martedì 26 maggio 2009

Sedi Gemmate. Lettera al Sindaco di Nuoro

Ill.mo Dott. Mario Demuru Zidda
Sindaco di
NUORO


Caro Signor Sindaco,

sono stato molto colpito dalla Sua lettera del 17 aprile con la quale commenta i temi affrontati nella campagna elettorale per l’elezione del nuovo Rettore dell’Università di Sassari, alla quale partecipo con emozione e speranza per il futuro. Ritengo giusto che l’Università senta il dovere di presentare e difendere pubblicamente le proprie scelte strategiche. Come è noto le risorse a disposizione delle Università italiane, in particolare nel Mezzogiorno ed in Sardegna, sono insufficienti proprio nel momento in cui si sviluppa una forma di competizione “di mercato” che tende a far sopravvivere i più forti: non intendo nascondere la preoccupazione per un futuro denso di incognite e di minacce all’autonomia universitaria soprattutto in un’isola come la Sardegna, con gravissimi tagli alle risorse che si intravedono all’orizzonte, che avranno drammatiche ricadute sul sistema socio-economico.
E’ noto come molte sedi gemmate, non solo in Sardegna, siano nate sotto la spinta della società civile, che sperava di aprire i territori verso l’esterno, auspicando l’arrivo di studenti e professori da altre regioni e da altri paesi: per il Nuorese avevamo tutti concepito la speranza di un grande investimento fatto di spazi, di risorse, di docenti, di studenti, soprattutto di una scelta culturale alta e di qualità, sostenuta dalla concordia delle forze politiche e dalla rapidità degli interventi. Viceversa la nascita dei corsi universitari in alcune realtà è stata accompagnata da evidenti ritardi delle pubbliche amministrazioni e ha rischiato di innescare un’ulteriore chiusura, un ripiegamento, una limitazione ed un impoverimento; non sempre le sedi gemmate hanno avuto adeguata stabilità ed hanno potuto offrire agli studenti la possibilità di seguire dibattiti e convegni, di fruire di servizi come biblioteche, mense, impianti sportivi; spesso le attività universitarie hanno drenato preziose risorse che sarebbero potute essere meglio orientate verso lo sviluppo.
I risultati fin qui conseguiti nella didattica non sono esenti da ombre e l’immagine stessa delle due Università sarde in qualche caso ne ha risentito pesantemente. Credo che vada ripensata tutta la politica delle gemmazioni, tenendo conto soprattutto del fatto che frequentare l’università non si esaurisce nel seguire le lezioni e dare gli esami, ma deve comportare un’esperienza internazionale, aperta e stimolante, inserita in un ambiente vivace e attivo.
L’Università di Sassari ha notevolmente ridotto in questi anni la presenza nel territorio, sulla base di un processo di razionalizzazione che è stato fortemente voluto dal Senato Accademico: i corsi di Nuoro, Olbia, Oristano hanno ragione di esistere soltanto nella misura in cui qualificheranno l’offerta formativa e la collegheranno alla ricerca ed alle vocazioni locali, solo se il territorio sarà reso più ricco per la presenza stabile di docenti, laboratori, centri di ricerca. L’università diffusa non può essere solo lo strumento per intercettare la domanda locale e neppure solo un attrattore di risorse, di interessi, di iscritti, di docenze per l’alta formazione: gli interessi locali si debbono incontrare con una prospettiva alta di insegnamento e di ricerca, con una forte residenzialità e con un’alta qualità. Per ottenere risultati significativi occorre che i Consorzi, le Fondazioni, i Comuni, le Province, la Regione garantiscano risorse adeguate agli standard qualitativi necessari, liberando l’Ateneo da qualunque tipo di intervento finanziario per il pagamento delle docenze: penso soprattutto a borse di studio per studenti stranieri, a servizi di ospitalità, a laboratori, con una sinergia con le eccellenze presenti sul territorio.
Per il futuro occorre contenere al massimo la politica delle gemmazioni garantendo la piena sostenibilità nel tempo, evitando sprechi, diseconomie e duplicazioni. Non c’è spazio in Sardegna per nuovi poli universitari autonomi al di fuori di Sassari e Cagliari, ma anzi qualcuno evoca in questi giorni lo spauracchio della nascita di un’unica fondazione universitaria federata regionale.
Noi dunque ci muoviamo in un quadro peno di vincoli: personalmente considero l’esperienza nuorese avviata quasi vent’anni anni fa (con i corsi in scienze forestali ed in scienze ambientali) come un tentativo generoso dell’Università di mettersi al servizio del territorio per lo sviluppo delle zone interne, nel momento in cui si apriva la prospettiva del Parco del Gennargentu. Un’esperienza che non possiamo abbandonare, ma riqualificare soprattutto alla luce dell’ornai imminente disegno di legge di riforma delle università italiane che sarà pubblicato nelle prossime settimane, che subordina la programmazione organica del sistema universitario ad un rapporto diretto con le autonomie locali, in particolare per quanto riguarda l’università diffusa sul territorio. Nel momento in cui, già da 5 anni, il Ministero ha tagliato il capitolo relativo all’edilizia universitaria, credo che dobbiamo avviare una riflessione che coinvolga la Regione Sarda e il sistema delle autonomie per contribuire a trovare risorse e soluzioni soddisfacenti, per programmare, pianificare e valutare. Con un metodo nuovo, sono fiducioso che si apriranno nuovi spazi di collaborazione e di integrazione e che la presenza universitaria a Nuoro potrà essere adeguatamente difesa.
La ringrazio per avermi coinvolto nel dibattito e sono felice di incontrare Lei e gli amministratori interessati in qualunque momento.

Sassari, 25 aprile 2009.

Attilio Mastino

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