamo eludere i problemi sul tappeto: attendiamo a breve i risultati ufficiali della Verifica amministrativo contabile dei Servizi ispettivi di finanza pubblica portata avanti negli ultimi mesi a Sassari come in quasi tutte le Università italiane. Saranno forse necessari interventi di chiarimento e manovre per superare eventuali criticità. Voglio dire qui, con la necessaria fermezza, che difenderemo in ogni sede l’istituzione, ma anche che intendiamo perseguire senza tentennamenti il metodo della trasparenza, facendo luce su tutti gli aspetti dell’amministrazione, accendo i riflettori sulle zone grigie, promuovendo un’operazione verità, anche se siamo convinti che il nostro Ateneo è fondamentalmente sano.
Un secondo problema è rappresentato dalla prossima approvazione del bilancio finanziario del 2010, che al momento presenta uno sbilancio di oltre 8 milioni a causa dei tagli ministeriali per il 2009 e per il 2010. È preoccupante l’analisi dell’equilibrio di parte corrente soprattutto a causa dell’incremento della spesa per il personale. La commissione bilancio ha avviato una manovra sul piano delle entrate e delle uscite, indicando gli obiettivi strategici, gli obiettivi operativi, le azioni da intraprendere per introdurre un sistema più maturo di pianificazione strategica e operativa, per realizzare un sistema di controllo di gestione, per realizzare strumenti di rendicontazione nuovi quali il bilancio sociale di Ateneo.
I prossimi mesi ci vedranno impegnati in una profonda revisione dello statuto, che comporterà una completa riorganizzazione dell’Ateneo, nei suoi uffici, nei suoi corsi di studio, nelle sue Facoltà e nei suoi Dipartimenti. Il Disegno di legge depositato in Parlamento rischia di essere fortemente penalizzante per le Università del Mezzogiorno e delle isole, colpite pesantemente già nel corso del 2009 da un taglio di risorse del FFO che non ha precedenti nella storia recente del Paese e che potrebbe rallentare la entrata in servizio dei vincitori dei numerosi concorsi fin qui banditi. La riduzione del Fondo di Funzionamento Ordinario e dei fondi per la ricerca è una minaccia per il nostro Ateneo. Non ci sottraiamo alla valutazione, chiediamo la modifica di alcuni bizzarri indicatori ministeriali, l’impianto di un sistema premiante, rigoroso, trasparente, condiviso e pubblicamente rendicontabile verso tutti i portatori di interesse, che consideri le specificità disciplinari ed i contesti territoriali in cui opera ciascuna università. Non si cambia senza investire. Occorre lavorare per reperire nuove risorse, nella prospettiva del Federalismo fiscale.
Voglio però ringraziare la Giunta Regionale il Presidente Ugo Cappellacci che abbiamo incontrato mercoledì sera, il Consiglio e la presidente Claudia Lombardo, in particolare gli Assessori alla Programmazione ed alla PI e la Commissione programmazione per aver compreso i drammatici problemi di sottofinanziamento degli Atenei sardi che insieme abbiamo segnalato in diverse audizioni io stesso ed il nuovo Rettore dell’Università di Cagliari, l’amico Giovanni Melis al quale vanno tutti i più affettuosi auguri per un mandato che è iniziato già un mese fa e che auguro felice e ricco di risultati. Ringrazio il prof. Francesco Pigliaru Prorettore alla ricerca per testimoniare con la sua presenza oggi a Sassari un sentimento di forte simpatia ed amicizia.
Ci ripromettiamo di coinvolgere Deputati e Senatori nella presentazione di emendamenti al Disegno di legge Gelmini per correggere alcune preoccupanti disposizioni e per far valere in sede di valutazione i temi dell’insularità, della depressione demografica, delle difficili condizioni socio economiche del territorio. Ma ci preoccupano alcuni principi ispiratori di una riforma che tocca l’organizzazione del sistema universitario, che intende valutare con parametri non sempre equilibrati la qualità e l’efficienza delle Università, che definisce nuove norme in materia di personale accademico e di riordino della disciplina concernente il reclutamento, che tocca i settori scientifico disciplinari, l’abilitazione scientifica nazionale, gli assegni, i contratti, i ricercatori a tempo determinato. Tutti temi che aggravano il problema del precariato. Non ultima, la prospettiva di accorpamento di più università rappresenta una vera e propria minaccia per la Sardegna settentrionale e rende necessaria una mobilitazione decisa e radicale per difendere la storia di quella che consideriamo una grande università europea, un patrimonio da difendere e da tutelare.
Siamo però disposti ad impegnarci per:
- un sistema di valutazione premiante che non si risolva in una “partita di giro”, il cui esito preannunciato è quello di sottrarre risorse a realtà che già scontano uno svantaggio di partenza, ma che impegni risorse aggiuntive rispetto al FFO, per aggiudicarsi le quali ogni Università sia incentivata ad adottare comportamenti virtuosi e evitare “effetti indesiderati” nel comportamento degli attori;
- un sistema di valutazione rigoroso che, tenuto conto delle specificità disciplinari e territoriali, consideri le variabili rilevanti per la qualità del capitale umano, adottando indicatori validi ed attendibili, che utilizzino delle banche dati affidabili e facilmente aggiornabili;
- un sistema di valutazione trasparente che dichiari in anticipo gli obiettivi della valutazione, argomentando in maniera esplicita, chiara e comprensibile a tutti i portatori di interesse le scelte metodologiche effettuate, valutandone i pro ed i contro, così da evitare ogni abuso di discrezionalità politica;
- un sistema di valutazione condiviso da tutti i portatori di interesse che eviti il ripetersi di situazioni scorrette sul piano dei rapporti istituzionali, come quelli verificatisi di recente;
- un sistema di valutazione coerente con obiettivi stabiliti, assegnati dal Parlamento;
- un sistema di valutazione virtuoso, perché capace di innestare comportamenti positivi.
Il ruolo dell’Università è cruciale per orientare le politiche di sviluppo della Sardegna valorizzando l’identità locale e contribuendo alla crescita delle strutture produttive nella nuova economia della conoscenza; dobbiamo garantire un forte impegno per difendere l’autonomia universitaria dal potere politico; si deve arrivare alla nascita di un sistema regionale integrato in sinergia con l’Università di Cagliari, con un modello di università a rete aperta ad una dimensione internazionale. Occorre combattere l’emarginazione dalle scelte regionali più significative, attraverso un confronto con le Istituzioni per definire strategie di sviluppo dell’Università e del territorio, basate sulla convergenza della programmazione. Bisogna arrivare alla firma di una nuova Intesa Regione-Università con una visione moderna ed internazionale del ruolo e della funzione universitaria, con forti investimenti per una adeguata dotazione infrastrutturale, la definizione di meccanismi competitivi ed un ripensamento delle modalità organizzative. Deve essere potenziato il ruolo della Consulta Regionale per la ricerca e ampliati gli interventi della legge sulla ricerca e per il trasferimento tecnologico. E occorre ben tenere presente che la mobilità di docenti e studenti passa attraverso interventi incisivi della Regione Autonoma a favore degli aeroporti della Sardegna settentrionale, dei porti, dei trasporti, delle comunicazioni interne, della viabilità stradale e ferroviaria, allo scopo di abbattere gli oggettivi ostacoli che nascono dall’insularità.
Il quadro come si vede è estremamente complesso e non mancano le premesse per costruire una fase nuova di sviluppo: anche sotto questo profilo, desideriamo portare un clima positivo e difendere un valore, quello dell’unità dell’istituzione universitaria, al di sopra degli inevitabili conflitti, che saranno utili, in qualche caso, per una crescita che si misuri con il pluralismo e che combatta la frammentazione del mondo universitario. Vogliamo un Ateneo europeo, di qualità, capace di misurarsi in un confronto internazionale, ma fortemente radicato in una Sardegna che non tradisca la propria originale identità.
Assumendo la carica di Rettore che mi è stata assegnata con la convinta adesione dell’elettorato, prendo l’impegno di spendere tutto me stesso per raggiungere obiettivi alti e per lavorare nell’interesse dell’istituzione che da oggi intendo rappresentare con determinazione e spirito di servizio.
Con questo spirito, dichiaro aperto il 448° anno accademico della nostra Università.
martedì 1 settembre 2009
Intervento di Attilio Mastino alla XLI Universitat Catalana d'estiu a Prada (Catalogna del Nord) il 24 agosto 2009
Benvolguts amics,
la presència de la Universitat de Sàsser a aquesta quaranta-unena edició de la Universitat catalana d’Estiu a Prada vol expressar el fortíssiminterès del meu Ateneu per trobar formes de col·laboració internacional amb una àrea, la catalana cap a la qual mirem amb simpatia no només per un passat comú sinó que sobretot per una concreta perspectiva de desenvolupament futur.En el meu programa presentata amb motiu de la campanya electoral per l’elecció del nou Rector de la Universitat de Sàsser vaig posar en relleu abans de tot un aspecte geogràfic, precisament en el moment en què s’engega l’Area mediterrània de lliure canvi, mentre es reforcen els lligams amb Còrsega i les Balears, amb la sencera àrea llatina, amb Europa, amb l’Africa del Nord.
La perspectiva d’una col·laboració de proximitat ha de ser la premissa per la Universitat de Sàsser per a una política cultural internacional que representi una fase de fort modernització i desenvolupament.
I en aquesta política d’internacionalització els lligams i les relacions amb Catalunya ocupen un lloc de relleu. Per l’esdevenidor és meu propòsit ben determinat de reforçar les relacions culturals amb els Països Catalans; relacions que considero com a característica identificativa de la Universitat de Sàsser. En l’àmbit dels convenis existents, profito l’avinentesa per proposar un intercanvi entre Sàsser i qualsevol de les Universitats catalanes associades. A més m’agrada recordar que Sàsser entrarà en la xarxa de les Universitats catalanes i treballarà al costat de l’Institut de Recerques en Ciències Socials de la Universitat de Perpinyà. Com vosaltres sabeu a Sàsser ja existeix una càtedra de llengua i literatura catalanes amb un lector de llengua materna catalana. És meva intenció tal com volem rellançar l’ensenyament de les llengües estrangeres també potenciar el de la llengua catalana. Abans de continuar la meva intervenció en italià us vull donar les gràcies encara en la vostra llengua.
Il mio intervento ora continuerà in italiano
Signor Consigliere, Rettori, Cari amici,
la presenza dell’Università di Sassari in Sardegna a questa 41 edizione dell’Universitat Catalana d’estiu a Prada vuole esprimere il fortissimo interesse del mio Ateneo a trovare forme di collaborazione internazionale con un’area, quella Catalana alla quale guardiamo con simpatia non solo per un passato comune ma soprattutto per una concreta prospettiva di sviluppo futuro.
Nel mio programma presentato in occasione della campagna elettorale per l’elezione del nuovo Rettore dell’Università di Sassari ho messo in rilievo innanzi tutto un aspetto geografico, proprio nel momento in cui prende avvio l’Area mediterranea di libero scambio, mentre si rafforzano i legami con la Corsica, con le Baleari, con l’intero “Arco latino”, con l’Europa, con il Nord Africa. La prospettiva di una collaborazione di prossimità deve essere la premessa per l’Università di Sassari per una politica culturale internazionale che rappresenti una fase di forte modernizzazione e sviluppo.
L’Università di Sassari si avvia a celebrare tra qualche tempo i suoi 450 anni di storia: dopo lo studio generale creato dai Gesuiti nell’età di Carlo V e di Filippo II, l’Università di Sassari fu costituita ufficialmente il 9 febbraio 1617 da Filippo III con le Facoltà di Arti, di Teologia, più tardi di Diritto e di Medicina. Le origini iberiche dell’Ateneo sardo si riflettono nella storia, nell’evoluzione e nelle strutture edilizie di un’istituzione che oggi conta 11 Facoltà, compresa la Facoltà di Architettura nata 10 anni fa come Facoltà di Architettura mediterranea e decentrata nella splendida cornice delle fortificazioni medioevali della città catalana di L’Alghé: una città che aderisce alla rete delle città storiche del meditrerraneo. Voglio ricordare alcune iniziative internazionali in corso a L’Alghé, come il corso di laurea magistrale biennale ed il master europeo in Pianificazione e politiche per l’ambiente realizzato congiuntamente con l'Università IUAV di Venezia, con l’Universidade Tecnica de Lisboa, con l’Universitat de Girona e con l'Universitat Autonoma de Barcelona.
Con i suoi 18000 studenti, i suoi circa 800 professori e ricercatori, i suoi 600 tecnici e amministrativi, l’Università di Sassari aspira ad essere riconosciuta come una antica università europea, proiettata sempre di più in una dimensione internazionale: nell’ultimo anno abbiamo accolto oltre 100 visiting professor, aprendo il nostro Ateneo al mondo a partire dall’area catalana, come testimoniano le lezioni tenute da Marc Mayer ai miei studenti. Ma voglio ricordare l’esistenza di un insegnamento di catalano nella nostra Facoltà di Lingue, la presenza di un lettore di madre lingua collaboratore esperto linguista catalano. In futuro è mio fermo proposito rafforzare questi aspetti culturali catalani che considero una delle caratteristiche identificative dell’Università di Sassari. Nell’ambito degli accordi esistenti, colgo l’occasione per proporre un interscambio reciproco di professori con il programma regionale di visiting professors e visiting scholars tra Sassari e ciascuna delle Università catalane associate. Consentitemi di ricordare il ruolo svolto in passato in Sardegna dal mio amico Jordi Carbonell i de Ballester che conobbi a Cagliari nel 1972 dopo la sua espulsione per motivi politici dalla Spagna franchista: una figura di filologo, di studioso, di intellettuale e di politico che amiamo e che so ha svolto in passato ruoli importanti per la Universitat catalana d’estiu e come Presidente dell’Esquerra Repubblicana de Catalunya. .
Siamo a vent’anni di distanza dalla Magna Charta universitatum, la solenne dichiarazione dei Rettori europei riuniti a Bologna nell’ottobre 1988, che indicava tra i principia ac fundamenta come pilastro dell’Universitas l’insegnamento, con linguaggio ciceroniano la docendi ratio oppure la discipulorum institutio, posta accanto e strettamente congiunta alla scientiae pervestigatio, alla ricerca scientifica: in universitatibus docendi rationem necesse est cum scientiae pervestigationem coniunctam esse ut usus moresque mutantes et procedentes sequatur. L’insegnamento costituisce il principium, l’elemento che giustifica l’esistenza dell’Universitas e che è reso vitale dal fecondo apporto della ricerca scientifica: siamo consapevoli che le forme dell’insegnamento, sono insieme espressione di una tradizione di studi secolare, ma anche debbono profondamente rinnovarsi, per inserirsi sempre più in un grande circuito europeo ed internazionale.
Questo è il punto debole del nostro Ateneo e siamo consapevoli che dovremo fare uno sforzo per migliorare la produttività, ridurre il numero dei fuori corso e dei “falsi studenti”, aumentare il numero dei crediti superati, estendere la mobilità internazionale. Siamo consapevoli che si rende necessario affrontare quello che è il tallone di Achille di tante università italiane, un processo di trasmissione delle conoscenze che forse ha fin qui privilegiato l’insegnamento, con scarsa attenzione per l’efficacia dei risultati e per l’apprendimento. L’innovazione del sistema formativo universitario ha prodotto un ampliamento dell’offerta. Non sempre, però, ne è conseguita una riconsiderazione dei modelli di impegno e di responsabilità d’azione dello studente, dei docenti e del sistema organizzativo all’interno del quale avviene il loro incontro, né una adeguata rivisitazione dei modi di fare formazione. Non mi riferisco qui ai modelli didattici delle singole discipline, ma al modo di intendere il percorso e le strategie dell’istruzione universitaria come parte di un più ampio processo di continuità formazione-lavoro: sia come costruzione mentale che come fattivo collegamento con i sistemi delle professioni. Tale continuità si declina su almeno due livelli: le competenze attese-richieste-anticipate (quali capacità lo studente dovrebbe possedere alla fine del percorso di studi, in termini di conoscenze, abilità tecniche, capacità interpretative di sé nel ruolo, nelle funzioni, nel contesto); la riflessione sulle competenze esercitate nella pratica lavorativa attraverso l’apporto esperto di professionisti. In questa direzione vanno sicuramente i tirocini che, però, appaiono ancora attività non sufficientemente integrate con l’impianto didattico complessivo. Tra gli Obiettivi prioritari del mio programma ho inserito: centralità dello studente, promozione culturale e sociale per tutti i meritevoli, partecipazione della componente studentesca a tutte le decisioni fondamentali della vita universitaria, aumento del numero dei laureati in Sardegna. Interventi presso le diverse Facoltà per seguire le matricole e combattere gli abbandoni, recuperare i debiti formativi, istituire i tutor o figure professionali specializzate per le diverse aree, con corsi di recupero, assistenza telematica agli studenti, ricollocazione degli studenti inattivi o che non abbiano maturato un minimo di crediti dopo il primo anno propedeutico; azione mirata per gli studenti lavoratori. Intendiamo garantire il coordinamento di tutta l’offerta didattica di Ateneo allo scopo di costruire nuove competenze e poter contribuire al raggiungimento di obiettivi indicati dall’Unione Europea relativamente al numero dei laureati in matematica, scienze e tecnologia; vogliamo rilanciare l’insegnamento delle lingue straniere ed in particolare della lingua catalana; vogliamo dare impulso a corsi interateneo di carattere internazionale anche con supporto telematico, con attenzione alla sostenibilità dei corsi ed alla valorizzazione della docenza di ruolo e riequilibrio delle risorse per la docenza sulla base dei fabbisogni e dei requisiti necessari dei corsi. Vogliamo rilanciare il ruolo dei referenti per la didattica, dei tutor, del servizio orientamento in entrata, dei tirocini e dello job placement nel quadro del processo di continuità formazione-lavoro e con una forte aderenza alle esigenze del mercato del lavoro. Ci proponiamo di verificare il processo di trasmissione delle conoscenze sulla base dell’efficacia dei risultati e dell’apprendimento; dobbiamo progettare un’offerta didattica che preveda la diminuzione numerica di corsi di studio, di sedi e di insegnamenti, verificandone la sostenibilità, garantendo l’intersezione con la ricerca scientifica; adotteremo un modello di autovalutazione guidata, che metta a frutto l’esperienza del Campus One e affronti il requisito di Qualità e del sistema di gestione per la qualità. Nascerà a Sassari un Comitato di Ateneo per l’autovalutazione delle attività didattiche, assistito da una commissione di valutazione per singolo corso di studio e dagli Uffici. Valorizzeremo la rete dei rapporti internazionali per favorire l’internazionalizzazione dei corsi di studio con una piena funzionalità del programma ERASMUS. Potenzieremo le Scuole di dottorato, con incremento del numero delle borse, cotutele internazionali, politiche per favorire l’inserimento dei dottori di ricerca presso il mondo produttivo.
Nella Carta dei doveri e dei diritti delle Università italiane approvata nel marzo 2001 i Rettori italiani hanno richiamato il ruolo dell'Università nella società della conoscenza, quale risorsa strategica dell’Unione Europea, al centro dei processi sociali e culturali, capace di creare ricchezza e sviluppo. Nell'attuale fase di trasformazione del’UE, il quadro complessivo appare ormai sempre più articolato ed è caratterizzato da: una maggiore rilevanza della dimensione sovrannazionale, l'avvento della società della conoscenza e della comunicazione, un velocissimo progresso tecnologico, l'affermarsi di nuove tecnologie informatiche, la globalizzazione delle dinamiche economiche e finanziarie, il mutamento delle professioni nuove e vecchie, l'aumento del benessere e dei consumi, ma anche la permanenza di sacche di miseria e di degrado, l'innovazione continua che richiede una formazione continua. È il tempo delle nuove produzioni basate sul lavoro intellettuale, mentale, immateriale. L'Università non è solo il possibile motore della crescita economica, in quanto è in grado di influire profondamente sui costumi, sui comportamenti, sui modi di pensare, sullo stato della cultura, per combattere il provincialismo culturale. L'Università è il grande bacino nel quale vengono elaborati modelli concettuali, esperienze intellettuali, i saperi fondamentali che defluiscono nella società: la responsabilità dell'Università in Sardegna è dunque particolarmente rilevante, perché gli interventi innovativi nell'Università avranno riflessi positivi sull'intera società isolana.
Del resto l'Università non deve solo raccogliere i bisogni che emergono dalla società ma deve essere capace di guardare a questi bisogni con un punto di vista nuovo, contribuendo ad immaginare nuovi scenari e nuovi orizzonti per la cultura europea, anche per la capacità di anticipare le tendenze anziché inseguirle.
La vitalità dell'Ateneo sassarese è legata alle sue radici secolari, alla sua tradizione culturale, alle sue risorse ed alle sue energie interne, che possono veramente trasformare l'Università nel luogo delle identità culturali, del sapere disinteressato che oggi non può però ignorare la pervasività dei saperi tecnici. In questo senso l'Università arriva in ritardo a confrontarsi con l'innovazione e ciò soprattutto nel Mezzogiorno ed in Sardegna: eppure il punto di partenza deve essere quello del riconoscimento del valore della diversità, che diventa capitale culturale, valore aggiunto. Noi ci portiamo dietro tradizioni di studi che fanno parte della nostra identità di uomini d'oggi e che possono costituire il lievito e la componente originale del nostro entrare nel mondo delle nuove tecnologie. All’interno del bacino del Mediterraneo l’Università di Sassari può svolgere ancor più che in passato un ruolo da protagonista: impegnata in una cooperazione con la riva Sud, che favorisca un confronto culturale e che abbatta vecchi e nuovi steccati e che combatta la divaricazione che quasi inesorabilmente il mondo sta drammaticamente vivendo dopo l’11 settembre 2001.
L'Università di Sassari intende valorizzare il rapporto con gli studenti non solo per un’alta ragione etica, ma anche per assolvere meglio alla propria missione storica, come nel passato, per accrescere il proprio prestigio e garantirsi così una posizione competitiva a livello internazionale. Oggi il confronto con altre realtà universitarie è più facile, grazie all'imponente scambio di informazioni in rete, ai viaggi di istruzione, alla mobilità internazionale, ai contratti di cooperazione internazionale che vedono coinvolta la quasi totalità dei nostri dottorandi e dei nostri specializzandi. I modelli esterni impongono ogni giorno un confronto che spesso rischia di essere perdente soprattutto per realtà fin qui chiuse come quelle isolane.
Per l’ERASMUS si rende necessario un forte sviluppo degli scambi internazionali che poggi su un qualificato rafforzamento degli uffici amministrativi e insieme su una decisa semplificazione delle procedure che sempre più decisamente debbono mettere al centro la crescita intellettuale e gli interessi formativi dello studente; che tenga conto dei differenti ordinamenti didattici e delle specificità delle Facoltà a cui appartengono gli studenti in partenza sia per la mobilità di studio e sia per i tirocini; che punti su una tempestiva liquidazione delle borse e su efficienti procedure di anticipazione; che favorisca l’introduzione di meccanismi di incentivazione e l’istituzione di premialità per gli studenti impegnati a conseguire crediti all’estero; che si prefigga di offrire tempestivamente un’adeguata preparazione linguistica agli studenti Erasmus “in partenza”; che punti a fare dell’esperienza di studio all’estero un momento caratteristico (e il più diffuso possibile) del curriculum dei nostri laureati. Il numero degli studenti coinvolti deve crescere ancora, e l’intero corpo docente di ogni facoltà deve essere impegnato su questo obbiettivo, a cui dobbiamo chiamare a concorrere anche le rappresentanze studentesche e le associazioni degli studenti Erasmus. Occorre monitorare sistematicamente le esperienze e attraverso un potenziamento delle convenzioni con le università straniere arrivare al reciproco riconoscimento di segmenti di curricula ed eventualmente alla gestione di attività formative integrate. Lo scambio di studenti e docenti con Università dei paesi del Maghreb deve essere sostenuto attraverso il programma di mobilità Averroé coordinato dall’Università di Montpellier, al quale il nostro Ateneo deve urgentemente aderire.
Guardiamo con interesse verso l'orizzonte europeo, rivendicando il ruolo avuto dagli Atenei italiani nel processo di armonizzazione del modello degli studi, un processo che prese l'avvio dall'ormai storica dichiarazione di Bologna: un processo che non sempre è stato felice e che ha istituto uno Spazio europeo dell’istituzione superiore che rischia talvolta di assorbire specificità e identità locali. L'Italia ha dimostrato, fino a questo momento, di avere onorato i propri impegni internazionali ed il ruolo che allora si assunse. La recente dichiarazione di Berlino ribadisce e conferma quella scelta, della quale viene riconosciuto l'alto valore sociale. Viene, in particolare, confermata la necessità che il sistema educativo dei diversi paesi sia articolato su due cicli primari e su un terzo ciclo di approfondimento, che è il Dottorato di ricerca; che i modelli degli studi siano basati su titoli non standardizzati ma comparabili e compatibili; infine, che i titoli siano descritti in termini di carico didattico, di risultati conoscitivi, di competenze e di profili, tenendo conto delle necessità del mondo del lavoro e della società.
I Rettori europei hanno di recente ribadito il convincimento che si debba procedere con sempre maggior lena verso la realizzazione di uno spazio comune della formazione superiore, nel quale l'unione delle nostre diversità e delle nostre culture contribuisca alla creazione di un sistema integrato, in cui si attui la mobilità degli studenti e docenti grazie alla compatibilità dei modelli. Se è vero che sarà necessario ancora del tempo per raggiungere una politica europea, lo Spazio comune dell'alta formazione e della Ricerca - l'Europa delle Università - sarà la strada più certa per creare i cittadini europei. Le Università sono impegnate a raggiungere questo obiettivo, per contribuire all'affermazione della realtà europea, un evento che segna una nuova era per tutte le Università del vecchio continente.
Di fronte alle contraddizioni di un processo che non sempre è stato lineare, centrale diventa il tema dell'autonomia e dell'autogoverno degli Atenei sia a livello di contenuti che di forme e di strumenti, verso un modello avanzato che non ignori certo l'esigenza di un coordinamento nazionale e insieme fissi obiettivi condivisi, garantisca il monitoraggio delle prestazioni universitarie, la valutazione, l'incentivazione dei comportamenti virtuosi.
In conclusione richiamerei gli obiettivi di Lisbona per “l’Europa della conoscenza” del 2010: ridurre il numero degli abbandoni precoci (al di sotto il 10%), costruire nuove competenze ed aumentare il numero dei laureati in matematica, scienze e tecnologia (almeno incremento del 15% con correzione degli squilibri tra sessi); aumentare la media europea di partecipazione ad iniziative di lifelong learning (almeno il 12% della popolazione tra 25 e 64 anni); estendere la mobilità degli studenti, docenti e personale preposto alla formazione ed alla ricerca; garantire a tutti l’accesso alle ICT; migliorare l’apprendimento delle lingue straniere contrastando la gara al ribasso e aumentando il numero dei docenti incardinati, incoraggiando una più stabile attività dei collaboratori esperti linguistici all’interno del Centro Linguistico di Ateneo. Per la lingua inglese e per le altre lingue è necessario prevedere dei corsi anche per l’aggiornamento dei docenti, in particolare per approfondire linguaggi tecnici e specialistici.
Sono però oggi qui a Prada per dire che consideriamo un poco questa anche come la nostra casa; l’Università di Sassari sosterrà in futuro la rete delle Università catalane e si metterà al fianco dell’Institut Català de Recerques en Ciènces Socials ed all’Università di Perpignan per allargare forme di collaborazione e di interscambio.
Voglio consegnare una medaglia a nome dell’Università di Sassari ai proff. Jaume Sobreqés, Rector dell’Universitat Catalana d’estiu e Salvador Giner Presidente della Fondazione dell’Universitat Catalana d’estiu e Presidente dell’Institut d’Estudis Catalans.
Colgo l’occasione per ringraziare l’on.le Carlo Sechi per l’impegfno posto nell’iorganizzazione di questo incontro.
la presència de la Universitat de Sàsser a aquesta quaranta-unena edició de la Universitat catalana d’Estiu a Prada vol expressar el fortíssiminterès del meu Ateneu per trobar formes de col·laboració internacional amb una àrea, la catalana cap a la qual mirem amb simpatia no només per un passat comú sinó que sobretot per una concreta perspectiva de desenvolupament futur.En el meu programa presentata amb motiu de la campanya electoral per l’elecció del nou Rector de la Universitat de Sàsser vaig posar en relleu abans de tot un aspecte geogràfic, precisament en el moment en què s’engega l’Area mediterrània de lliure canvi, mentre es reforcen els lligams amb Còrsega i les Balears, amb la sencera àrea llatina, amb Europa, amb l’Africa del Nord.
La perspectiva d’una col·laboració de proximitat ha de ser la premissa per la Universitat de Sàsser per a una política cultural internacional que representi una fase de fort modernització i desenvolupament.
I en aquesta política d’internacionalització els lligams i les relacions amb Catalunya ocupen un lloc de relleu. Per l’esdevenidor és meu propòsit ben determinat de reforçar les relacions culturals amb els Països Catalans; relacions que considero com a característica identificativa de la Universitat de Sàsser. En l’àmbit dels convenis existents, profito l’avinentesa per proposar un intercanvi entre Sàsser i qualsevol de les Universitats catalanes associades. A més m’agrada recordar que Sàsser entrarà en la xarxa de les Universitats catalanes i treballarà al costat de l’Institut de Recerques en Ciències Socials de la Universitat de Perpinyà. Com vosaltres sabeu a Sàsser ja existeix una càtedra de llengua i literatura catalanes amb un lector de llengua materna catalana. És meva intenció tal com volem rellançar l’ensenyament de les llengües estrangeres també potenciar el de la llengua catalana. Abans de continuar la meva intervenció en italià us vull donar les gràcies encara en la vostra llengua.
Il mio intervento ora continuerà in italiano
Signor Consigliere, Rettori, Cari amici,
la presenza dell’Università di Sassari in Sardegna a questa 41 edizione dell’Universitat Catalana d’estiu a Prada vuole esprimere il fortissimo interesse del mio Ateneo a trovare forme di collaborazione internazionale con un’area, quella Catalana alla quale guardiamo con simpatia non solo per un passato comune ma soprattutto per una concreta prospettiva di sviluppo futuro.
Nel mio programma presentato in occasione della campagna elettorale per l’elezione del nuovo Rettore dell’Università di Sassari ho messo in rilievo innanzi tutto un aspetto geografico, proprio nel momento in cui prende avvio l’Area mediterranea di libero scambio, mentre si rafforzano i legami con la Corsica, con le Baleari, con l’intero “Arco latino”, con l’Europa, con il Nord Africa. La prospettiva di una collaborazione di prossimità deve essere la premessa per l’Università di Sassari per una politica culturale internazionale che rappresenti una fase di forte modernizzazione e sviluppo.
L’Università di Sassari si avvia a celebrare tra qualche tempo i suoi 450 anni di storia: dopo lo studio generale creato dai Gesuiti nell’età di Carlo V e di Filippo II, l’Università di Sassari fu costituita ufficialmente il 9 febbraio 1617 da Filippo III con le Facoltà di Arti, di Teologia, più tardi di Diritto e di Medicina. Le origini iberiche dell’Ateneo sardo si riflettono nella storia, nell’evoluzione e nelle strutture edilizie di un’istituzione che oggi conta 11 Facoltà, compresa la Facoltà di Architettura nata 10 anni fa come Facoltà di Architettura mediterranea e decentrata nella splendida cornice delle fortificazioni medioevali della città catalana di L’Alghé: una città che aderisce alla rete delle città storiche del meditrerraneo. Voglio ricordare alcune iniziative internazionali in corso a L’Alghé, come il corso di laurea magistrale biennale ed il master europeo in Pianificazione e politiche per l’ambiente realizzato congiuntamente con l'Università IUAV di Venezia, con l’Universidade Tecnica de Lisboa, con l’Universitat de Girona e con l'Universitat Autonoma de Barcelona.
Con i suoi 18000 studenti, i suoi circa 800 professori e ricercatori, i suoi 600 tecnici e amministrativi, l’Università di Sassari aspira ad essere riconosciuta come una antica università europea, proiettata sempre di più in una dimensione internazionale: nell’ultimo anno abbiamo accolto oltre 100 visiting professor, aprendo il nostro Ateneo al mondo a partire dall’area catalana, come testimoniano le lezioni tenute da Marc Mayer ai miei studenti. Ma voglio ricordare l’esistenza di un insegnamento di catalano nella nostra Facoltà di Lingue, la presenza di un lettore di madre lingua collaboratore esperto linguista catalano. In futuro è mio fermo proposito rafforzare questi aspetti culturali catalani che considero una delle caratteristiche identificative dell’Università di Sassari. Nell’ambito degli accordi esistenti, colgo l’occasione per proporre un interscambio reciproco di professori con il programma regionale di visiting professors e visiting scholars tra Sassari e ciascuna delle Università catalane associate. Consentitemi di ricordare il ruolo svolto in passato in Sardegna dal mio amico Jordi Carbonell i de Ballester che conobbi a Cagliari nel 1972 dopo la sua espulsione per motivi politici dalla Spagna franchista: una figura di filologo, di studioso, di intellettuale e di politico che amiamo e che so ha svolto in passato ruoli importanti per la Universitat catalana d’estiu e come Presidente dell’Esquerra Repubblicana de Catalunya. .
Siamo a vent’anni di distanza dalla Magna Charta universitatum, la solenne dichiarazione dei Rettori europei riuniti a Bologna nell’ottobre 1988, che indicava tra i principia ac fundamenta come pilastro dell’Universitas l’insegnamento, con linguaggio ciceroniano la docendi ratio oppure la discipulorum institutio, posta accanto e strettamente congiunta alla scientiae pervestigatio, alla ricerca scientifica: in universitatibus docendi rationem necesse est cum scientiae pervestigationem coniunctam esse ut usus moresque mutantes et procedentes sequatur. L’insegnamento costituisce il principium, l’elemento che giustifica l’esistenza dell’Universitas e che è reso vitale dal fecondo apporto della ricerca scientifica: siamo consapevoli che le forme dell’insegnamento, sono insieme espressione di una tradizione di studi secolare, ma anche debbono profondamente rinnovarsi, per inserirsi sempre più in un grande circuito europeo ed internazionale.
Questo è il punto debole del nostro Ateneo e siamo consapevoli che dovremo fare uno sforzo per migliorare la produttività, ridurre il numero dei fuori corso e dei “falsi studenti”, aumentare il numero dei crediti superati, estendere la mobilità internazionale. Siamo consapevoli che si rende necessario affrontare quello che è il tallone di Achille di tante università italiane, un processo di trasmissione delle conoscenze che forse ha fin qui privilegiato l’insegnamento, con scarsa attenzione per l’efficacia dei risultati e per l’apprendimento. L’innovazione del sistema formativo universitario ha prodotto un ampliamento dell’offerta. Non sempre, però, ne è conseguita una riconsiderazione dei modelli di impegno e di responsabilità d’azione dello studente, dei docenti e del sistema organizzativo all’interno del quale avviene il loro incontro, né una adeguata rivisitazione dei modi di fare formazione. Non mi riferisco qui ai modelli didattici delle singole discipline, ma al modo di intendere il percorso e le strategie dell’istruzione universitaria come parte di un più ampio processo di continuità formazione-lavoro: sia come costruzione mentale che come fattivo collegamento con i sistemi delle professioni. Tale continuità si declina su almeno due livelli: le competenze attese-richieste-anticipate (quali capacità lo studente dovrebbe possedere alla fine del percorso di studi, in termini di conoscenze, abilità tecniche, capacità interpretative di sé nel ruolo, nelle funzioni, nel contesto); la riflessione sulle competenze esercitate nella pratica lavorativa attraverso l’apporto esperto di professionisti. In questa direzione vanno sicuramente i tirocini che, però, appaiono ancora attività non sufficientemente integrate con l’impianto didattico complessivo. Tra gli Obiettivi prioritari del mio programma ho inserito: centralità dello studente, promozione culturale e sociale per tutti i meritevoli, partecipazione della componente studentesca a tutte le decisioni fondamentali della vita universitaria, aumento del numero dei laureati in Sardegna. Interventi presso le diverse Facoltà per seguire le matricole e combattere gli abbandoni, recuperare i debiti formativi, istituire i tutor o figure professionali specializzate per le diverse aree, con corsi di recupero, assistenza telematica agli studenti, ricollocazione degli studenti inattivi o che non abbiano maturato un minimo di crediti dopo il primo anno propedeutico; azione mirata per gli studenti lavoratori. Intendiamo garantire il coordinamento di tutta l’offerta didattica di Ateneo allo scopo di costruire nuove competenze e poter contribuire al raggiungimento di obiettivi indicati dall’Unione Europea relativamente al numero dei laureati in matematica, scienze e tecnologia; vogliamo rilanciare l’insegnamento delle lingue straniere ed in particolare della lingua catalana; vogliamo dare impulso a corsi interateneo di carattere internazionale anche con supporto telematico, con attenzione alla sostenibilità dei corsi ed alla valorizzazione della docenza di ruolo e riequilibrio delle risorse per la docenza sulla base dei fabbisogni e dei requisiti necessari dei corsi. Vogliamo rilanciare il ruolo dei referenti per la didattica, dei tutor, del servizio orientamento in entrata, dei tirocini e dello job placement nel quadro del processo di continuità formazione-lavoro e con una forte aderenza alle esigenze del mercato del lavoro. Ci proponiamo di verificare il processo di trasmissione delle conoscenze sulla base dell’efficacia dei risultati e dell’apprendimento; dobbiamo progettare un’offerta didattica che preveda la diminuzione numerica di corsi di studio, di sedi e di insegnamenti, verificandone la sostenibilità, garantendo l’intersezione con la ricerca scientifica; adotteremo un modello di autovalutazione guidata, che metta a frutto l’esperienza del Campus One e affronti il requisito di Qualità e del sistema di gestione per la qualità. Nascerà a Sassari un Comitato di Ateneo per l’autovalutazione delle attività didattiche, assistito da una commissione di valutazione per singolo corso di studio e dagli Uffici. Valorizzeremo la rete dei rapporti internazionali per favorire l’internazionalizzazione dei corsi di studio con una piena funzionalità del programma ERASMUS. Potenzieremo le Scuole di dottorato, con incremento del numero delle borse, cotutele internazionali, politiche per favorire l’inserimento dei dottori di ricerca presso il mondo produttivo.
Nella Carta dei doveri e dei diritti delle Università italiane approvata nel marzo 2001 i Rettori italiani hanno richiamato il ruolo dell'Università nella società della conoscenza, quale risorsa strategica dell’Unione Europea, al centro dei processi sociali e culturali, capace di creare ricchezza e sviluppo. Nell'attuale fase di trasformazione del’UE, il quadro complessivo appare ormai sempre più articolato ed è caratterizzato da: una maggiore rilevanza della dimensione sovrannazionale, l'avvento della società della conoscenza e della comunicazione, un velocissimo progresso tecnologico, l'affermarsi di nuove tecnologie informatiche, la globalizzazione delle dinamiche economiche e finanziarie, il mutamento delle professioni nuove e vecchie, l'aumento del benessere e dei consumi, ma anche la permanenza di sacche di miseria e di degrado, l'innovazione continua che richiede una formazione continua. È il tempo delle nuove produzioni basate sul lavoro intellettuale, mentale, immateriale. L'Università non è solo il possibile motore della crescita economica, in quanto è in grado di influire profondamente sui costumi, sui comportamenti, sui modi di pensare, sullo stato della cultura, per combattere il provincialismo culturale. L'Università è il grande bacino nel quale vengono elaborati modelli concettuali, esperienze intellettuali, i saperi fondamentali che defluiscono nella società: la responsabilità dell'Università in Sardegna è dunque particolarmente rilevante, perché gli interventi innovativi nell'Università avranno riflessi positivi sull'intera società isolana.
Del resto l'Università non deve solo raccogliere i bisogni che emergono dalla società ma deve essere capace di guardare a questi bisogni con un punto di vista nuovo, contribuendo ad immaginare nuovi scenari e nuovi orizzonti per la cultura europea, anche per la capacità di anticipare le tendenze anziché inseguirle.
La vitalità dell'Ateneo sassarese è legata alle sue radici secolari, alla sua tradizione culturale, alle sue risorse ed alle sue energie interne, che possono veramente trasformare l'Università nel luogo delle identità culturali, del sapere disinteressato che oggi non può però ignorare la pervasività dei saperi tecnici. In questo senso l'Università arriva in ritardo a confrontarsi con l'innovazione e ciò soprattutto nel Mezzogiorno ed in Sardegna: eppure il punto di partenza deve essere quello del riconoscimento del valore della diversità, che diventa capitale culturale, valore aggiunto. Noi ci portiamo dietro tradizioni di studi che fanno parte della nostra identità di uomini d'oggi e che possono costituire il lievito e la componente originale del nostro entrare nel mondo delle nuove tecnologie. All’interno del bacino del Mediterraneo l’Università di Sassari può svolgere ancor più che in passato un ruolo da protagonista: impegnata in una cooperazione con la riva Sud, che favorisca un confronto culturale e che abbatta vecchi e nuovi steccati e che combatta la divaricazione che quasi inesorabilmente il mondo sta drammaticamente vivendo dopo l’11 settembre 2001.
L'Università di Sassari intende valorizzare il rapporto con gli studenti non solo per un’alta ragione etica, ma anche per assolvere meglio alla propria missione storica, come nel passato, per accrescere il proprio prestigio e garantirsi così una posizione competitiva a livello internazionale. Oggi il confronto con altre realtà universitarie è più facile, grazie all'imponente scambio di informazioni in rete, ai viaggi di istruzione, alla mobilità internazionale, ai contratti di cooperazione internazionale che vedono coinvolta la quasi totalità dei nostri dottorandi e dei nostri specializzandi. I modelli esterni impongono ogni giorno un confronto che spesso rischia di essere perdente soprattutto per realtà fin qui chiuse come quelle isolane.
Per l’ERASMUS si rende necessario un forte sviluppo degli scambi internazionali che poggi su un qualificato rafforzamento degli uffici amministrativi e insieme su una decisa semplificazione delle procedure che sempre più decisamente debbono mettere al centro la crescita intellettuale e gli interessi formativi dello studente; che tenga conto dei differenti ordinamenti didattici e delle specificità delle Facoltà a cui appartengono gli studenti in partenza sia per la mobilità di studio e sia per i tirocini; che punti su una tempestiva liquidazione delle borse e su efficienti procedure di anticipazione; che favorisca l’introduzione di meccanismi di incentivazione e l’istituzione di premialità per gli studenti impegnati a conseguire crediti all’estero; che si prefigga di offrire tempestivamente un’adeguata preparazione linguistica agli studenti Erasmus “in partenza”; che punti a fare dell’esperienza di studio all’estero un momento caratteristico (e il più diffuso possibile) del curriculum dei nostri laureati. Il numero degli studenti coinvolti deve crescere ancora, e l’intero corpo docente di ogni facoltà deve essere impegnato su questo obbiettivo, a cui dobbiamo chiamare a concorrere anche le rappresentanze studentesche e le associazioni degli studenti Erasmus. Occorre monitorare sistematicamente le esperienze e attraverso un potenziamento delle convenzioni con le università straniere arrivare al reciproco riconoscimento di segmenti di curricula ed eventualmente alla gestione di attività formative integrate. Lo scambio di studenti e docenti con Università dei paesi del Maghreb deve essere sostenuto attraverso il programma di mobilità Averroé coordinato dall’Università di Montpellier, al quale il nostro Ateneo deve urgentemente aderire.
Guardiamo con interesse verso l'orizzonte europeo, rivendicando il ruolo avuto dagli Atenei italiani nel processo di armonizzazione del modello degli studi, un processo che prese l'avvio dall'ormai storica dichiarazione di Bologna: un processo che non sempre è stato felice e che ha istituto uno Spazio europeo dell’istituzione superiore che rischia talvolta di assorbire specificità e identità locali. L'Italia ha dimostrato, fino a questo momento, di avere onorato i propri impegni internazionali ed il ruolo che allora si assunse. La recente dichiarazione di Berlino ribadisce e conferma quella scelta, della quale viene riconosciuto l'alto valore sociale. Viene, in particolare, confermata la necessità che il sistema educativo dei diversi paesi sia articolato su due cicli primari e su un terzo ciclo di approfondimento, che è il Dottorato di ricerca; che i modelli degli studi siano basati su titoli non standardizzati ma comparabili e compatibili; infine, che i titoli siano descritti in termini di carico didattico, di risultati conoscitivi, di competenze e di profili, tenendo conto delle necessità del mondo del lavoro e della società.
I Rettori europei hanno di recente ribadito il convincimento che si debba procedere con sempre maggior lena verso la realizzazione di uno spazio comune della formazione superiore, nel quale l'unione delle nostre diversità e delle nostre culture contribuisca alla creazione di un sistema integrato, in cui si attui la mobilità degli studenti e docenti grazie alla compatibilità dei modelli. Se è vero che sarà necessario ancora del tempo per raggiungere una politica europea, lo Spazio comune dell'alta formazione e della Ricerca - l'Europa delle Università - sarà la strada più certa per creare i cittadini europei. Le Università sono impegnate a raggiungere questo obiettivo, per contribuire all'affermazione della realtà europea, un evento che segna una nuova era per tutte le Università del vecchio continente.
Di fronte alle contraddizioni di un processo che non sempre è stato lineare, centrale diventa il tema dell'autonomia e dell'autogoverno degli Atenei sia a livello di contenuti che di forme e di strumenti, verso un modello avanzato che non ignori certo l'esigenza di un coordinamento nazionale e insieme fissi obiettivi condivisi, garantisca il monitoraggio delle prestazioni universitarie, la valutazione, l'incentivazione dei comportamenti virtuosi.
In conclusione richiamerei gli obiettivi di Lisbona per “l’Europa della conoscenza” del 2010: ridurre il numero degli abbandoni precoci (al di sotto il 10%), costruire nuove competenze ed aumentare il numero dei laureati in matematica, scienze e tecnologia (almeno incremento del 15% con correzione degli squilibri tra sessi); aumentare la media europea di partecipazione ad iniziative di lifelong learning (almeno il 12% della popolazione tra 25 e 64 anni); estendere la mobilità degli studenti, docenti e personale preposto alla formazione ed alla ricerca; garantire a tutti l’accesso alle ICT; migliorare l’apprendimento delle lingue straniere contrastando la gara al ribasso e aumentando il numero dei docenti incardinati, incoraggiando una più stabile attività dei collaboratori esperti linguistici all’interno del Centro Linguistico di Ateneo. Per la lingua inglese e per le altre lingue è necessario prevedere dei corsi anche per l’aggiornamento dei docenti, in particolare per approfondire linguaggi tecnici e specialistici.
Sono però oggi qui a Prada per dire che consideriamo un poco questa anche come la nostra casa; l’Università di Sassari sosterrà in futuro la rete delle Università catalane e si metterà al fianco dell’Institut Català de Recerques en Ciènces Socials ed all’Università di Perpignan per allargare forme di collaborazione e di interscambio.
Voglio consegnare una medaglia a nome dell’Università di Sassari ai proff. Jaume Sobreqés, Rector dell’Universitat Catalana d’estiu e Salvador Giner Presidente della Fondazione dell’Universitat Catalana d’estiu e Presidente dell’Institut d’Estudis Catalans.
Colgo l’occasione per ringraziare l’on.le Carlo Sechi per l’impegfno posto nell’iorganizzazione di questo incontro.
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