Cari amici,
sono qui innanzi tutto per portare la cordialissima solidarietà dell’Università di Sassari agli operai di Porto Torres, impegnati nella difesa del proprio posto di lavoro. Questo incontro è finalizzato a programmare il futuro di un’area industriale che fu insediata in uno dei punti più delicati del Mediterraneo.
Sono passati 5 anni da quando Porto Torres è stato dichiarato dal Ministero dell’Ambiente il 7 febbraio 2003 Sito di interesse nazionale. Lo Stato ha riconosciuto le violenze subite dall’ambiente nel Golfo dell’Asinara: il tema del risanamento e delle bonifiche è diventato un grande problema nazionale.
Più di recente l’Accordo di programma definisce il quadro per l’avvio delle operazioni di bonifica, soprattutto in relazione alle falde ed alle aree inquinate.
Davanti a noi c’è una nuova fase di impegno comune per investimento nel settore chimico nel rispetto dell’ambiente: occorre garantire un rapporto equilibrato tra rispetto dell’ambiente e investimenti produttivi.
L’Università risponde positivamente alla sfida del risanamento del Polo industriale turritano e del rafforzamento della presenza industriale. Il panorama che abbiamo di fronte è quello della rovina delle aziende che un tempo formavano il tessuto produttivo. Esse possono ora diventare laboratori a cielo aperto per lo studio degli agenti inquinanti, per definire i livelli di concentrazione dell’inquinamento, per indicare soluzioni e strade nuove.
I danni inferti all’ambiente sono terribili, soprattutto perché ci troviamo in una delle zone ambientali più delicate del Mediterraneo.
Un umanista come me non dimentica che nell’immaginario collettivo degli antichi l’isola dell’Asinara era il segno del passaggio di Eracle nel Golfo che chiudeva a Nord l’arco di Ichnussa; qui alla foce del Rio Turritano Giulio Cesare fondò la colonia di cittadini romani, alle porte di quello che è diventato uno dei parchi ambientali ma anche storici più importanti del nostro paese.
In passato in questa area la dissennata ricerca del profitto ha causato danni e distruzioni.
Oggi quel cimitero industriale racconta storie di iniziative velleitarie, di speculazioni piratesche, di infrastrutture inutili, di opere mai realizzate. Storie di persone, di imprenditori mordi e fuggi, di sindacalisti coraggiosi.
Storie di migliaia di lavoratori che hanno creduto nel sogno petrolchimico e che ora portano nei ricordi e talvolta anche nel fisico i segni di quegli anni di illusioni.
Di fronte a queste macerie può prevalere lo sconforto. Noi intendiamo guardare avanti, costruire un’economia industriale competitiva a livello internazionale, consapevoli che occorre tener conto delle complessità del mercato intrernazionale e del rispetto dell’ambiente.
Per affrontare le criticità occorre avviare una riconversione industriale che si basi sui punti di forza che pure esistono.
Il rilancio dell’area industriale è necessario per rispondere alla domanda di lavoro.
Il tema delle bonifiche costituisce la pre-condizione per lo sviluppo. Noi non addebitiamo solo all’ENI le colpe dell’inquinamento, anche perché l’ENI ha rilevato impianti che sono passati più volte di mano ed altre aziende che inquinano ancora oggi operano nell’Area.
Ma ora la Syndial ha un ampio mandato per operare e dispone di risorse adeguate.
Deve essere chiaro che il tema delle Bonifiche è anche una grande questione etica, un dovere civile: occorre sfruttare il patrimonio di conoscenze e di errori accumulati negli anni per avviare il risanamento e la riconversione industriale.
Abbiamo di fronte a noi la necessità di far convivere un’area industriale viva ed pulsante ed un Parco Nazionale.
Dobbiamo allora puntare su investimenti nella Green economy, nell’economia verde che può battere in termini di occupazione l’industria inquinante. Dobbiamo costruire progetti ed aprire strade nuove, prospettive di sviluppo.
E’ allora necessaria una collaborazione scientifica specializzata: siamo qui oggi per offrila al Consorzio industriale e al Comune di Porto Torres: l’Università è disponibile per progettazioni, studi, ricerche, verifiche, valutazioni di impatto per le Aziende che sceglieranno questa strada.
Il piano di investimenti dell’EON per la centrale termoelettrica di Fiumesanto è solo un primo passo: occorrono nuovi investimenti per nuovi posti di lavoro.
Il futuro sarà quello dell’energia pulita rinnovabile: l’eolico (non certo con pale amare), le biomasse; nasce presso la cava di Monte Rosé il più grande impianto fotovoltaico d’Europa, con la Società MPR incentivata fortemente dai meccanismi comunitari. E ancora il ciclo dei rifiuti, delle energie rinnovabili, del disinquinamento, della salute, della sicurezza, dello sfruttamento delle risorse agroforestali. Scendono in campo nuovi grandi gruppi dell’imprenditoria italiana.
L’Università segue la strada degli investimenti per la nuova economia verde e si dice pronta a formare nuove figure professionali chiamate a gestire tecnologie e fenomeni nuovi. Abbiamo dei professionisti da formare e compito dell’Università sarà quello di istituire un’offerta formativa con master o corsi di laurea mirati.
E allora il corso di laurea in biotecnologie, in giurisprudenza; i master, gli spin off, l’Industrial liaison office, nell’ambito di quella che è la terza missione dell’Ateneo, il trasferimento delle conoscenze al servizio del territorio.
I 33 docenti e ricercatori del Dipartimento di Chimica dell’Università, per mio tramite, mettono completamente a disposizione del territorio le proprie competenze riguardanti la chimica industriale e la chimica ambientale per concorrere al risanamento dell’area.
In particolare, sulla base delle conoscenze dei processi produttivi che sono stati utilizzati nell’attività industriale svoltasi a Porto Torres, fin dall’inizio dell’insediamento dell’industria petrolchimica e del relativo indotto, i docenti e ricercatori del Dipartimento possono svolgere attività di analisi degli impianti dismessi del suolo e delle acque (interne, falde e mare prospiciente). Possono inoltre formulare proposte specifiche e scientificamente fondate per le attività di risanamento e di smaltimento dei rifiuti. Altre competenze disponibili presso la Facoltà di Scienze MFN riguardano il monitoraggio della flora, della fauna (terrestre, acquatica, marina ed aviaria) e di tutti gli altri aspetti ecologici e geologici del suolo, in relazione alla diffusione di inquinanti ed alle possibili misure per contenerla e prevenirla. Le recenti notizie sul ciclo del cloro richiedono interventi fondati su specifiche competenze.
L’Università di Sassari farà la sua parte: abbiamo forte la voglia costruire un Ateneo dinamico, attento alle esigenze del territorio, motore dello sviluppo, impegnato a promuovere il capitale umano, la conoscenza. Non vogliamo solo un luogo di studio e di ricerca. Ma un’istituzione che offre ai giovani la possibilità di investire il loro ingegno qui in Sardegna.
Vogliamo trovare sintonia con i sistemi politico amministrativo imprenditoriale e sociale con un rafforzamento della competitività.
Elemento di attrazione per le attività produttive, valore aggiunto per un territorio che deve svilupparsi e crescere, facendo leva sul la propria identità e la propria tradizione culturale.
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