domenica 15 novembre 2009

Intervento del prof. Attilio Mastino - Stati generali dei giornalisti - Alghero 14 novembre 2009

Sono davvero lieto che una delle mie prime “uscite” come nuovo Rettore dell'Università di Sassari coincida proprio con questa importante manifestazione, che riunisce i giornalisti sardi e i rappresentanti delle istituzioni di categoria. Sono lieto perché, in un certo senso, mi sento a casa, come pubblicista in primo luogo e, in secondo luogo perché ho mosso i miei primi passi da studioso 35 anni fa proprio pubblicando un volume di storia del giornalismo nell’interno della Scuola superiore triennale di Giornalismo di Urbino. Mi sento veramente uno di voi.
Il mio, perciò, non vuole essere un semplice saluto formale, ma vuole rimarcare una vicinanza e una collaborazione tra l'Università di Sassari e le organizzazioni dei giornalisti.
D'altro canto il mondo dell'università e quello del giornalismo sono naturalmente vicini. Abbiamo tutti e due compiti istituzionali in comune. Come università il nostro obiettivo è di valorizzare le risorse umane e di formare dei cittadini colti. Come giornalisti l'obiettivo è, anche, di formare dei cittadini informati. In questo le nostre attività, quella universitaria e quella giornalistica, sono strettamente collegate, se andassimo avanti in modo disgiunto e nettamente separato, nessuno di noi raggiungerebbe appieno questi obiettivi.
C'è un altro aspetto che accomuna molto l'università e il giornalismo, è il tema della libertà. Anche di fronte alle recenti minacce di riforma e di impoverimento culturale, noi difendiamo la libertà di insegnamento e di ricerca, così come voi difendete la libertà di informazione, il pluralismo fondato sul rispetto delle opinioni dei singoli.
La libertà d'insegnamento e la libertà di informazione sono due beni fondamentali per la crescita e il naturale sviluppo del nostro paese e di ogni paese democratico. La pratica e la difesa di queste libertà ci ha visto e ci vede sempre fortemente impegnati.
L'Università di Sassari da molto tempo sta collaborando con le organizzazioni professionali dei giornalisti.
L’attività di formazione si sviluppa soprattutto dentro la Facoltà di Scienze Politiche, con il corso di laurea in Scienze della comunicazione (L20), articolato in 15 esami, 3 laboratori, periodi di tirocinio. E poi con il corso di laurea magistrale in comunicazione (LM59), accorpato con quello in Pubblica amministrazione. E nella Facoltà di Lettere e Filosofia, con il corso di laurea interclasse di Scienze delle lettere e della comunicazione COMES per esperti multimediali, per l’istruzione a distanza, per professionisti in aziende editoriali e in agenzie pubblicitarie. Ancora a Lettere è attivo il corso di laurea magistrale in Scienze delle lettere e della comunicazione multimediale (LM15 e LM65), con attenzione per le scienze dello spettacolo e della produzione multimediale.
Oltre ai corsi di laurea in comunicazione, abbiamo attivato, tredici anni fa un Master in giornalismo con docenti provenienti dal mondo dell’informazione, anche prestigiosissimi.
Successivamente, grazie a una convenzione siglata con l'Ordine dei giornalisti, il Master si è trasformato in scuola per praticanti, dalla quale vengono fuori dei giovani che sostengono l'esame di stato per diventare professionisti e che poi, come è accaduto e sta accadendo per tanti di loro, lavorano in testate locali e nazionali di assoluto prestigio. Noi siamo orgogliosi, come ateneo e come sardi, che questi giovani abbiano studiato e siano diventati giornalisti nella nostra università, che diversi giovani giornalisti abbiano scelto di trasferirsi dalla penisola a Sassari per studiare e svolgere il loro praticantato nel nostro Ateneo. Ci dobbiamo ora concentrare ancora di più per stabilire un solido contatto tra formazione e lavoro, collegandoci con il mondo della stampa e chiedendo la collaborazione con i sindacati.
Da pochi giorni è cominciato il quarto biennio del Master in Giornalismo, alcuni degli allievi appena iscritti sono oggi qui tra il pubblico. I risultati finora raggiunti sono positivi: ce lo dicono i primi dati sull'occupazione, i giudizi degli stessi allievi e quelli dei responsabili delle testate giornalistiche che in Sardegna, in Italia e all'estero hanno ospitato i nostri stagisti.
Noi consideriamo la scuola di giornalismo un fiore all'occhiello della nostra università e anche un punto di riferimento importante per l'intera Sardegna. Portarla avanti è un impegno oneroso, anche dal punto di vista economico. Soprattutto per i genitori dei nostri studenti. Ne so qualcosa anch’io. Noi vogliamo farla crescere, farla diventare un centro di alta formazione e di ricerca d'eccellenza. Non possiamo farlo da soli, e mi auguro ci sia l'aiuto, il suggerimento e la collaborazione degli istituti di categoria dei giornalisti e la sensibilità delle istituzioni locali e regionali.
Intendiamo trasformare il Master di giornalismo della Facoltà di Scienze Politiche in una Scuola vera e propria di Ateneo, nella convinzione che c’è ancora largo spazio nelle istituzioni per nuovi uffici stampa. Del resto anche l’Università di Sassari si doterà a breve di un addetto stampa professionista, poiché l’Università deve avere più trasparenza e deve rendere conto pubblicamente di quello che succede al suo interno. C’è spazio per i giornalisti nella Sardegna del futuro.
C'è stata dunque, c'è e ci sarà ancora di più, posso assicurarlo come Rettore dell'Università di Sassari, la massima apertura nei confronti dei giornali e dei giornalisti e l'auspicio di riuscire a percorrere pezzi di strada insieme.
Sono sicuro che ci sarà in futuro una adeguata attenzione da parte dei giornali e dei giornalisti nei confronti dell'Università di Sassari, non solo quando ci sono da dare le cosiddette cattive notizie, una pratica, come sappiamo tutti, diffusa nell'informazione giornalistica. Sono convinto – ne parlavo nei giorni scorsi nelle visite ai direttori ed ai responsabili delle principali testate del nostro territorio – che si darà risalto anche alle buone notizie, soprattutto se queste saranno sempre più numerose e se insieme lavoreremo per far cambiare l’Università e la Sardegna. E per fortuna, pur tra le mille difficoltà in cui si dibatte come tutte le università italiane anche quella di Sassari, le notizie buone nel nostro Ateneo non mancano, anche in questi giorni nei quali i provvedimenti del Governo ed il disegno di legge di riforma dell’Università minacciano di provocare a catena conseguenze drammatiche.
Del resto non ci troviamo soli ed abbiamo trovato in queste settimane la solidarietà del Presidente Cappellacci, della Presidente Lombardo, degli Assessori La Spisa, Baire e Liori.
Qui ad Alghero, voglio ricordare l’ingresso dell’Ateneo nella rete delle Università catalane Xarxa Vives ed il ruolo della nostra Facoltà di Architettura, che si è piazzata al primo posto tra le facoltà di architettura italiane, nella annuale classifica del Censis. La Facoltà cresce, si sviluppa, si differenzia, si radica nel territorio. Nei giorni scorsi erano circolate voci di una sua chiusura. Le ho già smentite e oggi voglio ribadire davanti a voi, operatori dell'informazione, che Architettura di Alghero non chiuderà e che sarà valorizzata e potenziata. Credo che il compito del Rettore sia innanzi tutto quello di difendere un patrimonio di idee, di relazioni, di strutture che ci ci ha preceduto ha costruito nel tempo.
In conclusione del mio intervento voglio ripetere ciò che ho detto nei giorni scorsi in occasione del mio ingresso nell’Aula Magna dell’Università: l’Ateneo deve trovare una dimensione nuova, più internazionale ed aperta. Deve trovare il modo per essere veramente il motore dello sviluppo del territorio, deve fare la sua parte per dare un contributo di idee per aiutare la Sardegna ad affrontare la crisi che stiamo attraversando.
Noi operiamo in una regione, la Sardegna, che presenta difficoltà specifiche legate all’insularità, all’isolamento delle zone interne, ai ritardi nella realizzazione di reti di comunicazione, ai bassi livelli di investimenti nella ricerca, alla debolezza del tessuto produttivo. Obbligati a competere sul piano nazionale, siamo ora concentrati verso una sfida nuova e senza precedenti. Chiediamo di avere al nostro fianco la parte più sana della società civile, coloro che come i giornalisti esercitano un dovere che ritengo fondamentale, quello dell’esercizio dello spirito critico, che stimoli, pungoli e incalzi gli amministratori pubblici. E questo al fine di costruire una società più giusta ed a misura d’uomo.

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