Al prof. Virgilio Mura
Università di Sassari
e, p.c.
A tutti i colleghi dell’Università
SASSARI
Caro Lio,
considero preziosa la tua lettera sul futuro dell’Università di Sassari così come l’occasione di una discussione a viso aperto offerta dal dibattito promosso oggi dal “Progetto Magnifico” con Marco Tomasi e Laura Pedron, che cade in un momento cruciale, non solo per il prossimo appuntamento elettorale, ma altresì per le profonde trasformazioni strutturali delle università italiane e per la drammatica riduzione delle risorse che si annuncia all’orizzonte. Sono d’accordo con Te che i problemi da affrontare tra qualche mese nella nostra Università saranno gravissimi e dobbiamo lavorare per evitare di essere travolti, mentre si profilano pesanti minacce verso l’università pubblica e la sua funzione che - in particolare nel Mezzogiorno ed in Sardegna - è quella di promuovere lo sviluppo e colmare il divario con le realtà più avanzate. Dobbiamo prevenire il dissesto finanziario che rischia di colpire la maggior parte delle Università italiane a causa dei tagli del Fondo di Funzionamento Ordinario che potrebbero verificarsi se il Governo non integrerà (come è avvenuto costantemente negli anni precedenti) le cifre inserite nella legge finanziaria. Non è la prima volta, peraltro, che l’Ateneo discute questi problemi, anche se in questi anni ha avuto ragione chi raccomandava un approccio sereno e positivo, cosa che ha permesso di chiudere sempre il bilancio con un significativo avanzo di amministrazione. A differenza di quello che avviene per altri Atenei, il nostro è stato finora un bilancio sano, che chiude con le entrate correnti costantemente superiori alle uscite correnti, anche se le cattive prestazioni nella didattica potrebbero effettivamente ridurre le quote del FFO riassegnate dal Ministero. Eppure proprio in questi giorni continuano ad arrivare notizie positive sui tanti risultati ottenuti negli ultimi anni sul piano della ricerca scientifica.
Condivido però le tue preoccupazioni soprattutto sulla produttività didattica: c’è ora una prima fase, di emergenza, che occorre affrontare recuperando i fuori corso e gli studenti inattivi con misure straordinarie; c’è una seconda fase, con interventi differenziati di tutorato e coaching, che deve comportare l’indicazione di obiettivi, la valutazione dei risultati, un riconoscimento per i migliori. Forse abbiamo sbagliato a non anticipare gli eventi, sperando in un cambiamento ancora lontano, forse avremmo potuto imporre scelte di innovazione non condivise all’unanimità dagli Organi Collegiali. Si, forse avremmo dovuto insistere e fare di più.
Sempre di più siamo proiettati in una competizione internazionale di mercato alla quale dobbiamo partecipare mantenendo un forte radicamento nella nostra storia e nella nostra realtà locale. Sono convinto che per affrontare i drammatici problemi che si profilano all’orizzonte serva un rettore con una grande onestà intellettuale, esperienza amministrativa e piena conoscenza delle dinamiche e dei meccanismi dell’amministrazione, capace di difendere insieme una tradizione e un patrimonio ma che sappia anche proporre politiche di sviluppo per radicare sempre di più il nostro Ateneo in una cultura europea e in un ambito mediterraneo.
Non credo sia opportuno stare sulla difensiva ad aspettare lo tsunami che molti preannunciano: dobbiamo cavalcare l’onda, svilupparci, competere, per fare in modo che l’università si confermi in Sardegna come il presidio fondamentale del sistema democratico, attingendo a risorse finanziarie e umane; dobbiamo costruire rapporti e solidarietà, impegnarci per raccogliere risorse consistenti, per migliorare la buona reputazione ed il prestigio internazionale del nostro Ateneo. Dobbiamo avere visione, autonomia, libertà di pensiero e di azione, serenità, coerenza, capacità di occuparci delle eccellenze ma anche di non abbandonare gli ultimi; essere capaci di far appello a tutte le energie perché abbiamo veramente bisogno di tutti. Occorre allora una accelerazione degli interventi, un’innovazione profonda ed una politica lungimirante che impediscano la decadenza e consentano il recupero di un ruolo propulsivo per la nostra università, valorizzando un’autonomia che è un bene prezioso ma che non può essere sganciata dalla responsabilità, dal dovere di rispondere pubblicamente delle nostre scelte. Dobbiamo interpretare il nuovo federalismo, respingendo ogni modello gerarchico per il sistema universitario della Sardegna: questa strada aggraverebbe le attuali politiche di polarizzazione della popolazione, della ricerca, delle risorse grazie alla potenza demografica di Cagliari; viceversa intendiamo affermare un modello di università a rete, con condizioni di sviluppo paritetiche, significative specializzazioni e proiezioni verso l’esterno, grazie ad una forte mobilità internazionale che combatta una centralizzazione localistica.
Operativamente occorre affermare la cultura del fare, senza negare quella del sapere e del cercare, mettere in campo interventi concreti sul piano della progettazione del sistema, sul piano della riforma dello statuto, per semplificare gli organi e le procedure, decentrare le decisioni, contenere l’assemblearismo, legando le deleghe rettorali a precise competenze, con ampi margini di autonomia; potenziare i processi gestionali, la professionalità anche di chi si è formato al nostro interno. E, ancora, definire un modello organizzativo gestionale dei centri di spesa coerente col principio della distinzione dei poteri di indirizzo dalle funzioni di gestione. Di qui l’urgenza di adottare efficaci strumenti operativi e scelte in una logica di competenza, per semplificare le procedure e ridurre il numero dei processi, abbattendo i tempi della maturazione delle decisioni.
Dobbiamo estendere la cultura della responsabilità, fissare obiettivi, priorità, strumenti, risorse all’intero sistema, con una visione strategica e lungimirante, diventare militanti della programmazione, garantire un processo di valutazione equilibrato non solo sulla produttività dei docenti ma anche del personale tecnico amministrativo. Il cambiamento che ci aspettiamo significa misurare il merito, valutare i risultati, diventare più professionali rivolgendoci anche a risorse esterne.
È opportuno affermare principi e valori che rappresentino un quadro di riferimento: trasparenza, imparzialità dell’azione amministrativa, merito, lotta al clientelismo, al nepotismo, alle pressioni corporative o di appartenenza, sussidiarietà tra Dipartimenti, Facoltà, Uffici, capacità di leggere con spirito critico la realtà, efficienza, efficacia delle decisioni, consapevolezza della complessità di problemi, non sottovalutazione dei rischi, delle incognite, delle minacce, semplificazione amministrativa. È arrivato il tempo di un ripensamento sulle modalità organizzative dell’Ateneo per sviluppare processi di insegnamento e apprendimento integrati con la ricerca, processi di innovazione, riforma e valorizzazione delle risorse umane e delle professionalità, pur tenendo in conto il quadro generale di crisi.
Occorre soprattutto fare cose precise, progettare una nuova struttura amministrativa, pensare ad una nuova presentazione della contabilità economico patrimoniale, mettere in campo meccanismi competitivi che stimolino politiche di eccellenza nella ricerca, nella formazione, nel trasferimento tecnologico, nella mobilità internazionale. Legare la valutazione all’attribuzione delle risorse, ai premi di produttività, all’assegnazione dei finanziamenti, alla ripartizione di una quota significativa di posti di ruolo di ricercatori e personale.
Allora non è solo un problema banalmente quantitativo, di indicatori da rispettare. È innanzi tutto una grande sfida culturale, fatta di passione civile e di impegno personale, sicuri che dovremo rendere conto di quello che non saremo capaci di fare. Ho fortissimo il senso del limite delle azioni dei singoli e sento vivissima la necessità di costruire alleanze e di trovare sinergie, di fare squadra, di ascoltare il parere di tutti, di collegare tra loro i territori e le esperienze della Sardegna. Non sarà certamente facile ma è mia ferma intenzione provarci, con ottimismo, energia e voglia di fare. Con te e con chiunque altro mi vorrà aiutare in questo difficile percorso.
Un affettuoso saluto
Sassari, 20 aprile 2009.
Attilio Mastino
martedì 26 maggio 2009
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